Trump: il bastone militare e la carota mariana

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Gli osservatori del ruolo internazionale della Casa Bianca, probabilmente concentrati sul documento della National Security Strategy, datato novembre 2025 e pubblicato il 4 dicembre, hanno prestato scarsa attenzione al Presidential Message on the Feast of the Immaculate Conception, che è stato diffuso l’otto dicembre scorso (cf. qui sul sito della Casa Bianca).

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Tradizionalismo, “disordine informativo”, interessi economici

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I tradizionalisti (cattolici) radicali e i cattolici reazionari di oggi, pensano di essere veramente fedeli al Magistero, qualunque cosa esso significhi. L’analisi è di Mike Lewis, fondatore ed editor del sito Where Peter Is, che in questi giorni ha pubblicato un’analisi approfondita del bricolage caratteristico di questi anni.

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L’emergenza sicurezza non esiste

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L’emergenza sicurezza non esiste, neppure nelle grandi città. È il risultato di un modo impressionistico di maneggiare i dati e dell’avversione molto italiana per la statistica. Si prende un fatto di cronaca, si cerca un qualunque dato che lo confermi e se ne traggono le conseguenze politiche: i sindaci di sinistra dicono che la colpa è della destra che non manda abbastanza poliziotti sul territorio, la destra dice che sono i sindaci di sinistra buonisti che non prendono sul serio la minaccia dell’immigrazione, regolare o irregolare.

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La carne dei poveri nella “Dilexi te”

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Il vissuto di chi sta ai margini delle logiche di profitto e di produzione è provocazione per i credenti a lasciarsi misurare da coloro nei quali Cristo sceglie di farsi incontrare e toccare. Da questa carne di Cristo affamata, malata, carcerata, i teologi sono sollecitati a suscitare pratiche capaci di azioni trasformatrici e inclusive. Le riflessioni che seguono sono di Marzia Ceschia, docente di Teologia spirituale presso la Facoltà teologica del Triveneto.

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Politiche della fraternità e Costituzione

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Il capitolo V dell’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco è dedicato alle politiche della fratellanza come tecnica volta a realizzare un’amicizia sociale capace di maneggiare in modo costruttivo e creativo la conflittualità che circola all’interno del corpo delle società umane. Le democrazie uscite dalle due grandi rivoluzioni moderne sono sostanzialmente imperniate sul binomio libertà-uguaglianza quali diritti esclusivi delle nascenti classi borghesi commerciali e imprenditoriali. In vario modo, dunque, la fraternità sembra essere la grande esclusa dall’esperimento democratico occidentale.

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Jean-Louis Ska: “La Bibbia non è il libro delle risposte”

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Oggi appare diffuso il desiderio di conoscere e approfondire la Bibbia, uno dei testi fondamentali all’origine della tradizione culturale occidentale. Ma la Bibbia per molti è anche un «Great Unknown Book», un grande libro sconosciuto. Le sue pagine, in realtà, non danno risposte, piuttosto contengono domande essenziali e stimolano percorsi di vita. Potenzialità e contraddizioni di queste dinamiche sono messe in evidenza dal biblista Jean Louis Ska (gesuita belga, emerito di Esegesi dell’Antico Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma, attualmente direttore dell’Associazione ex alunni), nell’intervista rilasciata in occasione della sua presenza a Padova dove ha tenuto una lezione alle studentesse e agli studenti della Facoltà teologica del Triveneto (qui un resoconto).

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Est Europa-Chiese: si consuma l’era Wojtyla

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Era il segnale di una rinnovata fiducia in sé stessi: l’Europa cristiana deve respirare «a due polmoni», secondo le celebri parole del papa polacco, Giovanni Paolo II. Entrambi i polmoni: quello romano-latino e quello slavo-bizantino. Un gesto significativo nella storia dello spirito, che ha riformulato la tesi recepita dei tre pilastri dell’Europa: l’antichità, il cristianesimo e la cultura germanica.

La caduta del comunismo nel 1989-1990, un trionfo nella visione di Giovanni Paolo II, segnò anche l’«ora zero» per le Chiese locali dell’Europa centrale e orientale. In molti luoghi, iniziò una ricostruzione sacrificale: spirituale, personale e materiale.

