da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).
L’analisi storica dei dati del magistero sulla questione della guerra giusta ci ha condotti alla necessità di riformulare una teologia della difesa. Perché di questo si tratta. Come cristiani, la difesa di sé dall’aggressione di altri esseri umani, del proprio paese, del proprio mondo, come può essere compresa teologicamente? Fino a che punto è giusto spingersi?
da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).
Tutti, forse, speravamo fosse una questione morale chiusa. Ma dal 25 febbraio di quest’anno la domanda è rimbalzata improvvisa: esiste una guerra giusta? In realtà una eco era già presente al tempo della guerra in Siria, ma l’Ucraina è molto più vicina della Siria, perciò oggi la questione torna alla ribalta. Soprattutto in ambito cattolico, l’acuta percezione del dramma Ucraino e l’inevitabilità delle difesa armata contro l’invasore russo ha portato molti teologi, filosofi e persone di fede a reinterrogarsi, lacerando spesso coscienze che hanno da sempre tentato di tenere insieme davvero fede e storia.
Un gruppo di teologi ortodossi di tutto il mondo ha pubblicato la seguente dichiarazione (la traduzione è dei teologi cattolici Fabrizio Bosin e Gianluca Montaldi), nella quale, sostanzialmente, si condanna come eretica la variante kyrilliana del cosiddetto filetismo, una dottrina sul rapporto tra fede ortodossa e appartenenza etnica e nazionale.
da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.
Pubblichiamo qui la riflessione di Paolo Barabino della Piccola Famiglia dell’Annunziata per la marcia per la pace presso Monte Sole del 6 marzo 2022. Si tratta di una rilettura di alcune convinzioni profonde di Giuseppe Dossetti sulle premesse concrete per una spiritualità, cultura e politica della pace. Prospettive che suonano singolarmente interroganti per leggere il drammatico momento storico e per decifrare i processi di medio e lungo periodo che l’hanno reso possibile. Per ulteriori approfondimenti riportiamo qui alcuni testi che crediamo utili: G. Lercaro, Non la neutralità, ma la profezia, Zikkaron, Marzabotto 2018; L. Gherardi, Le querce di Monte Sole, con una introduzione di G. Dossetti, EDB, Bologna 1994; A. Baldassarri, Risalire a Monte Sole, Zikkaron, Bologna 2019; G. Dossetti, L’eterno e la storia, EDB, Bologna 2021; G. Dossetti, Il Signore della Gloria, Il pozzo di Giacobbe 2021. Per documenti e informazioni si veda il sito “Studiare Dossetti”, qui (Fabrizio Mandreoli).
daAlzogliocchiversoilcielo.blogspot.it, sito di taglio ecumenico con testi, audio e video di catechesi, commenti alle letture, conferenze, corsi biblici, lectio e omelie.
Il panorama religioso dell’Ucraina contemporanea vede oltre cinquanta religioni ufficialmente registrate. Chiesa maggioritaria è la Chiesa ortodossa ucraina, canonicamente parte del Patriarcato di Mosca, ma con uno statuto di ampia autonomia accordato nel concilio episcopale del 1990 e confermato dal concilio locale della Chiesa ortodossa russa del 2009 (lo stesso che elesse l’attuale patriarca Kirill). Capo della Chiesa ortodossa ucraina è il metropolita di Kiev, consacrato dal patriarca di Mosca ma eletto dall’episcopato ucraino (l’attuale metropolita Onufrij Berezovskii è stato eletto nel 2014).
da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.
Stamattina mi ha scritto un mio ex allievo che si è diplomato lo scorso anno (con il massimo dei voti). Il papà è italiano e la mamma ucraina. Gli ho chiesto il permesso di leggere le sue parole ai miei figli e lui mi ha risposto che è contento se le sue parole possono trasmettere qualcosa anche a qualcun altro. Perciò le giro anche a voi, perché ne possiamo fare preghiera.
