Un bicchiere d’acqua ad Amorgos

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

Legare spazio, tempo e Parola: è questo un tentativo pensato per il tempo estivo, cercando di far risuonare una parola della Scrittura e un luogo, che di quella parola ha rivelato un significato, un’eco, un’immagine, un volto, una storia antica o recente, una sua declinazione pratica. Il filo della Parola che cuce insieme non solo vite e tempi, ma anche gli spazi del nostro mondo: da qui “geografie della parola”.

«Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca…» (Mt 10,42): c’è tutto il caldo del mondo mediterraneo in quell’aggettivo, «fresca», che unito all’acqua evoca calure estive e grande sete. Il gesto del discepolo è davvero semplice: dare ciò che è piccolo, semplice, quotidiano nel momento in cui si registra una mancanza. Per chi cammina nel mondo mediterraneo, per chi viaggia con il caldo, un bicchiere d’acqua è ciò che sostiene, ciò che segna un’accoglienza, un’attenzione. Non c’è nemmeno la richiesta: si nota il bisogno e c’è la disponibilità di un’acqua fresca, «utile e umile e pretiosa e casta», come diceva il Poverello d’Assisi, che di peregrinazioni a piedi se ne intendeva.

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“Padre mio, mi sono affezionato alla terra”. Poesia di Mario Luzi

“Padre Mio, mi sono affezionato alla terra” è testo composto dal grande poeta italiano Mario Luzi, assieme ai commenti e alle meditazioni della Via Crucis presieduta da papa Giovanni Paolo II per il Venerdì Santo del 1999, a Roma, al Colosseo. E’ stato lo stesso Karol Wojtyla a invitare Luzi a scrivere le splendide composizioni, tra prosa e poesia. Il brano è meglio conosciuto con il titolo Gesù e la terra degli uomini ed è stato composto da Mario Luzi a commento del passo del Vangelo secondo Matteo 27,33-35, ovvero del passo relativo al Golgota. Il poeta ipotizza un dialogo di Gesù con Dio, poco prima della crocifissione. 

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