Parrocchia 2050: a qualcuno interessa?

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

In tutto questo gran parlare (ma non ovunque) di Sinodo, e non sempre conseguente fare, come ormai è sotto gli occhi di tutti quanti vogliano semplicemente osservare, c’è una frase assai nota di Alcide De Gasperi (che la derivava dal teologo americano James Freeman Clarke) che mi torna: «Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione». Parafrasiamola nel nostro contesto ecclesiale: «un amministratore guarda al prossimo anno, un vescovo profetico guarda alla prossima generazione».

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“Politica e profezia”. Un articolo di Jean Louis Ska

da Alzogliocchiversoilcielo.blogspot.it, sito di taglio ecumenico con testi, audio e video di catechesi, commenti alle letture, conferenze, corsi biblici, lectio e omelie.

Un politico […] è qualcuno che pensa alle prossime elezioni, mentre lo statista pensa alla generazione futura. Il politico pensa al successo del suo partito, lo statista al bene del suo Paese. Il politico si premura di adottare l’una o l’altra misura, lo statista di stabilire l’uno o l’altro principio. Infine, lo statista si premura di dare un indirizzo, mentre il politico si accontenta di lasciarsi sospingere dal vento.

Queste affermazioni del teologo statunitense James Freeman Clarke (1810-1888) non hanno perso nulla della loro attualità, riuscendo a mettere a fuoco la differenza tra due tipi di persone impegnate in politica in base alla diversa visione che hanno: a breve o a lungo termine. Mentre il politico si preoccupa innanzitutto dei suoi interessi e di quelli della sua cerchia, lo statista si muove in una prospettiva che va oltre il proprio vantaggio immediato e l’avvenire del suo Paese gli sta maggiormente a cuore del suo futuro politico.

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