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Sulla tavola dei populisti

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«Siamo quello che mangiamo» è un’affermazione del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. L’affermazione non solo sottolinea come la nostra alimentazione influenzi profondamente la salute fisica e mentale, ma potrebbe essere estesa a idee e principi etici che ispirano mente, cuore e prassi di tutti noi.

Detto questo, la domanda è: cosa «mangiano» i leader politici e istituzionali che stanno determinando questa fase delicata e pericolosa della nostra storia? Scelgo di non fare nomi, non solo perché sarebbero diversi, ma anche perché il menù è condiviso, in quantità e modi diversi, a destra come a sinistra. Lungi da me l’affermare che i menù sono identici, ma solo il ricordare che i duri e puri esistono solo nella fantapolitica e ognuno ha colpe personali per cui non può scagliare pietre contro l’altro.

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L’anima della “Rerum novarum” /6

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Concludendo il nostro percorso di analisi della Rerum novarum – l’enciclica promulgata da Leone XIII nel 1891, fondamento della Dottrina sociale della Chiesa – rileviamo tra gli aspetti più interessanti il fatto che in un’epoca segnata da profonde tensioni sociali, sull’orlo del collasso, fu un Papa a invocare una riconciliazione che andasse oltre la semplice «amicizia» tra ricchi e poveri, auspicando un’autentica unione fondata sul «fraterno amore». La Chiesa non si limita a indicare la via della guarigione sociale: essa stessa si fa medicina.

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L’anima della “Rerum novarum” /5

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Nella sua encinclica Rerum novarum, Leone XIII non solo difende il diritto alla proprietà privata come pilastro fondamentale, ma collega questo pilastro alla «famiglia o società domestica», che definisce «vera, e anteriore a ogni civile società». Di conseguenza, «è assolutamente necessario» che essa goda di «diritti e obbligazioni» proprie e «indipendenti dallo Stato».

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Perché la guerra? Il carteggio tra Einstein e Freud

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Caputh è una piccola cittadina della regione dei laghi nel Brandeburgo, a una manciata di chilometri da Potsdam, in posizione idilliaca sulle rive del Templiner-See e dello Schwielowsee. Per alcuni anni, tra il 1929 e il 1932, Albert Einstein e la moglie Elsa trascorsero a Caputh i mesi dalla primavera al tardo autunno, in una bella villetta in pino dell’Oregon, oggi di proprietà dell’Università ebraica di Gerusalemme e sede dell’Einstein Forum[1]. In questa tranquilla località, Einstein poteva trovare rifugio dalle ore frenetiche della vita berlinese, dedicandosi allo studio e alla riflessione.

Lo scienziato si era trasferito dalla Svizzera a Berlino nel 1914 quando, chiamato a far parte dell’Accademia Reale Prussiana delle Scienze, gli era stata assegnata la cattedra universitaria di Fisica teorica e la direzione dell’Istituto Kaiser Wilhelm per la Fisica. L’assegnazione del premio Nobel per la Fisica, nel 1921, contribuì notevolmente ad accrescerne la popolarità; da tutto il mondo gli giungevano inviti per partecipare ad incontri e tenere conferenze, non solo in ambito propriamente scientifico.

Nel 1932 l’Istituto internazionale di cooperazione intellettuale[2] prese contatti con Einstein per proporgli di invitare a uno scambio di opinioni, in merito a una questione a sua scelta, uno scienziato o uno studioso di suo gradimento. Einstein accolse l’invito e, il 30 luglio 1932, inviò da Caputh una lettera a Sigmund Freud, che gli rispose da Vienna a settembre.

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L’anima della “Rerum novarum” /4

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Nella precedente riflessione sulla Rerum novarum (cf. qui su SettimanaNews) abbiamo commentato la fervente difesa della proprietà privata da parte di Leone XIII. Una difesa che il Papa fonda su tre dimensioni: la natura, la libertà e la spiritualità.

