Trump: il bastone militare e la carota mariana

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Gli osservatori del ruolo internazionale della Casa Bianca, probabilmente concentrati sul documento della National Security Strategy, datato novembre 2025 e pubblicato il 4 dicembre, hanno prestato scarsa attenzione al Presidential Message on the Feast of the Immaculate Conception, che è stato diffuso l’otto dicembre scorso (cf. qui sul sito della Casa Bianca).

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Est Europa-Chiese: si consuma l’era Wojtyla

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Era il segnale di una rinnovata fiducia in sé stessi: l’Europa cristiana deve respirare «a due polmoni», secondo le celebri parole del papa polacco, Giovanni Paolo II. Entrambi i polmoni: quello romano-latino e quello slavo-bizantino. Un gesto significativo nella storia dello spirito, che ha riformulato la tesi recepita dei tre pilastri dell’Europa: l’antichità, il cristianesimo e la cultura germanica.

La caduta del comunismo nel 1989-1990, un trionfo nella visione di Giovanni Paolo II, segnò anche l’«ora zero» per le Chiese locali dell’Europa centrale e orientale. In molti luoghi, iniziò una ricostruzione sacrificale: spirituale, personale e materiale.

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Sulla tavola dei populisti

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

«Siamo quello che mangiamo» è un’affermazione del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. L’affermazione non solo sottolinea come la nostra alimentazione influenzi profondamente la salute fisica e mentale, ma potrebbe essere estesa a idee e principi etici che ispirano mente, cuore e prassi di tutti noi.

Detto questo, la domanda è: cosa «mangiano» i leader politici e istituzionali che stanno determinando questa fase delicata e pericolosa della nostra storia? Scelgo di non fare nomi, non solo perché sarebbero diversi, ma anche perché il menù è condiviso, in quantità e modi diversi, a destra come a sinistra. Lungi da me l’affermare che i menù sono identici, ma solo il ricordare che i duri e puri esistono solo nella fantapolitica e ognuno ha colpe personali per cui non può scagliare pietre contro l’altro.

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Il manifesto di Ventotene. IV. La situazione rivoluzionaria: vecchie e nuove correnti

Il Manifesto di Ventotene – che aveva come titolo originale Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto – è un documento per la promozione dell’unità politica europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi (con il contributo di Eugenio Colorni) nel 1941 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, nel mar Tirreno, per poi essere pubblicato da Eugenio Colorni, che ne scrisse personalmente la prefazione. È oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea.

Mentre il precedente Pan-Europa, scritto da Kalergi nel 1922, auspicava un’unione europea a guida tecnocratica, il Manifesto di Ventotene prefigurava la necessità per l’ideologia europeista di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera.

Inizialmente articolato in quattro capitoli, il Manifesto venne diffuso clandestinamente. Nel 1944, poco prima di essere ucciso dalla milizia fascista, Eugenio Colorni ne curò la versione definitiva in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, Compiti del dopoguerra. L’unità europea e Compiti del dopoguerra. La riforma della società. La maggior parte del testo fu elaborata da Spinelli, mentre Rossi contribuì alla prima parte dell’ultimo capitolo.

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Il manifesto di Ventotene. III. I compiti del dopoguerra. La riforma della società

Il Manifesto di Ventotene – che aveva come titolo originale Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto – è un documento per la promozione dell’unità politica europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi (con il contributo di Eugenio Colorni) nel 1941 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, nel mar Tirreno, per poi essere pubblicato da Eugenio Colorni, che ne scrisse personalmente la prefazione. È oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea.

Mentre il precedente Pan-Europa, scritto da Kalergi nel 1922, auspicava un’unione europea a guida tecnocratica, il Manifesto di Ventotene prefigurava la necessità per l’ideologia europeista di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera.

