Leader religiosi per un vaccino ‘bene comune’. No al «nazionalismo dei vaccini» perché «ogni persona è preziosa»

da Voceevangelica.ch, Chiese evangeliche di lingua italiana in Svizzera.

“L’accesso ai vaccini contro il Covid-19 non può dipendere dalla ricchezza, dallo status o dalla nazionalità delle persone”: è quanto si legge in una lettera aperta firmata da 145 leader religiosi di tutto il mondo e resa pubblica ieri. L’appello di cristiani, musulmani, ebrei e buddisti è rivolto agli Stati e alle case farmaceutiche a cui viene chiesto di produrre e distribuire abbastanza vaccini per immunizzare l’intera popolazione mondiale contro il Covid-19. “Ogni persona è preziosa – si legge nella lettera -, raggiungere tutti è un obbligo morale”.

Continua a leggere

Vaccini, le parole che fingiamo di non capire

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

“Nello spirito di un “internazionalismo dei vaccini”, esorto l’intera comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri” (Papa Francesco, messaggio Urbi et Orbi di Pasqua, 4 aprile 2021)

“Condividiamo il pensiero di Papa Francesco: vaccinarsi è un obbligo morale” (Joe e Jill Biden, auguri di Pasqua agli Stati Uniti, 4 aprile 2021)

A Pasqua – nel messaggio Urbi et Orbi – Papa Francesco è tornato a ribadire quanto ripete da mesi: e cioè che i vaccini contro il Covid-19 sono un bene globale che va condiviso con i Paesi poveri, dove le conseguenze del virus non sono meno gravi che da noi. Nelle stesse ore dall’India arrivava quest’immagine che mi ha lasciato senza parole: due giovani pazienti costretti a condividere un solo letto nel pronto soccorso di un ospedale a Nagpur, nello Stato indiano del  Maharashtra. E’ India, ma potrebbe benissimo essere il Brasile o qualunque altro tra i tanti Paesi dove in questi giorni la nuova ondata del virus sta facendo registrare numeri mai visti prima nei contagi causati dalla pandemia. Per noi, però, la loro resta un’altra malattia, qualcosa di abissalmente diverso rispetto al “nostro” problema.

Continua a leggere