Unaprofessoressa
Salve prof,
volevo scriverle in questo momento di totale sconforto per la mia famiglia. In questi anni sono sempre stato passivo davanti a numerosi disastri della storia recente; oltre alla pandemia, le guerre che hanno attraversato il mondo non mi hanno mai toccato tanto, le ho sempre viste come cose certo terribili, ma “problemi di altri”, che non mi hanno mai veramente toccato emotivamente.
Tutti quanti riconosciamo che la guerra sia il male più grande che possa colpire l’uomo, ma spesso pronunciamo questa frase come una filastrocca, non rendendoci veramente conto di cosa significhi.
daAlzogliocchiversoilcielo.blogspot.it, sito di taglio ecumenico con testi, audio e video di catechesi, commenti alle letture, conferenze, corsi biblici, lectio e omelie.
Intervista a Adalberto Mainardi su I Racconti di un pellegrino russo per Il viaggiatore – Radio 1 in data 15 dicembre 2013
da Joimag.it, il sito dell’associazione JOI, Jewish Open Inclusive.
Poche altre figure, nella storia ebraica, hanno esercitato il fascino di Israel ben Eli‘ezer, più noto come il Ba‘al Shem Tov (1700ca-1760) o Besht, il ‘fondatore’ del movimento chassidico. Di suo pugno non abbiamo nulla di scritto, se non un paio di epistole; la via obbligata per esplorarne la carismatica personalità e le idee resta dunque l’esame delle principali raccolte di storie e di insegnamenti tramandati in yiddish e in ebraico nello stile dell’aneddotica agiografica. A queste raccolte hanno attinto tutti i maggiori divulgatori contemporanei della sua figura: da Martin Buber a Louis Newman, da Shmuel Yoseph Agnon ad Abraham Joshua Heschel ed Elie Wiesel. Non sorprende poi che esistano diverse prospettive o interpretazioni del Besht, così come esistono molteplici declinazioni del suo carisma nelle diverse correnti o dinastie in cui si rifrange il chassidismo stesso.
da Ortodossiatorino.net, il sito della parrocchia ortodossa del Patriarcato di Mosca a Torino dedicata a San Massimo.
Candidi racconti di un pellegrino al suo padre spirituale (titolo originale russo: Otkrovennye rasskazy strannika duchovnomu svoemu otcu) è il titolo di uno dei più diffusi e amati libri sulla preghiera cristiana ortodossa.
L’opera è piuttosto recente: la sua prima edizione in lingua russa è stata stampata a Kazan’ intorno al 1860. Le sue traduzioni in altre lingue, che hanno reso celebri i Racconti di un pellegrino, risalgono agli anni successivi alla prima guerra mondiale.
Nonostante l’età relativamente giovane, e il suo stile narrativo popolare, i Racconti hanno un posto di rilievo tra i più stimati testi spirituali dell’Ortodossia russa. Altrettanto significativa è l’origine del testo. Per quanto immersi nell’atmosfera dell’Impero russo della seconda metà dell’Ottocento, i Racconti provengono dal Monte Athos, e precisamente da un manoscritto anonimo scoperto nel monastero athonita russo di San Panteleimone.
L’annientamento della popolazione ebraica sul posto, al di fuori dei campi di sterminio, che i nazisti perpetrarono nella loro avanzata verso est dal mar Baltico al mar Nero, copre numericamente quasi la metà della Shoah. Babij Jar è un burrone non lontano da Kiev che, quando i tedeschi occuparono la città ucraina nel settembre del 1941, divenne la tomba della popolazione ebraica residente. E di intellettuali, partigiani ucraini, soldati prigionieri, addirittura calciatori della Dinamo che non si erano voluti far battere dalla squadra delle Forze Armate tedesche, ladri comuni, decine di migliaia di rom. A questo luogo, o meglio a ciò che rappresenta, Evgenij A. Evtušenko dedicò un poema, i cui versi sono stati immortalati dalla loro inclusione nella sinfonia n° 13 di Dmitrij D. Šostakovič. Poiché la sua intenzione era di rendere omaggio alle vittime innocenti non solo del nazismo, ma anche dello stalinismo, Šostakovič chiese poi a Evtušenko altri testi da introdurre nella sinfonia, che furono poi modificati su pressione di Nikita Chruščëv: “Vorrei scrivere una sinfonia per ciascuna delle vittime, ma è impossibile ed è per questo che dedico a tutte loro la mia musica”.
