Come accostarsi al libro dell’Apocalisse?

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Signore, sii tu il braccio del popolo ogni mattina, la nostra salvezza in tempo di angoscia!

Isaia 33, 2

Uno degli anziani mi rivolse la parola, dicendomi: «Chi sono queste persone vestite di bianco e da dove sono venute?» Io gli risposi: «Signor mio, tu lo sai». Ed egli mi disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura

Apocalisse 7, 13-14; 16

Il libro dell’Apocalisse è ricco di simboli, complesso, sicuramente affascinante. Già solo in queste poche righe incontriamo parole che possono suonare come misteriose se non fuorvianti: si parla di anziani, di un abbigliamento particolare, di una provenienza indefinita, di un futuro potenzialmente avvolto nel mistero.

Termini che sembrano invitare il lettore a chiudere il libro e passare oltre. Invece, con un po’ di sana curiosità, possiamo penetrare il racconto, decrittare questi riferimenti apparentemente così oscuri. Quindi “anzianità” non è tanto una questioni di età, quanto di maturità nella fede; il colore bianco indica la purezza e le persone che lo indossano sono i cristiani e le cristiane che hanno subìto il martirio. Sono inzuppate del sangue dell’Agnello, cioè hanno condiviso la sofferenza di Gesù, e potranno godere di un futuro sereno.

Che cosa ci presenta questo settimo capitolo e, in generale, l’Apocalisse? Un grandioso affresco di una fase critica della storia dei primi cristiani e delle prime cristiane: un tempo di difficoltà che deriva direttamente dalla fede. Una persecuzione dolorosa, sanguinosa. Un cammino che va riconosciuto e in qualche modo “spiegato”: gli stessi anziani nella fede hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a riconoscere le vittime.

Un percorso che raggiungerà un traguardo. Che cosa ci insegna questo brano, dato che non abbiamo mai sperimentato la persecuzione? Prima di tutto un metodo. Ci sono testi biblici che riteniamo “incomprensibili”: non possiamo pretendere di capire linguaggi antichi senza sforzo né studio, vanno affrontati e studiati, con pazienza e umiltà. 

In secondo luogo, che non sempre la sofferenza è immediatamente identificabile: talvolta il dolore si nasconde, va riconosciuto. Infine, un messaggio di serenità: la vita in Cristo non è vana neppure quando comporta rischi, il percorso che intraprende chi crede in lui sarà fruttuoso. Amen.

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