Trump: il bastone militare e la carota mariana

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Gli osservatori del ruolo internazionale della Casa Bianca, probabilmente concentrati sul documento della National Security Strategy, datato novembre 2025 e pubblicato il 4 dicembre, hanno prestato scarsa attenzione al Presidential Message on the Feast of the Immaculate Conception, che è stato diffuso l’otto dicembre scorso (cf. qui sul sito della Casa Bianca).

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Tradizionalismo, “disordine informativo”, interessi economici

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

I tradizionalisti (cattolici) radicali e i cattolici reazionari di oggi, pensano di essere veramente fedeli al Magistero, qualunque cosa esso significhi. L’analisi è di Mike Lewis, fondatore ed editor del sito Where Peter Is, che in questi giorni ha pubblicato un’analisi approfondita del bricolage caratteristico di questi anni.

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I leader religiosi danno testimonianza viva della fede espressa a Nicea 1700 anni fa

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

In una commemorazione del 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico, i leader religiosi si sono riuniti a Nicea, l’odierna Iznik, in Turchia, il 28 novembre per celebrare il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico nella storia della Chiesa.

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I cattolici hanno un pregiudizio anticulturale?

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

Papa Leone XIV, incontrando la Pontificia Università Lateranense, ha affermato: «Il servizio accademico spesso non gode del dovuto apprezzamento, anche a motivo di radicati pregiudizi che purtroppo aleggiano pure nella comunità ecclesiale. Si riscontra a volte l’idea che la ricerca e lo studio non servano ai fini della vita reale, che ciò che conta nella Chiesa sia la pratica pastorale più che la preparazione teologica, biblica o giuridica» (14.11.2025).

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Le radici della Costituzione. Di Giuseppe Dossetti

da Dossetti.eu, “Studiare Dossetti” notizie, info, bibliografia, approfondimenti su Giuseppe Dossetti.

Discorso tenuto da don Giuseppe Dossetti nei locali dell’abbazia di Monteveglio il 16 settembre 1994.

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Una lettura della Fratelli tutti 1/3: Una mappa per orientarsi

«Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca … ci siamo tutti. Come quei discepoli che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: “Siamo perduti!”. Così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme». Queste parole della preghiera di papa Francesco fatta il 27 marzo 2020, venerdì santo, in una piazza San Pietro vuota a causa della pandemia rappresentano un’immagine che non riassume i tanti e complessi temi della Fratelli tutti, ma ne rende piuttosto bene l’atmosfera.

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«Sentinella, quanto resta della notte?» (Is 21,11). Di Giuseppe Dossetti

da Dossetti.eu, “Studiare Dossetti” notizie, info, bibliografia, approfondimenti su Giuseppe Dossetti.

Commemorazione di Giuseppe Lazzati nell’ottavo anniversario della morte, Milano, 18 maggio 1994.

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Politiche della fraternità e Costituzione

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Il capitolo V dell’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco è dedicato alle politiche della fratellanza come tecnica volta a realizzare un’amicizia sociale capace di maneggiare in modo costruttivo e creativo la conflittualità che circola all’interno del corpo delle società umane. Le democrazie uscite dalle due grandi rivoluzioni moderne sono sostanzialmente imperniate sul binomio libertà-uguaglianza quali diritti esclusivi delle nascenti classi borghesi commerciali e imprenditoriali. In vario modo, dunque, la fraternità sembra essere la grande esclusa dall’esperimento democratico occidentale.

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Vedere le “cose nuove” dalla periferia. Discorso di papa Leone XIV ai partecipanti all’incontro mondiale dei movimenti popolari (23 ottobre 2025)

Il dialogo di papa Leone con i Movimenti Popolari, sulla scia del vivo interesse già manifestato dal suo predecessore, papa Francesco, denota la considerazione che la Santa Sede nutre nei loro confronti, tanto da definire di «importanza profetica» la loro presenza nella società.

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Un cattolicesimo postpapale?

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

C’è chi vorrebbe una parola più chiara di Leone XIV sulla Palestina, una più dura condanna della guerra, un interessamento maggiore verso Gaza; c’è chi lo vorrebbe a Kiev o a nella sua Chicago, dove la situazione si va via via facendo incandescente. C’è chi vorrebbe un intervento per affossare il sinodo, oppure per rilanciarlo. Insomma, su tanti temi, anche di stretta e tragica attualità, non pochi avrebbero il desiderio di un Leone XIV più incisivo. E pure io, lo confesso, a volte mi trovo in questa situazione…

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Est Europa-Chiese: si consuma l’era Wojtyla

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Era il segnale di una rinnovata fiducia in sé stessi: l’Europa cristiana deve respirare «a due polmoni», secondo le celebri parole del papa polacco, Giovanni Paolo II. Entrambi i polmoni: quello romano-latino e quello slavo-bizantino. Un gesto significativo nella storia dello spirito, che ha riformulato la tesi recepita dei tre pilastri dell’Europa: l’antichità, il cristianesimo e la cultura germanica.

La caduta del comunismo nel 1989-1990, un trionfo nella visione di Giovanni Paolo II, segnò anche l’«ora zero» per le Chiese locali dell’Europa centrale e orientale. In molti luoghi, iniziò una ricostruzione sacrificale: spirituale, personale e materiale.

