
da Santa-rus.com, La Santa Rus’. Grazia e bellezza nell’incontro con la Santa Rus’.
Dopo il Salvatore del Miele, il 19 agosto (6 agosto del vecchio calendario) è la volta del Salvatore delle mele (Яблочный Спас, Jabločnyj Spas . Anche in questo caso assistiamo ad una singolare unione tra i ritmi della vita rurale e il calendario della Chiesa, in questo caso la festa della Trasfigurazione coincideva con la mietitura ed il raccolto ecco perché era pia tradizione recarsi in chiesa per far benedire innanzitutto le mele, che avevano raggiunto il massimo della maturazione e che dunque erano pronte per essere colte e consumate, ma tutte le primizie della terra (piselli, patate, cetrioli, orzo, rape etc..).
Nel giorno della Trasfigurazione i portici delle chiese parrocchiali – specie nei villaggi – erano pieno di tavoli, sui quali venivano ammucchiate montagne di piselli, patate, cetrioli, rape, rape, segale, orzo, mele e altri frutti. Il sacerdote dopo la Divina liturgia benediceva tutti questi frutti del raccolto dopo aver letto su di essi una preghiera, per la quale i parrocchiani riconoscenti donavano un cesto speciali con diversi frutti. Tradizione era anche apparecchiare le tavole per condividere il cibo soprattutto con i bambini e i mendicanti.
Ancora oggi anche in contesti non più agricoli, è usanza portare in chiesa per la benedizione cestini di frutta e soprattuto le mele che, considerata l’assenza nel nord della Rus’ dell’uva, è diventata la regina di questa festa estiva.
Nella Rus’ è stato a lungo consuetudine astenersi dal mangiare i frutti del nuovo raccolto fino a quando non fossero stati benedetti, cioè fino alla festa della Trasfigurazione. I libri liturgici antichi addirittura lo vietano esplicitamente A coloro che violavano il divieto e, per dimenticanza o intemperanza, assaggiavano le mele prima del tempo, veniva data la penitenza di non mangiarle per quaranta giorni dopo la festa. Questo divieto valeva in particolare modo per coloro che avevano prematuramente perso i loro bambini: c’era infatti una credenza popolare che voleva che nel cosiddetto “regno in campo al mondo” (Тридевятое царство, tridevjatoe carstvo) – il paradiso – esistesse un albero dove crescono le mele d’oro e che di queste venissero private le anime dei bambini i cui genitori avessero violato il divieto di mangiare i frutti prima della Trasfigurazione.
La tradizione di non mangiare le mele prima della festa oltre che questa radice superstiziosa e popolare ha anche un fondamento biblico: nell’Antico testamento l’offerta delle primizie era un segno di gratitudine a Dio per l’abbondanza del raccolto. La presenza nel Tipico (Ustav) di questo divieto – soprattutto per i monaci – di mangiare le mele prima della loro benedizione è la traduzione del principio non scritto “prima a Dio, poi a noi”.