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L’anima della “Rerum novarum” /3

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Uno dei temi fondamentali della Rerum novarum di Leone XIII è la difesa della «proprietà privata». Un tema tutt’altro che secondario, perché di fronte al «male» causato dallo sfruttamento dei lavoratori, il Papa diceva chiaro e forte che «i socialisti», invece di dare una risposta giusta, preferivano attizzare «nei poveri l’odio ai ricchi», e pretendevano che si dovesse «abolire la proprietà, e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio comune, da amministrarsi per mezzo del municipio e dello Stato».

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L’anima della “Rerum novarum” /2

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Continuiamo a immergerci nell’anima della Rerum novarum, l’enciclica con cui, nel 1891, Leone XIII diede inizio alla Dottrina Sociale della Chiesa. Nel post precedente (cf. SettimanaNews) avevamo sottolineato come, con uno stile diretto e giornalistico, il Papa si rivolgesse all’uomo del suo tempo, che abitava un mondo in fermento, segnato da una disuguaglianza sociale che avrebbe portato alla nascita del comunismo, dell’anarchismo e del fascismo, con la tragica conseguenza del deterioramento delle democrazie liberali e l’impatto di due guerre mondiali.

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Per una lettura nonviolenta dei propri testi sacri

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Pubblichiamo gli appunti per una relazione orale di Fabrizio Mandreoli svolta in una tavola rotonda – insieme a interventi di Marco Giovannoni, Miriam Camerini, Shahrzad Houshmand e diversi altri/e – svoltasi presso la giornata di formazione “Mediterraneo laboratorio di Pace” presso l’ISSR di Rimini coordinato dal professor Marco Casadei e dalla professoressa Abir Hanna.

Desideriamo indagare – per poterlo disinnescare – quel fenomeno per cui il mistero di Dio – rivendicato da tutti i figli di Abramo, ebrei, cristiani e musulmani, come l’unico, il trascendente, il sempre più grande – viene singolarmente tribalizzato ed etnicizzato (“il nostro Dio”), territorializzato (la “nostra terra santa”), politicizzato (“Dio è con noi qualsiasi cosa facciamo”) e, per così dire, reso coloniale (la “nostra giusta e necessaria superiorità e supremazia”).

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Monte Sole per Gaza

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Presentiamo il testo di uno dei discorsi pronunciati alla conclusione della Marcia nazionale per Gaza del 15 giugno scorso. Si tratta di una riflessione pronunciata da suor Mariam Dignatici (cf. qui) e frutto di una prolungata riflessione comunitaria della Piccola Famiglia dell’Annunziata, fondata e ispirata da Giuseppe Dossetti. Un testo che proviene da decenni di permanenza in terra santa, di conoscenza delle lingue, delle persone e dei contesti di quella terra con un radicamento in Cisgiordania e in Giordania cinquantennale. Con una frequentazione del mondo palestinese e israeliano, delle Chiese locali, delle tradizioni religiose mussulmana ed ebraica, che è stata costante, approfondita e costellata di legami, studi e molteplici relazioni. Una riflessione che è quindi frutto di una vita di amicizia e vigilanza e che chiama ad una mobilitazione delle coscienze, delle azioni – personali e collettive – e delle politiche in un senso più umano, responsabile e amante della vita.

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L’anima della “Rerum novarum” /1

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Nei primi giorni del pontificato di Leone XIV, lo sguardo si è posato sulla storia e si è delineata la figura di Leone XIII, da cui è stato ricavato molto spesso questo titolo: «Con la Rerum novarum iniziò la Dottrina sociale della Chiesa». Infatti, come ha confermato lo stesso Robert Prevost, con il nome papale che ha scelto egli intende rendere omaggio a colui che, nel 1891, firmò un’enciclica fondamentale.

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La dottrina sociale e il papa missionario

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Il nostro mondo aveva bisogno di un dono come questo: un papa missionario. Dopo Francesco, pastore che è stato una valanga di parole e gesti, sempre allo scopo ultimo di scuotere le viscere dell’umanità e riscaldarle con la bontà e il fascino di Gesù di Nazareth, il cammino continua. E continua con uno di quegli spiriti che si distaccano da sé e s’incarnano in una realtà sconosciuta. Nel caso di Robert Prevost, ora Leone XIV, siamo di fronte a un missionario statunitense che, dal 1985, si è fatto uno con i peruviani, specialmente con i più colpiti dalla vita.

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