«Canto dei morti invano». Poesia di Primo Levi

Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate.

Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purché trattiate e contrattiate
le vite dei nostri figli e le vostre.

Che tutta la sapienza del creato
converga a benedire le vostre menti
e vi guidi nel labirinto.

Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
l’esercito dei morti invano,
noi della Marna e di Montecassino,
di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima:
e saranno con noi
i lebbrosi e i tracomatosi,
gli scomparsi di Buenos Aires,
i morti di Cambogia e i morituri d’Etiopia,
i patteggiati di Praga,
gli esangui di Calcutta,
gl’innocenti straziati a Bologna.

Guai a voi se uscirete discordi:
sarete stretti dal nostro abbraccio.

Siamo invincibili perché siamo i vinti.
Invulnerabili perché già spenti:
noi ridiamo dei vostri missili.

Sedete e contrattate
finché la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.

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