Come molti altri paesi situati tra l’Europa orientale e occidentale, il passato ortodosso dell’Ungheria è molto nascosto e dimenticato. Sebbene, come la Polonia, l’Ungheria sia stata illuminata solo in un periodo più tardo nella storia dell’Ortodossia europea, molti santi sono sorti dal suo territorio. Ciò è dovuto al fatto che in tempi più antichi, prima della venuta degli ungheresi o magiari, questo territorio era noto come Pannonia ed era anticamente associato all’apostolo Andrea. Come tale, nel IV, V e VI secolo, produsse anche alcuni dei più grandi tra tutti i santi ortodossi, come san Martino di Tours e san Martino di Braga.
da Santa-rus.com, La Santa Rus’. Grazia e bellezza nell’incontro con la Santa Rus’.
“Ci vediamo domani mattina alle 7,30 alla Chiesa dell’Esaltazione della Croce vicino all’icona di san Nicola”. L’appuntamento per la confessione per un occidentale non poteva che essere più inusuale di così, soprattutto se si trattava di alzarsi all’alba e di raggiungere una delle chiese della Lavra delle Grotte di Kiev sfidando il gelido inverno ucraino.
Pubblichiamo un’altra intervista a cura di Tudor Petcu a un ortodosso italiano, il fiorentino Massimo Anichini, che racconta il suo percorso spirituale, la sua conversione all’Ortodossia e i motivi delle sue scelte.
Proponiamo un’intervista fatta da Tudor Petcu al compositore irlandese Shaun Davey sulla tradizione spirituale della Romania.
Shaun Davey è nato a Belfast nel 1948. Originariamente formatosi presso il Trinity College di Dublino e The Courtauld Institute come storico dell’arte, ha lavorato come compositore professionista a tempo pieno dal 1977. In Irlanda le sue composizioni narrativesono stati riconosciute come un ponte tra la musica tradizionale irlandese e le tradizioni orchestrali, ad esempio con The Brendan Voyage. Qui Shaun Davey ha abbinato i tradizionali Irish uilleann pipes all’orchestra sinfonica per raccontare la storia di un’imbarcazione in pelle medievale che attraversava l’Atlantico.La sua suite per le Olimpiadi speciali di Dublino è stata rappresentata davanti ad un pubblico di 80.000 spettatori e la sua composizione della preghiera di San Patrizio The Deers Cry è stata eseguita alla presenza del Presidente irlandese. Altri lavori di Davey sempre basati sull’abbinamento tra musica tradizionale e sinfonica sono stati una suite per Celtic Instruments, coro e orchestra (The Pilgrim), canzoni narrative sul capo clan della donna Grace O’Malley (Granuaile), una sinfonia per la pace (The Relief of Derry Symphony), una meditazione corale / orchestrale su Gli ultimi anni di Jonathan Swift (Gulliver), un inno e canzoni di benvenuto (Suite per le Olimpiadi speciali di Dublino), suite della sua musica di teatro e film (The Hanging Gale, Twelfth Night, Waking Ned, Ballykissangel, Sarto di Panama), canzoni per un tradizionale gruppo musicale (Béal Tuinne), musica per l’Irish National Youth Orchestra (A Summer Overture), musica per una serie di concerti di collaborazione irlandesi-rumeni (Voices from the Merry Cemetery), ambientazioni di poesie del poeta rumeno Mihai Emenescu (Dintre sute de catarge e Stelele-n-cer), quattro Christmas Carols, una suite di baracche sul mare (Canzoni from the High Seas), ambientazioni di salmi latini (Sunt Angelis), una suite di canzoni sulla moglie di James Joyce (Nora Barnacle) in collaborazione con Nuala ní Dhomhnaill e musica per 1000 voci per commemorare il centenario irlandese del 1916 (Cento anni una nazione) in collaborazione con Paul Muldoon.
