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Vivere il tempo del cristianesimo di convinzione: la scelta di essere discepolo come fuoco che illumina e attrae
Dal vangelo secondo Luca (Lc 12,49-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Continuando il discorso di Gesù iniziato nel vangelo di domenica scorsa troviamo l’immagine del fuoco e quello del battesimo. Poi la provocazione sulla divisione.
È il tempo delle scelte, dice Gesù ai discepoli di ogni tempo. Il Vangelo è come il fuoco. Si vede. Non puoi pensare di vivere come prima facendo finta che sia un sughino di buoni sentimenti, buone maniere e di devote tradizioni da mettere sulle giornate mediocri di ragionevole egoismo e legittimi interessi.
Provocatoriamente Gesù dice che la scelta di essere cristiano lacererà anche le relazioni parentali (sia, inizialmente, per il conflitto con l’ebraismo tradizionale, che, dopo la diffusione dei discepoli fuori da Israele, a causa delle persecuzioni da parte dell’impero romano).
Venendo ai tempi nostri, questo vangelo sembra descrivere situazioni sempre più diffuse nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie: quante persone esprimono la loro sofferenza perché il coniuge, i figlio o i nipoti non vengono più in chiesa? Quante discussioni e, qualche volta, vere e proprie divisioni portano le scelte diverse in questo campo …
La Parola di Dio di oggi descrive anche queste situazioni e ci invita a riflettere sul tempo di Chiesa che stiamo vivendo: stiamo passando da un cristianesimo di convenzione, dove molti frequentavano le comunità cristiane un po’ trascinati dalla corrente, perché tutto andava in quella direzione, ad un cristianesimo di convinzione, dove ad andare controcorrente è chi sceglie di avere una vita comunitaria e di vivere la propria fede, dove la comunità cristiana non coinvolge più tutti e sembra avere un destino di minoranza.
Nessuno dei due modelli è perfetto o senza rischi e controindicazioni. Ma non è questione di dare un giudizio sulla storia e sulla sua evoluzione. Si tratta di capire come vivere da discepoli di Gesù il proprio tempo. Quello in cui il Signore ci ha chiamato ad annunciare il Vangelo. Anche con le parole, quando serve. Sempre e comunque con le scelte di vita.
L’immagine del fuoco ci aiuta: è il fuoco dello Spirito, ma anche quello del roveto ardente che attira Mosè nei primi capitoli del libro dell’Esodo. Un fuoco che illumina e scalda. Che incuriosisce e affascina. Ma non brucia e non fa danno. Così è la presenza di Dio che siamo chiamati a portare dentro la vita quotidiana e dentro le nostre famiglie. Certo, constatiamo la pluralità di scelte, pensieri e orientamenti, anche nella stessa famiglia. Per questo è importante quale presenza di Dio testimoniamo … una presenza che non brucia le relazioni e non alimenta le divisioni con dinamiche da setta o atteggiamenti risentiti e bigotti. Ma che illumina e scalda. Attenta alle persone, rispettosa e dedita all’ascolto di tutti. Capace anche di affascinare e attirare non con il disappunto perché il nostro prossimo non pensa o non fa come noi, ma con la gioia e la serenità di chi è contento delle proprie scelte.
Siamo discepoli di un Vangelo che brucia, brucia dentro, ci infiamma qualche volta almeno, oppure abbiamo una fede che rischia di essere solo un tranquillante, una fede sonnifero?
p. Ermes Ronchi