Il lavoro nel Nuovo Testamento: Gesù, il Vangelo del Regno e il lavoro

Sorge il sole:
[…]  Allora l’uomo esce per il suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.

Sal 104, 32-33

Il Nuovo Testamento parla del lavoro solo indirettamente e senza preoccupazioni sistematiche e, in definitiva, non aggiunge molto alle riflessioni contenute nella Bibbia ebraica. Gli aspetti più fecondi dal punto di vista teologico sono i riferimenti al lavoro di carpentiere di Gesù e le professioni dei discepoli che inquadrano l’opera umana nel mistero dell’incarnazione: “vivere come Gesù non comporta il rifiuto del lavoro1.

Gesù e il lavoro

Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone?2. Può sorprendere che Gesù, il Figlio di Dio, abbia lavorato gran parte della sua vita come carpentiere, come tékton: “Tékton è il lavoratore del legno: in un piccolo villaggio come Nazareth, essere falegname significava, soprattutto, costruire e riparare piccoli attrezzi agricoli3. Gli anni nascosti e faticosi di Nazareth sono inseriti nella logica dell’incarnazione e rivelano la sorprendente solidarietà di Dio nei confronti degli uomini; inoltre dà a questi ultimi la possibilità di condividere l’esistenza di Gesù4.

Se la vita nascosta di Gesù è caratterizzata dal lavoro manuale, durante il ministero pubblico il Messia “lavora instancabilmente, compiendo opere potenti per liberare l’uomo dalla malattia, dalla sofferenza e dalla morte5. In questo contesto riafferma il valore del sabato come tempo di liberazione e come giorno in cui ci si deve dedicare a Dio e agli altri: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!6. Questa attività di liberazione dal male e di costruzione di fraternità e comunione conferisce al lavoro assunto dal Figlio di Dio il suo significato più alto.

Gli scritti di Giovanni e di Paolo mettono in luce la dinamica trinitaria della creazione e il ruolo del Verbo all’interno di quest’opera. L’universo creato in Cristo, per mezzo di Cristo e da Lui redento viene affidato e trasformato dal lavoro dell’uomo. Fin dalle origini il «lavoro» del Figlio precede e conforma il lavoro dell’uomo.

Il lavoro umano, infine, è partecipazione non solo all’opera della creazione ma anche alla redenzione: “chi sopporta la penosa fatica del lavoro in unione con Gesù, in un certo senso, coopera con il Figlio di Dio alla Sua opera redentrice e si mostra discepolo di Cristo portando la croce, ogni giorno, nell’attività che è chiamato a compiere. In questa prospettiva, il lavoro può essere considerato come un mezzo di santificazione e un’animazione delle realtà terrene nello Spirito di Cristo7.

Il lavoro alla luce del Vangelo del Regno

Numerose parabole di Gesù utilizzano immagini tratte dal mondo del lavoro per parlare del Regno di Dio: il seminatore, la pazienza del contadino nell’attendere il frutto, la fatica del servo, la cura del pastore per il suo gregge, i braccianti chiamati a lavorare nella vigna, etc. … Gesù, come già messo in evidenza, non parla direttamente di problematiche lavorative, ma rivela il lavoro come esperienza fondamentale e simbolica, che permette all’uomo di leggere nella realtà il crescere del Regno.

Se il lavoro può rivelare il Regno, è vero anche il contrario: il Regno di Dio diventa l’unico criterio con cui giudicare il lavoro e scoprire il suo senso e i suoi rischi. Legata a questa priorità del Regno sono le tematiche dell’affanno e della poca fede8 (cioè dell’errore di basare la vita sulla propria opera) e dell’ansia dell’accumulo («Mammona»)9.

1 A. Bonora, Lavoro, in Nuovo dizionario di teologia biblica, a cura di P. Rossano, G. Ravasi, A. Girlanda, Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 1988, pp.. 776-788, p. 784.

2 Mc 6,3.

3 B. Maggioni, Il seme e la terra. Note bibliche per un cristianesimo nel mondo, Milano, Vita & Pensiero, 2003, p. 162.

4Così il lavoro di Gesù ci offre nel contempo una rivelazione e un’opportunità: rivela la solidarietà del Figlio di Dio con noi e ci indica il modo di solidarizzare con Lui”. Ibidem.

5 Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2004, n. 261.

6 Mc 2, 27.

7 Compendio della DSC, n. 263.

8 Mt 6, 25-34.

9 “Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a Mammona” Mt 6,24.

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