La generazione Z e il desiderio di vita piena. «Ho nostalgia della guerra»

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

I ragazzi che si sono diplomati ultimamente alla Scuola per Attori, del Teatro Stabile di Torino, hanno costituito una compagnia teatrale i “Potenziali Evocati Multimediali” (PEM). Diretti dal regista Gabriele Vacis, dall’inizio del 2023, portano in scena l’Antigone di Sofocle, in una versione molto post moderna. Nella fase iniziale della preparazione dello spettacolo teatrale, Vacis ha chiesto ai suoi giovani attori di riflettere personalmente sui temi e le domande esistenziali di Antigone. Lorenzo Tombesi, uno di essi, 24 anni scarsi, ha prodotto questo monologo che sta spopolando sui social.

A vederlo sembrerebbe davvero l’intervento fatto in uno di quei momenti di “autogestione” scolastica che i “millenials”, fino a qualche anno fa ancora chiedevano, quasi come un “ora d’aria”, per sopravvivere alla scuola. In realtà si tratta, invece, di una sorta di rivelazione del “fuoco sotto la cenere”, cioè di ciò che la generazione Z vive e non dice, e spesso non sa nemmeno dire: desiderio di vita piena, nascosto sotto ad un equilibrio fragile, forse più stabile e meno passivo di quello dei millenials, ma pur sempre precario.

Il monologo teatrale «Ho nostalgia della guerra»

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Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace

1 gennaio 2023, messaggio di Sua Santità Francesco per la cinquantaseiesima Giornata mondiale della Pace

Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte.

 Prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi 5,1-2

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Dossetti e la pace

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Pubblichiamo qui la riflessione di Paolo Barabino della Piccola Famiglia dell’Annunziata per la marcia per la pace presso Monte Sole del 6 marzo 2022. Si tratta di una rilettura di alcune convinzioni profonde di Giuseppe Dossetti sulle premesse concrete per una spiritualità, cultura e politica della pace. Prospettive che suonano singolarmente interroganti per leggere il drammatico momento storico e per decifrare i processi di medio e lungo periodo che l’hanno reso possibile. Per ulteriori approfondimenti riportiamo qui alcuni testi che crediamo utili:
G. Lercaro, Non la neutralità, ma la profezia, Zikkaron, Marzabotto 2018; L. Gherardi, Le querce di Monte Sole, con una introduzione di G. Dossetti, EDB, Bologna 1994; A. Baldassarri, Risalire a Monte Sole, Zikkaron, Bologna 2019; G. Dossetti, L’eterno e la storia, EDB, Bologna 2021; G. Dossetti, Il Signore della Gloria, Il pozzo di Giacobbe 2021. Per documenti e informazioni si veda il sito “Studiare Dossetti”, qui (Fabrizio Mandreoli).

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Che cosa stiamo aspettando in questo anomalo tempo d’Avvento?

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

Tra un tampone e l’altro, tra un periodo di isolamento e l’altro, è arrivato Natale. Non è questo il senso di attesa che porta l’avvento. In queste settimane che ci avvicinano a Natale ci è chiesto di prepararci, di darci uno spazio in cui aspettiamo la buona notizia e la iniziamo ad assaporare piano piano. In questo periodo in cui l’attesa si fa ansiosa perché porta con sé incertezza, smarrimento, paura e impreparazione, possiamo ritagliarci un tempo di grazia per prepararci a un evento che certo si ripete ogni anno e ogni anno si preannuncia grandioso: Dio è venuto nel mondo. Questa strana epoca che ci coglie sempre come di sorpresa, implicati e coinvolte in un continuo attivismo e nella produzione di contenuti, di servizi, di lavoro mette in luce il bisogno di prenderci uno spazio per aspettare un evento che è preannunciato ma è sempre e ancora eccezionale per il suo significato profondo: Dio è venuto nel mondo per trasformare la mia vita.

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Piquach nefesh, il primato della vita. Filosofia e halakhah per affrontare l’attuale pandemia

da Joimag.it, il sito dell’associazione JOI, Jewish Open Inclusive.

Eccoci di nuovo nel bel mezzo della pandemia. Può la tradizione ebraica esserci di aiuto, soprattutto dinanzi ai dilemmi etici che l’emergenza pone? Come conciliare il bene comune, ossia la tutela della salute pubblica (del maggior numero di persone), con il diritto alla libertà degli individui (incluso il diritto a lavorare per procacciarsi un salario)? Come rispettare i processi democratici a fronte dell’urgenza delle decisioni politiche, e chi decide nello stato di emergenza? Come gestire il rischio dei contagi e come agire nel caso in cui, il Cielo non voglia, si dovesse scegliere a chi dare la precedenza nelle cure, in casi di sovraffollamento nei reparti di terapia intensiva?

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