«La realtà esige». Una poesia di Wislawa Szymborska

La realtà esige

che si dica anche questo:

la vita continua.

Continua a Canne e Borodino

e a Kosovo Polje e a Guernica.

C’è un distributore di benzina

nella piazza di Gerico,

ci sono panchine dipinte di fresco

sotto la Montagna Bianca.

Lettere vanno e vengono

tra Pearl Harbour e Hastings,

un furgone di mobili transita

sotto l’occhio del leone di Cheronea,

e ai frutteti in fiore intorno a Verdun

si avvicina il fronte atmosferico.

C’è tanto Tutto

che il Nulla è davvero ben celato.

Dagli yacht ormeggiati ad Anzio

arriva la musica

e le coppie danzano sui ponti al sole.

Talmente tanto accade di continuo

che deve accadere dappertutto.

Dove non è rimasta pietra su pietra,

c’è un carretto di gelati

assediato dai bambini.

Dov’era Hiroshima

c’è ancora Hiroshima

e si producono molte cose

d’uso quotidiano.

Questo orribile mondo non è privo di grazie,

non è senza mattini

per cui valga la pena svegliarsi.

Sui campi di Maciejowice

l’erba è verde

e sull’erba, come è normale sull’erba,

una rugiada trasparente.

Forse non ci sono campi se non di battaglia,

quelli ancora ricordati,

quelli già dimenticati,

boschi di betulle e boschi di cedri,

nevi e nebbie, paludi iridescenti

e forre di nera sconfitta,

dove per un bisogno impellente

ci si accuccia dietro a un cespuglio.

Qual è la morale? – forse nessuna.

Di certo c’è solo il sangue che scorre e si rapprende

e, come sempre, fiumi, nuvole.

Sui valichi tragici

il vento porta via i cappelli

e non c’è niente da fare –

lo spettacolo ci diverte.

Wislawa Szymborska

da “Ogni caso” (1972)

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