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La collina di Spoon River e la collina delle beatitudini. Dialogo di vita e di morte, di verità e di misericordia
Dal vangelo secondo Matteo (Mt 5, 1-12a)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Oggi la Chiesa ci invita a sostare in silenzio davanti al mistero della morte. Non per paura, ma per amore, memoria e speranza. È un giorno in cui le tombe diventano luoghi di incontro, in cui i nomi dei nostri cari ritornano vivi nella preghiera.
In questo silenzio che avvolge tutto, sentiamo ancora le voci di chi ci ha preceduto. Ci piace pensare a quelle voci come a quelle dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. In quel libro, gli abitanti di un piccolo paese americano, ormai defunti, parlano dalle loro tombe: raccontano la loro vita, le gioie, le fatiche, i rimpianti.
Scrive Masters: «Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley… tutti, tutti dormono sulla collina». Eppure, in quelle parole, non c’è solo morte: c’è il desiderio di essere ricordati, di trovare un senso alla propria vita. Tutti, nel profondo, cercano la felicità. Ma molti di quei personaggi confessano di non aver capito, da vivi, dove fosse la vera felicità.
Ed è proprio qui che il Vangelo delle Beatitudini (Mt 5, 1-12) ci parla con forza. Gesù sale su un monte – anche Lui su una collina – e proclama: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio». È come se, da quella collina di Galilea, Gesù rispondesse alle voci della collina di Spoon River. Là i defunti raccontano la loro vita finita; qui il Signore ci rivela una vita che non finisce.
Le Beatitudini ci dicono che la felicità non è nella ricchezza o nel successo, ma in chi sa amare, perdonare, sperare. Oggi, mentre ricordiamo i nostri defunti, ci affidiamo a questa promessa. Molti di loro hanno pianto, faticato, amato nel silenzio. E Gesù ci assicura: “Saranno consolati”. Nessuna vita è perduta, nessuna lacrima dimenticata. Dio non misura con i criteri del mondo, ma con la misura dell’amore.
La collina di Spoon River ci parla del sonno dei morti. La collina del Vangelo ci annuncia la risurrezione dei vivi. E noi oggi siamo qui, tra queste due colline, con la certezza che in Cristo ogni tomba è già grembo di speranza.
La vita eterna è promessa a noi, ma a noi che siamo morti. Ci viene annunziata una beata risurrezione, ma intanto siamo circondati dalla corruzione. Udiamo parlare di una beatitudine ineffabile, ma intanto qui siamo oppressi da una miseria infinita. Ci è promessa l’abbondanza di ogni bene, ma noi siamo ricchi soltanto di fame e di sete. Che cosa sarebbe di noi se non ci appoggiassimo sulla speranza e se il nostro cuore non si affrettasse oltre questo mondo camminando, in mezzo alle tenebre, sul sentiero illuminato della Parola e dello Spirito di Dio!
Giovanni Calvino