Inizialmente articolato in quattro capitoli, il Manifesto venne diffuso clandestinamente. Nel 1944, poco prima di essere ucciso dalla milizia fascista, Eugenio Colorni ne curò la versione definitiva in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, Compiti del dopoguerra. L’unità europea e Compiti del dopoguerra. La riforma della società. La maggior parte del testo fu elaborata da Spinelli, mentre Rossi contribuì alla prima parte dell’ultimo capitolo.

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Il manifesto di Ventotene. II. I compiti del dopoguerra. L’Unità Europea

Il Manifesto di Ventotene – che aveva come titolo originale Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto – è un documento per la promozione dell’unità politica europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi (con il contributo di Eugenio Colorni) nel 1941 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, nel mar Tirreno, per poi essere pubblicato da Eugenio Colorni, che ne scrisse personalmente la prefazione. È oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea.

Mentre il precedente Pan-Europa, scritto da Kalergi nel 1922, auspicava un’unione europea a guida tecnocratica, il Manifesto di Ventotene prefigurava la necessità per l’ideologia europeista di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera.

Inizialmente articolato in quattro capitoli, il Manifesto venne diffuso clandestinamente. Nel 1944, poco prima di essere ucciso dalla milizia fascista, Eugenio Colorni ne curò la versione definitiva in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, Compiti del dopoguerra. L’unità europea e Compiti del dopoguerra. La riforma della società. La maggior parte del testo fu elaborata da Spinelli, mentre Rossi contribuì alla prima parte dell’ultimo capitolo.

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Il manifesto di Ventotene. I. La crisi della civiltà moderna

Il Manifesto di Ventotene – che aveva come titolo originale Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto – è un documento per la promozione dell’unità politica europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi (con il contributo di Eugenio Colorni) nel 1941 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, nel mar Tirreno, per poi essere pubblicato da Eugenio Colorni, che ne scrisse personalmente la prefazione. È oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea.

Mentre il precedente Pan-Europa, scritto da Kalergi nel 1922, auspicava un’unione europea a guida tecnocratica, il Manifesto di Ventotene prefigurava la necessità per l’ideologia europeista di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera.

Inizialmente articolato in quattro capitoli, il Manifesto venne diffuso clandestinamente. Nel 1944, poco prima di essere ucciso dalla milizia fascista, Eugenio Colorni ne curò la versione definitiva in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, Compiti del dopoguerra. L’unità europea e Compiti del dopoguerra. La riforma della società. La maggior parte del testo fu elaborata da Spinelli, mentre Rossi contribuì alla prima parte dell’ultimo capitolo.

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Mattarella: “Praticare e inverare la democrazia”

L’intervento integrale del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel primo giorno a Trieste della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici.

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Farsi carico, oggi, del bene possibile

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

Mi sono chiesto: su cosa si può fissare lo sguardo nell’attuale panorama sociale, politico, ecclesiale? In questi giorni c’è l’imbarazzo della scelta.

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A un ragazzo chiamato a votare

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

«Almanacchi, almanacchi nuovi, lunari…», scrive Leopardi nel suo noto Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere. E il passeggere sei tu, ragazzo che ti accingi a votare per la prima volta o quasi, esposto alle promesse dei candidati alle elezioni che, come l’imbonitore di Leopardi, ti diranno che il futuro sarà felice.

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«Vedendo come sta andando questo mondo guidato da adulti e da anziani, sembra che forse dovreste essere voi giovani a educare gli adulti alla fraternità e alla convivenza pacifica!»

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA EUROPEA DEI GIOVANI [PRAGA, 11-13 LUGLIO 2022]

Cari giovani!

Sono molto contento di rivolgermi a voi che state partecipando alla Conferenza europea dei giovani. Vorrei dirvi qualcosa che mi sta molto a cuore. Anzitutto vorrei invitarvi a trasformare il “vecchio continente” in un “nuovo continente”, e questo è possibile solo con voi. So che la vostra generazione ha alcune buone carte da giocare: siete giovani attenti, meno ideologizzati, abituati a studiare in altri Paesi europei, aperti a esperienze di volontariato, sensibili ai temi dell’ambiente. Per questo sento che c’è speranza.

