Politiche della fraternità e Costituzione

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Il capitolo V dell’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco è dedicato alle politiche della fratellanza come tecnica volta a realizzare un’amicizia sociale capace di maneggiare in modo costruttivo e creativo la conflittualità che circola all’interno del corpo delle società umane. Le democrazie uscite dalle due grandi rivoluzioni moderne sono sostanzialmente imperniate sul binomio libertà-uguaglianza quali diritti esclusivi delle nascenti classi borghesi commerciali e imprenditoriali. In vario modo, dunque, la fraternità sembra essere la grande esclusa dall’esperimento democratico occidentale.

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L’anima della “Rerum novarum” /6

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Concludendo il nostro percorso di analisi della Rerum novarum – l’enciclica promulgata da Leone XIII nel 1891, fondamento della Dottrina sociale della Chiesa – rileviamo tra gli aspetti più interessanti il fatto che in un’epoca segnata da profonde tensioni sociali, sull’orlo del collasso, fu un Papa a invocare una riconciliazione che andasse oltre la semplice «amicizia» tra ricchi e poveri, auspicando un’autentica unione fondata sul «fraterno amore». La Chiesa non si limita a indicare la via della guarigione sociale: essa stessa si fa medicina.

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L’anima della “Rerum novarum” /5

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Nella sua encinclica Rerum novarum, Leone XIII non solo difende il diritto alla proprietà privata come pilastro fondamentale, ma collega questo pilastro alla «famiglia o società domestica», che definisce «vera, e anteriore a ogni civile società». Di conseguenza, «è assolutamente necessario» che essa goda di «diritti e obbligazioni» proprie e «indipendenti dallo Stato».

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L’anima della “Rerum novarum” /4

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Nella precedente riflessione sulla Rerum novarum (cf. qui su SettimanaNews) abbiamo commentato la fervente difesa della proprietà privata da parte di Leone XIII. Una difesa che il Papa fonda su tre dimensioni: la natura, la libertà e la spiritualità.

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L’anima della “Rerum novarum” /3

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Uno dei temi fondamentali della Rerum novarum di Leone XIII è la difesa della «proprietà privata». Un tema tutt’altro che secondario, perché di fronte al «male» causato dallo sfruttamento dei lavoratori, il Papa diceva chiaro e forte che «i socialisti», invece di dare una risposta giusta, preferivano attizzare «nei poveri l’odio ai ricchi», e pretendevano che si dovesse «abolire la proprietà, e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio comune, da amministrarsi per mezzo del municipio e dello Stato».

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Pensare nella fede: fine della cieca obbedienza

Nessuno che impari a pensare può tornare a obbedire come faceva prima, non per spirito ribelle, ma per l’abitudine ormai acquisita di mettere in dubbio ed esaminare ogni cosa.

Hannah Arendt

Hannah Arendt ci offre qui una chiave essenziale anche per una lettura autenticamente cristiana del rapporto tra fede e coscienza. La fede, infatti, non è mai chiamata ad essere cieca obbedienza, ma incontro personale, ricerca sincera, ascolto profondo. E proprio per questo, non può rinunciare al pensiero.

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I partiti e la Repubblica: un nesso dimenticato?

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

L’intera vicenda politica di Dossetti si è svolta nel partito della Democrazia Cristiana. L’adesione a questo soggetto capace di unificare le varie anime cattoliche italiane dopo la seconda guerra mondiale non fu immediata. Dossetti, infatti, rifiutava l’idea di una presenza cattolica in politica in un unico partito, ma preferiva immaginare una partecipazione dei credenti in ogni contenitore partitico e quindi in un orizzonte pluralistico. Ciò non fu possibile per vari motivi. Quello principale era connesso alla presenza in Italia del più forte Partito Comunista dell’Occidente guidato da Palmiro Togliatti. Ma l’afflato valoriale di Dossetti ha orientato il suo impegno nella Democrazia Cristiana non per affrontare il pericolo comunista, ma per delineare un nuovo volto istituzionale tramite una democrazia sostanziale. Quest’ultima andava realizzata attraverso un partito impegnato nella proposizione di programmi di sviluppo con lo scopo di favorire la centralità dei lavoratori all’interno della comunità politica e sociale. Inoltre il giovane leader fu uno dei primi ad intuire la funzione positiva del partito destinata alla costruzione di una classe dirigente capace di ripensare la democrazia alla luce della dottrina sociale cattolica in relazione al pensiero politico contemporaneo e ai cambiamenti culturali in atto dopo la fine della seconda guerra mondiale.

