“La storia è scritta dai vincitori” è un luogo comune molto diffuso ma pericoloso, spesso citato a sostegno di tesi negazioniste o per rivalutare il fascismo, oppure, nel migliore dei casi, utilizzato per mettere in dubbio a priori qualunque genere di ricerca storica. Ma tendenzialmente, a parte il fastidio che proviamo per l’uso distorto che ne viene fatto, tendiamo a prenderlo per buono. A mio parere, invece, oltre ad essere fastidioso e pericoloso è anche frequentemente falso.
Che cosa vuol dire per un giovane oggi compiere diciott’anni a diventare maggiorenne? È il tema di una lettera che l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha scritto ai nati nel 1999 e nel 2000. Una generazione spesso criticata o peggio messa ai margini della società, considerata solo composta da potenziali clienti, viene messa al centro dell’attenzione dal Pastore di Milano. Perché sui 18enni si scommette per l’oggi e per la costruzione di un futuro diverso. Soprattutto un invito forte a non chiudersi nell’isolamento egoistico, piuttosto a diventare protagonisti nella società e nella Chiesa. A partire dalla partecipazione politica e all’esercizio del voto.