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Dugin e la Russia di Putin. I fondamenti dell’ideologia di Aleksandr Gel’evič Dugin

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

L’Europa occidentale è decadente, perde tutta l’identità e questa non è la conseguenza di processi naturali, ma ideologici. Le élites liberal vogliono che l’Europa perda la propria identità, con la politica dell’immigrazione e del gender. (…) L’Europa sarà sempre più contraddittoria, sempre più idiota. I russi devono salvare l’Europa dalle élites liberal che la stanno distruggendo (…). I paesi vicini alla Russia erano costruzioni artificiali dopo il crollo dell’Unione sovietica e non esistevano prima del comunismo. Sono il risultato del crollo comunista. Erano invece parte di una civiltà euroasiatica e dell’impero russo prerivoluzionario. Non c’è aggressione di Putin, ma restaurazione di una civiltà russa che si era dissolta.

Aleksandr Dugin, intervista rilasciata a Giulio Meotti, il Foglio, 2 marzo 2017

Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli, geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo, unipolarismo, atlantismo, da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia, Grande Reset, in una parola, dall’altro. È chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista. E noi siamo in guerra esattamente con questo.

Aleksandr Dugin, Agenzia Stampa Italia, 4 marzo 2022

Aleksandr Gelevic Dugin è un ideologo russo, conosciuto in tutto il mondo come il principale esponente della corrente di pensiero definita “eurasiatismo”, in base alla quale esiste uno spazio geopolitico a cavallo fra l’Europa e l’Asia che rappresenta un unicum, alternativo – culturalmente e politicamente – all’Occidente atlantista e all’Oriente. Uno spazio caratterizzato da valori storicamente determinati e universali, irriducibile alle suggestioni della modernità e della mondializzazione.

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Democrazia e diritti. Alcuni spunti dai discorsi del viaggio apostolico di sua Santità Francesco a Cipro e in Grecia

La perla

Incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico a Nicosia (Cipro)

Una perla, infatti, diventa quello che è perché si forma nel tempo: richiede anni perché le varie stratificazioni la rendano compatta e lucente. Così la bellezza di questa terra deriva dalle culture che nei secoli si sono incontrate e mescolate. Anche oggi la luce di Cipro ha molte sfaccettature: tanti sono i popoli e le genti che, con diverse tinte, compongono la gamma cromatica di questa popolazione. Penso pure alla presenza di molti immigrati, percentualmente la più rilevante tra i Paesi dell’Unione Europea. Custodire la bellezza multicolore e poliedrica dell’insieme non è facile. Richiede, come nella formazione della perla, tempo e pazienza, domanda uno sguardo ampio che abbracci la varietà delle culture e si protenda al futuro con lungimiranza. È importante, in questo senso, tutelare e promuovere ogni componente della società, in modo speciale quelle statisticamente minoritarie. Penso anche a vari enti cattolici che beneficerebbero di un opportuno riconoscimento istituzionale, perché il contributo che recano alla società attraverso le loro attività, in particolare educative e caritative, sia ben definito dal punto di vista legale.

Una perla porta alla luce la sua bellezza in circostanze difficili. Nasce nell’oscurità, quando l’ostrica “soffre” dopo aver subito una visita inattesa che ne mina l’incolumità, come ad esempio un granello di sabbia che la irrita. Per proteggersi reagisce assimilando quanto l’ha ferita: avvolge ciò che per lei è pericoloso ed estraneo e lo trasforma in bellezza, in una perla.

