Nel tradizionale Discorso alla città, pronunciato da monsignor Mario Delpini nella basilica di Sant’Ambrogio venerdì 4 dicembre, alla vigilia della festa del Santo patrono, l’Arcivescovo legge i segni di un tempo pesante che tutti stiamo vivendo, ma invita a guardare al futuro, alla speranza. E chiede con forza di farlo insieme, facendo eco alle parole di papa Francesco.
«O mia bela Madunina che te dominet Milan» «conforta coloro che più soffrono nei nostri ospedali e nelle nostre case»; «sostieni la fatica dei tuoi figli impegnati nella cura dei malati»; «infondi sapienza nelle decisioni», «aiutaci a rifiutare le immagini di un Dio lontano, indifferente, vendicativo»; «non permettere che noi ci dimentichiamo di coloro che soffrono vicino e lontano per l’assurdità della guerra, l’ingiustizia della miseria». Mercoledì 11 marzo, alle 15.30, l’Arcivescovo è salito sulle terrazze del Duomo di Milano per rivolgere un’invocazione alla Madunina, la cui statua – simbolo religioso e civile della città e della diocesi – sormonta la guglia maggiore della Cattedrale.
«Io non sono ottimista, io sono fiducioso. Non mi esercito per una retorica di auspici velleitari e ingenui. Intendo dar voce piuttosto a una visione dell’uomo e della storia che si è configurata nell’umanesimo cristiano. Credo nella libertà della persona e quindi alla sua responsabilità nei confronti di Dio, degli altri, del pianeta. E credo nella imprescindibile dimensione sociale della vita umana, perciò credo in una vocazione alla fraternità». Sono le parole conclusive del Discorso alla città che l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha pronunciato nella Basilica di Sant’Ambrogio questa sera, alla vigilia della festa del Santo patrono.
L’Arcivescovo mons. Mario Delpini scrive a parroci e responsabili di Cp per sensibilizzarli su un fenomeno che ha assunto negli anni le dimensioni di una vera e propria emergenza sociale, sollecitandoli a una formazione specifica tramite la rete Caritas, a contattare le Forze dell’ordine ove necessario e a collaborare con la stessa Caritas e la Fondazione San Bernardino.
«Siamo autorizzati a pensare. È questa la sostanza della riflessione che mi permetto di offrire alla città in occasione della festa del patrono sant’Ambrogio. È questo il percorso promettente che mi dichiaro disponibile a continuare insieme con tutti coloro che abitano in città e ne desiderano il bene. Siamo autorizzati anche a pensare!». Esordisce così l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, nel suo tradizionale Discorso alla Città, pronunciato giovedì 6 dicembre nella Basilica di Sant’Ambrogio, davanti alle autorità civili, militari, religiose e al mondo dell’economia e del lavoro.
Nella sessione del Consiglio Pastorale Diocesano, riunito per svolgere il ruolo di assemblea sinodale per il Sinodo Minore “La chiesa dalle genti. Responsabilità e prospettive”, è emerso un condiviso disagio per vicende su cui la cronaca quotidiana attira l’attenzione e suscita emozioni e reazioni in tutti gli Italiani.
Che cosa vuol dire per un giovane oggi compiere diciott’anni a diventare maggiorenne? È il tema di una lettera che l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha scritto ai nati nel 1999 e nel 2000. Una generazione spesso criticata o peggio messa ai margini della società, considerata solo composta da potenziali clienti, viene messa al centro dell’attenzione dal Pastore di Milano. Perché sui 18enni si scommette per l’oggi e per la costruzione di un futuro diverso. Soprattutto un invito forte a non chiudersi nell’isolamento egoistico, piuttosto a diventare protagonisti nella società e nella Chiesa. A partire dalla partecipazione politica e all’esercizio del voto.
Messaggio dell’Arcivescovo ai fedeli e ai responsabili delle comunità islamiche a Milano e in Diocesi: «Invito i cristiani ad aumentare le occasioni di incontro e le iniziative in comune, avendo come obiettivo la pace e la cura del mondo». Continua a leggere