da Nodolibrieditore.it, il sito di NodoLibri il marchio editoriale di arte e storia locale comasca.
In occasione del 4 novembre 2014 e del centenario del primo conflitto mondiale, l’Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta” ha pubblicato, in collaborazione con le Acli di Como, la ricerca di Giorgio Cavalleri dedicata all’Ossario del Cimitero di Camerlata, dove sono tumulati i resti mortali di tutte le persone morte negli ospedali militari di Como durante la guerra, compresi – caso piuttosto raro – anche i soldati “nemici”, cioè i prigionieri dell’esercito austro ungarico. La ricerca ricostruisce questa interessante vicenda mettendo l’accento soprattutto sulle tracce delle storie personali di questi soldati provenienti dalle più diverse regioni dell’impero asburgico.
Come attestano le scritte poste sopra le due porte d’accesso: «I resti mortali dei militari deceduti per cause di guerra negli ospedali di Como e appartenenti agli eserciti che si avversarono nella prima guerra mondiale riposano, accomunati dopo le esumazioni, nella pace di questa cripta».
L’opuscolo di Giorgio Cavalleri è disponibile gratuitamente sul sito Internet NodoLibri:
da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.
Alto è il rischio di uno scisma intra-ortodosso, con conseguenze pesanti per l’intera Ekumene.
Infatti, in un “vertice” tenutosi ad Istanbul il patriarca di Costantinopoli e quello di Mosca non hanno trovato una soluzione condivisa al problema della strutturazione canonica della Chiesa ortodossa ucraina, cioè sulla concessione o meno, ad essa, della “autocefalia” (indipendenza ecclesiale). Dopo un crescendo di polemiche attizzate dall’una o dall’altra parte, il russo Kirill ha compiuto un passo inedito: accompagnato dal metropolita Hilarion di Volokolamsk, “ministro degli esteri” della Chiesa russa, il 31 agosto è volato ad Istanbul dove, al Fanar (residenza da secoli del patriarcato di Costantinopoli), ha incontrato il suo omologo, Bartolomeo I, “per discutere di problemi ecclesiali di comune interesse”. La parola “Ucraina” non viene mai citata, pur condensando, essa, il pomo della discordia. A rendere “impossibile” un accordo è stato il fatto che sulla storia di un millennio, e sulla cronaca degli ultimissimi anni, segnata anche da rivalità politiche, Mosca, Kiev e Costantinopoli hanno una narrazione contrastante.
da Ortodossiatorino.net, il sito della parrocchia ortodossa del Patriarcato di Mosca a Torino dedicata a San Massimo.
Vi presentiamo la nostra traduzione italiana del messaggio del patriarca Kirill e del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa in occasione del 1030° anniversario del Battesimo della Rus’.
da Dossetti.eu, “Studiare Dossetti” notizie, info, bibliografia, approfondimenti su Giuseppe Dossetti.
«È scritto nell’Evangelo di Luca: Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti». La citazione con la quale, il 22 febbraio 1986, Giuseppe Dossetti incominciava il discorso per la consegna dell’Archiginnasio d’oro da parte del sindaco di Bologna, rompendo un silenzio pubblico di circa due decenni, può essere considerata paradigmatica della sua intera parabola umana; dell’eccezionalità d’un itinerario che lo ha visto giurista, uomo politico, sacerdote, monaco, e certo tra i più importanti protagonisti del cattolicesimo italiano del Novecento.
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