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Crescita economica e crescita sociale non possono essere disgiunte

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

La cosa più difficile del tempo che viviamo è, probabilmente, seguire la rapidità di evoluzione e la complessità dello scenario nel quale siamo immersi. L’inaugurazione della XXXII Olimpiade ci ha offerto un intero indice di argomenti per rappresentare tale complessità: il 23 luglio del 2021 si sono infatti aperte le Olimpiadi di Tokyo 2020. L’asincronia contenuta in tale denominazione segna la catastrofe che ha investito il mondo: probabilmente tale tragedia si è avviata nell’autunno del 2019. Nei primi mesi del 2020 l’epidemia di un oscuro virus originata in Cina ha cominciato a percorrere le rotte dei movimenti globali. L’11 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarò ufficialmente al mondo che era in corso una pandemia. Da allora, abbiamo assistito a stadi diversi della lotta al Covid-19: prove terribili per i sistemi sanitari; tentativi, fallimenti e progressi immani della scienza; errori – e speculazioni indegne – di natura politica che si sono alternati a decisioni di grande coraggio e lungimiranza di portata storica.

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Fratelli tutti #4 – Populismo e popolarismo

da Apiceuropa.com, Associazione Per l’Incontro delle Culture in Europa.

Apice è lieta di presentare il quarto ed ultimo approfondimento del ciclo dedicato all’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, pubblicata il 4 ottobre scorso. Quattro commentatori analizzeranno alcune delle principali tematiche “civili” affrontate dal Pontefice nell’enciclica. Le analisi sono state pubblicate sul periodico cuneese “La Guida”, e successivamente riprese dal nostro sito.

Nel quarto approfondimento, che riportiamo integralmente di seguito, Paolo Borgna approfondisce i temi del populismo e del popolarismo.

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Fratelli tutti #3 – Senza fraternità, cosa resta di libertà e uguaglianza?

da Apiceuropa.com, Associazione Per l’Incontro delle Culture in Europa.

Apice è lieta di presentare il terzo approfondimento del ciclo dedicato all’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, pubblicata il 4 ottobre scorso. Quattro commentatori analizzeranno alcune delle principali tematiche “civili” affrontate dal Pontefice nell’enciclica. Le analisi sono state pubblicate, a partire dal numero del 5 novembre, sul periodico cuneese “La Guida”, e successivamente riprese dal nostro sito.

Nel terzo approfondimento, che riportiamo integralmente di seguito, il magistrato Alberto Perduca approfondisce i temi della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità e della solidarietà.

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Fratelli tutti #2 – Papa Francesco per un mondo di autentica fratellanza

da Apiceuropa.com, Associazione Per l’Incontro delle Culture in Europa.

Apice è lieta di presentare il secondo approfondimento del ciclo dedicato all’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, pubblicata il 4 ottobre scorso. Quattro commentatori analizzeranno alcune delle principali tematiche “civili” affrontate dal Pontefice nell’enciclica. Le analisi sono state pubblicate, a partire dal numero del 5 novembre, sul periodico cuneese “La Guida”, e successivamente riprese dal nostro sito.

Nel secondo approfondimento, che riportiamo integralmente di seguito, Adriana Longoni approfondisce il tema della fratellanza, della giustizia sociale e del multilateralismo.

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Il turismo può giovare all’identità

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

Viviamo nella stagione del Covid 19, ma anche a livello europeo in quella dei “manifesti”. Spesso si tratta di documenti programmatici che provano a immaginare in Europa un mondo diverso per il dopo-Covid; tutti ovviamente guardano al Next Generation Eu e al Green Deal europeo, cioè alla programmazione che l’Unione europea sta cercando di darsi, e alle linee di sostenibilità ambientale che si vorrebbero seguire.

In questa dimensione recentemente è stato reso pubblico il Manifesto del turismo europeo (maggio 2020/ultimo aggiornamento febbraio 2021) sottoscritto da numerose realtà anche italiane (tra gli altri, in un elenco di quasi 70 istituzioni, sono presenti Europa nostra, Federturismo, la via Francigena, European Historic House, European Tourism Association). Un documento su cui si sta lavorando soprattutto in Germania, dove per esempio i musei legati a Lutero, e risistemati per il 2017, stanno pagando alla pandemia uno scotto alto, peraltro come le varie “vie” legate alla Riforma riunite in Europa nelle Route of Reformation.

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