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Il manifesto di Ventotene. IV. La situazione rivoluzionaria: vecchie e nuove correnti

Il Manifesto di Ventotene – che aveva come titolo originale Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto – è un documento per la promozione dell’unità politica europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi (con il contributo di Eugenio Colorni) nel 1941 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, nel mar Tirreno, per poi essere pubblicato da Eugenio Colorni, che ne scrisse personalmente la prefazione. È oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea.

Mentre il precedente Pan-Europa, scritto da Kalergi nel 1922, auspicava un’unione europea a guida tecnocratica, il Manifesto di Ventotene prefigurava la necessità per l’ideologia europeista di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera.

Inizialmente articolato in quattro capitoli, il Manifesto venne diffuso clandestinamente. Nel 1944, poco prima di essere ucciso dalla milizia fascista, Eugenio Colorni ne curò la versione definitiva in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, Compiti del dopoguerra. L’unità europea e Compiti del dopoguerra. La riforma della società. La maggior parte del testo fu elaborata da Spinelli, mentre Rossi contribuì alla prima parte dell’ultimo capitolo.

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Il manifesto di Ventotene. III. I compiti del dopoguerra. La riforma della società

Il Manifesto di Ventotene – che aveva come titolo originale Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto – è un documento per la promozione dell’unità politica europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi (con il contributo di Eugenio Colorni) nel 1941 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, nel mar Tirreno, per poi essere pubblicato da Eugenio Colorni, che ne scrisse personalmente la prefazione. È oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea.

Mentre il precedente Pan-Europa, scritto da Kalergi nel 1922, auspicava un’unione europea a guida tecnocratica, il Manifesto di Ventotene prefigurava la necessità per l’ideologia europeista di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera.

Inizialmente articolato in quattro capitoli, il Manifesto venne diffuso clandestinamente. Nel 1944, poco prima di essere ucciso dalla milizia fascista, Eugenio Colorni ne curò la versione definitiva in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, Compiti del dopoguerra. L’unità europea e Compiti del dopoguerra. La riforma della società. La maggior parte del testo fu elaborata da Spinelli, mentre Rossi contribuì alla prima parte dell’ultimo capitolo.

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Le Tesi di Pomeyrol: Una Testimonianza di Fede e Resistenza

da Sondrioevangelica.it, il sito del CEC, Centro Evangelico di Cultura, di Sondrio.

Nel settembre del 1941, in piena occupazione nazista, un gruppo di pastori e teologi della Chiesa Riformata di Francia si riunì a Pomeyrol, vicino a Nîmes, per riflettere sulla posizione della Chiesa di fronte alla crescente oppressione del regime di Vichy e dell’invasore tedesco. Il risultato di questo incontro furono le Tesi di Pomeyrol, un documento di straordinario valore storico e teologico, che affermava il dovere cristiano di resistere a ogni forma di totalitarismo e di difendere la libertà umana e la dignità di ogni persona.

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da «La resistenza dei cristiani» di don Primo Mazzolari

Quali sono in parole oneste e concrete i valori della Resistenza? Sono i valori fondamentali dell’uomo di ogni tempo e che non costituiscono il peculiare patrimonio di un determinato momento storico, ma appartengono al piano morale dell’uomo e del cristiano, garantendone la dignità e la grandezza.

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Il manifesto di Ventotene. II. I compiti del dopoguerra. L’Unità Europea

Il Manifesto di Ventotene – che aveva come titolo originale Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto – è un documento per la promozione dell’unità politica europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi (con il contributo di Eugenio Colorni) nel 1941 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, nel mar Tirreno, per poi essere pubblicato da Eugenio Colorni, che ne scrisse personalmente la prefazione. È oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea.

