Fede, ragione e il mondo di oggi. Intervista a padre Cosma al secolo Antonio Parisi, Primate della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala

Pubblichiamo l’Intervista a a padre Cosma al secolo Antonio Parisi, Primate della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala a cura di Tudor Petcu su uno dei grandi temi che da sempre è oggetto di dibattito teologico e filosofico: il confronto tra la fede e la ragione.

La ringrazio innanzitutto di aver accettato questo dialogo che mi fa un grandissimo piacere. All’inizio di questa intervista, le chiederei di parlare di Lei in modo che i nostri lettori possano conoscere la sua personalità.

Sono padre Cosma al secolo Antonio Parisi. Primate della Chiesa Ortodossa Italina Autocefala. Sono giornalista ho 61 anni. Sono nato a Ginosa vicino Taranto ed ora vivo a Roma, mi occupo di informazione dall’età di 16 anni. Ho sempre prestato attenzione alle tematiche della fede, della religiosità.

Nasco Cattolico di rito latino, anche se mi ha sempre affascinato la Chiesa Orientale nelle sue varie sfaccettature. Ho coltivato una vera passione per gli studi Patristici e per tutto quello che riguarda il cristianesimo delle origini.

A 17 anni ho collaborato con “ I Giovani per la Famiglia” nella organizzazione, a Roma negli spazi annessi alla basilica di Santa Maria alla Minerva, di una grande mostra sulla «Chiesa del Silenzio», ovvero la Chiesa perseguitata nei Paesi dell’est Europeo.

Nel 1984, mi sono avvicinato alla Chiesa Russa Ortodossa dell’Esilio, che a Roma aveva la sua sede in via Palestro. Su questa realtà scrissi un articolo per un giornale del gruppo del Corriere della Sera, articolo intitolato: La Russia di Via Palestro. Da allora mi sono avvicinato sempre più all’Ortodossia.

Giornalisticamente ho diretto dei grandi media italiani, sia cartacei che televisivi. Ho realizzato degli scoop che hanno fatto molto rumore. Uno a carattere religioso, ha fatto il giro del mondo. Ho ritrovato le documentazioni che comprovavano gli appetiti di Adolf Hitler sulla Santa Sindone di cui si voleva appropriate per fini blasfemi e forse satanici.

A febbraio del 2016 ho fondato con il professor Alessandro Meluzzi, Marzia Vicenzi ed altri, davanti ad un notaio di Torino, la Chiesa Ortodossa Italina Autocefala. Oggi di questa Chiesa ne sono il Primate.

Parlare di fede e ragione è davvero difficile anche se prendiamo in considerazione la società contemporanea caratterizzata dalla mancanza di Dio, una società in cui i valori mistici e metafisici sono respinti. Mi interesserebbe però che Lei mi faccia sapere come definirebbe la fede e la ragione e quale potrebbe essere il vero rapporto tra di loro? Le sto facendo questa domanda, pensando ad alcuni rappresentanti dell’epistemologia contemporanea che considerano che ci siano delle somiglianze tra fede e ragione, la fede stessa non usando un linguaggio logico.

Uno dei grandi temi che da sempre è oggetto di dibattito teologico e filosofico è quello che vede confrontarsi la fede e la ragione. Si tratta di un confronto che risale alla notte dei tempi e che ha assunto dei tratti peculiari con il diffondersi del cristianesimo, delle sue scelte e decisioni conciliari, delle sue verità di fede e dogmi.

Quando si parla di fede e ragione molti pensano subito al dibattimento tra sapienti, tra uomini che si nutrono ogni giorno di scienza e conoscenza. Discorsi e tesi discusse tra teologi, filosofi e scienziati nelle accademie pontificie e nei sacri penetrali di alcuni circoli esclusivi. No, non è sempre così. Già ai tempi della Nuova Roma, circolava una “leggenda” che al mercato di Costantinopoli se chiedevi al fornaio del pane, questi prima di darti la pagnotta ti domandava: «ma secondo te il Figlio è la stessa sostanza del Padre? Come possono esserci tre persone in una?». L’uomo della strada, in realtà, ogni tanto nel suo cuore si chiede come sia possibile che esista un “essere” che abbia creato l’universo? Come sia possibile che Cristo sia resuscitato sconfiggendo la morte? E via via tante domande le cui risposte vedono confliggere la “Ragione” e la “Fede”.

La questione è dunque ben presente. E l’uomo, pur attanagliato dalla frenesia di un vivere che non sembra dare spazio alla riflessione il problema se lo pone.

Ecco, la società moderna che sembra aver espulso Dio dal suo contesto, in cui sono emarginati i valori mistici e metafisici, sente la necessità di ritrovare una dimensione spirituale che una ragione altera, superba e forse malata, sembra voler negare. Per dirla tutta dal secolo dei lumi, la Ragione, sembra essersi trasformata essa stessa in una “dea”, e i suoi adoratori, creatori di una nuova religione che esattamente come coloro che professano il loro credo nel Dio delle Sacre Scritture, pongono alla base del loro pensiero assiomi e categorie non sempre dimostrabili. La “logica” con i sui percorsi stringenti sembra aver stretto in un angolo la Fede. La Ragione avendo come suo chierichetto la “logica” si atteggia a religione laica. Dunque, Fede e Ragione sarebbero gli stendardi di due “religioni” contrapposte? Forse. Esiste però una terza via.

