Sulle icone

Quando Cristo è raffigurato in un’icona, è come se fosse descritto nelle Scritture, e il nostro udito non è mai sazio del suo suono; né i nostri occhi possono mai essere sazi di vederlo, perché stiamo ascoltando e vedendo Dio che si è fatto uomo; l’eterno che è apparso sulla terra come un bambino; Colui che sostiene l’universo bevendo il latte di sua madre; colui che non può essere contenuto che è contenuto nelle sue braccia; Colui che è al di là della divinità eppure si è fatto uomo; la Profondità della Sapienza immersa nell’acqua del battesimo, che fa le cose che sono proprie sia di Dio che dell’uomo, pur essendo al di là di ogni essenza e di ogni essere; il Signore della gloria inchiodato alla croce; la vita del mondo sepolta e risuscitata; Colui che l’universo non può contenere assunto in cielo come uomo.

Il confuso Asterio smetta dunque di vietare e di argomentare contro la rappresentazione salvifica di Cristo in queste due forme (cioè immagini e parole), cioè smetta di pensare che la gloria del Signore sia disonorevole, e che la sua umiliazione volontaria era involontaria.

E cessi inoltre di porsi in opposizione a Basilio Magno, la cui voce – che è la voce di Dio – comanda quanto segue: “Sia raffigurato in un’icona Cristo, che presiede alle nostre lotte”.

E si escluda dalla compagnia dei santi anche ciò che Asterio afferma, insieme a ciò che cerca di negare, poiché sono ugualmente illogici e assurdi: “Dovresti portare spiritualmente nella tua anima il Verbo incorporeo”. Che follia è questa? Quale bocca di santo ha mai detto che il Verbo era incorporeo dopo essersi fatto carne?

San Teodoro Studita, Lettera 380 a Naucrazio

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