Mentre il precedente Pan-Europa, scritto da Kalergi nel 1922, auspicava un’unione europea a guida tecnocratica, il Manifesto di Ventotene prefigurava la necessità per l’ideologia europeista di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera.

Inizialmente articolato in quattro capitoli, il Manifesto venne diffuso clandestinamente. Nel 1944, poco prima di essere ucciso dalla milizia fascista, Eugenio Colorni ne curò la versione definitiva in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, Compiti del dopoguerra. L’unità europea e Compiti del dopoguerra. La riforma della società. La maggior parte del testo fu elaborata da Spinelli, mentre Rossi contribuì alla prima parte dell’ultimo capitolo.

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Il manifesto di Ventotene. I. La crisi della civiltà moderna

Il Manifesto di Ventotene – che aveva come titolo originale Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto – è un documento per la promozione dell’unità politica europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi (con il contributo di Eugenio Colorni) nel 1941 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, nel mar Tirreno, per poi essere pubblicato da Eugenio Colorni, che ne scrisse personalmente la prefazione. È oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea.

Mentre il precedente Pan-Europa, scritto da Kalergi nel 1922, auspicava un’unione europea a guida tecnocratica, il Manifesto di Ventotene prefigurava la necessità per l’ideologia europeista di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera.

Inizialmente articolato in quattro capitoli, il Manifesto venne diffuso clandestinamente. Nel 1944, poco prima di essere ucciso dalla milizia fascista, Eugenio Colorni ne curò la versione definitiva in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, Compiti del dopoguerra. L’unità europea e Compiti del dopoguerra. La riforma della società. La maggior parte del testo fu elaborata da Spinelli, mentre Rossi contribuì alla prima parte dell’ultimo capitolo.

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«La patria non sono i confini, ma la Costituzione». Lettera sull’educazione civica

Lettera del prof. Giancarlo Burghi, docente di Filosofia e Storia del Liceo T. Tasso di Roma (per molti anni al Liceo Dante Alighieri, oltre che, per molte edizioni fino alle ultime, coautore e revisore del diffusissimo manuale di Filosofia Abbagnano-Fornero).

18 Dicembre 2024

Egregio Ministro, Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica.

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Papa Francesco e Marco Cavallo

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Dal 3 al 7 luglio si è tenuta a Trieste la Settimana sociale dei cattolici italiani che ha visto la presenza di papa Francesco. In quei giorni Trieste ha tirato fuori il meglio di sé e della sua storia civile. In tale contesto Francesco ha incontrato Marco Cavallo.

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Dare la vita per la patria

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

«All’inizio dell’anno successivo, al tempo in cui i re sono soliti andare in guerra, Ioab, alla testa di un forte esercito, devastò il territorio degli Ammoniti…» (1Cr 20,1).

Come il tempo era misurato tra la stagione della semina e quella della vendemmia, così si scandiva il tempo facendo i propri conti con il sopravvenire della stagione delle guerre. Almeno nel contesto dei redattori dei libri delle Cronache, nel IV secolo a.C., la guerra non era né qualcosa da deplorare né qualcosa da esaltare. Sembra che produrre, vendere, comperare, oppure conquistare e saccheggiare ciò che altri hanno prodotto o comperato fosse considerato più o meno come la stessa cosa.

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50ª Settimana sociale. La sfida della ferialità

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Una signora senza fissa dimora ferma un vescovo e gli chiede di «incontrare il papa». Costui la ascolta con gentilezza, rispondendo però di non avere il potere di avvicinarla al pontefice.

Era ben informata, la donna: sapeva che fra qualche ora il santo padre sarebbe arrivato a Trieste. C’erano, però, le Forze dell’ordine: unico intralcio, a suo avviso, alla stretta di mano con Francesco.

In realtà, non lo incontra, se non a distanza di qualche chilometro in mezzo alle circa 9.000 persone che il 7 luglio hanno presenziato alla concelebrazione eucaristica in piazza Unità d’Italia.

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Papa Francesco: “Democrazia e cattolicesimo”

Il discorso di Papa Francesco alla 50.ma Settimana sociale dei cattolici in Italia a Trieste, 7 luglio 2024.

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