Crede che l’enciclica di Papa Giovanni Paolo II sia un modello corretto di approccio rispetto al rapporto tra fede e ragione nel mondo cristiano? Quanto importante sarebbe questa enciclica per un atteggiamento corretto della Chiesa nella società contemporanea?

Una interpretazione della realtà Fede -Ragione, ci viene dalla Enciclica Fides e Ratio voluta dal Pontefice Romano, Giovanni Paolo II, il quale nel prologo alla enciclica con una bella figura retorica ci dice : «La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su sé stesso».

Già in queste poche righe, Giovanni Paolo II pone dei “principi” di sintesi che sono chiarificatori, offrendo all’Uomo moderno un sentiero in cui Fede e Ragione non vivono più una contrapposizione “ideologica” ma sono ambedue componenti vivificatrici della realtà dell’essere umano.

La fede e la Ragione vengono paragonate da Giovanni Paolo II, alle due ali che sostengono lo spirito umano e lo innalzano nella contemplazione della “Verità”. Desiderio di conoscere la verità che è stato posto nel cuore degli uomini da Dio stesso. Ecco perché l’uomo anela alla verità.

Fede e Verità, alleate non “nemiche” come in molte occasioni sono state e sono viste. E fuor di metafora, la indagine della verità che ci porta a voler indagare i segreti del creato e della stessa materia, sta portando a delle sorprendenti conclusioni da parte dei ricercatori: lo studio delle microparticelle e delle loro caratteristiche, suggeriscono risposte che coincidono con quelle della fede.

La preghiera, spesso derisa e bistrattata dalla scienza di ieri, si scopre che può agire sulla realtà attraverso le positive influenze sulle particelle subatomiche … Non è un film fantasy.

Bisogna però stare attenti affinché la Chiesa non rinunci al suo ruolo e venga invece a trovarsi arruolata ed entusiasticamente partecipe dell’ateismo imperante.

Non si può parlare di fede senza ragione ma neanche di ragione senza fede perché una tale ragione è fondata sulla mente umana che sta sempre mentendo. Come si spiega tuttavia il rifiuto contemporaneo di capire questa realtà?

Alla luce di quando scrive Giovanni Paolo II non può esserci fede senza ragione, e non può esserci ragione senza fede e questo lo individuarono già altri dottori della Chiesa.

Chi saranno allora i nuovi “sacerdoti”, che assisteranno la dimensione spirituale e razionale dell’Uomo, gli scienziati di frontiera? Quali saranno i templi in cui pregare, i laboratori del Cern di Ginevra e Laboratori Nazionali posti sotto il massiccio del Gran Sasso in Abruzzo? No, non saranno loro. Loro, gli scienziati, per non smarrire la strada e riuscire a governare la ragione, hanno bisogno del soccorso dei dottori della fede.

Ricordiamo che la ragione può essere smarrita e partorire dei mostri. Nel nome della scienza l’uomo sta rischiando continuamente di annientarsi. L’Apocalisse potrebbe essere scatenata dallo stesso uomo, altero e superbo che manipola nei laboratori quello che mai dovrebbe toccare.

Ed in tutto questo le chiese cosa possono fare? Che ruolo possono avere i cristiani e i dottori della loro fede? Il ruolo possibile è immenso. Per realizzare questo però è necessaria una grande condizione: il possesso della FEDE. E questo è un problema, perché molte realtà ecclesiali rischiano di trasformarsi in delle Ong con presbiteri e vescovi che non credono in nulla: ciechi che pretendono di guidare altri ciechi.

Come dovrebbe agire la Chiesa Ortodossa nella società di oggi quando si tratta del rapporto tra fede e ragione? In altre parole, come potrebbe o dovrebbe gestire la Chiesa Ortodossa il dramma dell’umanesimo ateo?

L’ortodossia può svolgere un ruolo, ma ci vuole preparazione teologica e spirituale. L’ortodossia saldamente ancorata ad alcuni principi di fede cardine, può rappresentare un “porto sicuro” in cui ancorare il proprio spirito.

In Europa ed anche qui Italia sorgono decine di esperienze, che come quella da me diretta, si richiamano all’Ortodossia. Alcune di queste chiese, però, sono solo simulacri di interessi null’affatto cristiani, in alcuni casi addirittura demoniaci e nella migliore delle ipotesi simoniaci.

Se la preparazione può in qualche modo difettare – si pensi a San Francesco ed alcuni anacoreti del passato – , la fede deve essere però salda, ed invece la maggior parte di queste realtà ortodosse ed altre sigle che si richiamano al cattolicesimo, all’anglicanesimo e al luteranesimo, sono in realtà dei circoli goliardici, che vanno combattuti e denunciati.

Negli anni 80 del secolo scorso ho avuto l’onore di essere considerato amico, e per alcuni versi discepolo, del professore di filosofia teoretica dell’Università di Bari, Nicola Petruzzellis, il quale nella sua “Critica dell’Inautentico” volle riportare, alla luce del pensiero critico, le ambiguità, le false motivazioni, le latenti aporie di alcune correnti filosofiche e pseudofilosofiche che incidono nel costume privato e pubblico. Noi, come diceva Petruzzellis, se da una parte dobbiamo denunciare le illusioni dello scientismo dobbiamo altresì segnalare con coraggio lo scadimento dei valori di alcune chiese e di alcuni loro rappresentanti che raffigurano gravi falle per l’uomo smarrito del mondo attuale.

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