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Il Fascismo. Un testo di p. David Maria Turoldo

Un giorno mi trovavo alla loggia dei mercanti accanto alla piazza del Duomo, ad un raduno di giovani del ‘Littorio’. Vi parlavano Vigorelli, Magliano ed altri. C’era anche un famoso cieco di guerra, di cui non ricordo il nome, che spronava a correre alle armi. Intervenni anch’io, come obiettore. Il mio intervento era sulla necessità di riscoprire la propria coscienza. Ricordo la risposta di Vigorelli che disse: “Come al solito è ancora un prete a sorprenderci, con la sua predicaccia da confessionale”. Era la prima uscita “sulla piazza”. Così ho cominciato il mio sacerdozio di guerra (…).

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La mistica integrale dell’insegnante e dell’insegnamento

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

Tra riforme e controriforme, circolari e disposizioni il mondo della scuola è in continua ebollizione. Ciò è dovuto probabilmente all’incessante e repentino cambiamento dell’odierna società la quale invita a costanti riposizionamenti. Tuttavia di rado l’attenzione generale si concentra sull’ossatura fondamentale dell’istituzione scolastica rappresentata dal corpo docenti.

Quest’ultimi, ora ritenuti appartenenti al ceto impiegatizio, ora configurati al pari di professionisti delle più innovative pratiche didattiche, soffrono e subiscono l’incedere di una comunità nazionale che si ricorda di loro soltanto per gli episodi di cronaca o per i tagli alla spesa dedicata all’istruzione. Così, logorati dal precariato e da un sistema che con difficoltà riconosce il loro profilo fatto di professionalità e passione, in quanto categoria gli insegnanti italiani sporadicamente maturano percorsi tesi a generare nel nostro Paese una vasta e significativa rilevanza sociale, culturale e politica.

Si tratta di una questione che oltre a coinvolgere migliaia di lavoratori riguarda la crescita delle nuove generazioni e, pertanto, il volto e la consistenza dell’Italia nel presente e nel futuro. Un contributo per animare il dibattito su questo tema proviene dall’opera collettiva Lettera a una professoressa del 1967 voluta da quel don Lorenzo Milani che ancora oggi per molti docenti appare come un modello a cui ispirarsi.

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Aree interne: Lettera aperta al Governo e al Parlamento sottoscritta da 141 tra Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati

Pubblichiamo la “Lettera aperta al Governo e al Parlamento”, sottoscritta a conclusione dell’annuale convegno dei Vescovi delle Aree interne. Il documento, firmato al momento da 141 tra Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati, resta aperto per ulteriori adesioni. Il testo sarà consegnato all’Intergruppo Parlamentare “Sviluppo Sud, Isole e Aree Fragili”.

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Appello alle Istituzioni Italiane, ai cittadini e ai credenti in Italia. Di UCEI, CEI, COREIS, Moschea di Roma, UCOII

Questo appello nasce dalla convinzione dell’improrogabile necessità di favorire qualsiasi iniziativa di incontro per arginare l’odio, salvaguardare la convivenza, purificare il linguaggio e tessere la pace. Responsabilità di singoli e di soggetti collettivi!

È un appello che esprime il tanto che unisce, messo a dura prova da quanto sta accadendo, ma nella certezza che il dialogo deve trovare le soluzioni a quanto umilia le nostre fedi e resistere. Ciascuno di noi – primi firmatari – avrebbe certamente qualcosa da aggiungere per esprimere il dolore che proviene dalle rispettive comunità, nelle quali vi sono posizioni e convinzioni diverse, così come aspettative rispetto a determinati fatti e scelte.

L’appello è aperto a quanti condividono questa preoccupazione unitaria che genera responsabilità comune, mettendo da parte, in questo documento, quanto divide, per rafforzare ciò che ci unisce, nello sforzo comune di capire il dolore e le ragioni dell’altro, generando un impegno rinnovato per trovare soluzioni giuste e durature per tutti. In modo particolare, l’appello è aperto al “Tavolo delle religioni” che da tre anni si trova presso la sede della CEI nell’intento di cercare una “Via italiana del dialogo interreligioso”.

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Dichiarazione congiunta del Patriarcato Greco Ortodosso di Gerusalemme e del Patriarcato Latino di Gerusalemme

Sui sentieri della giustizia si trova la vita, la sua strada non va mai alla morte” (Proverbi 12,28).

Qualche settimana fa, il governo israeliano ha annunciato la sua decisione di prendere il pieno controllo della città di Gaza. Negli ultimi giorni, i media hanno ripetutamente riferito di una massiccia mobilitazione militare e dei preparativi per un’imminente offensiva. Le stesse notizie indicano che la popolazione della città di Gaza, dove vivono centinaia di migliaia di civili – e dove si trova la nostra comunità cristiana – sarà evacuata e trasferita a sud della Striscia. Al momento della presente dichiarazione, sono già stati emessi ordini di evacuazione per diversi quartieri della città di Gaza. Continuano ad arrivare notizie di pesanti bombardamenti. Si registrano ulteriori distruzioni e morti in una situazione già drammatica prima dell’inizio dell’operazione. Sembra che l’annuncio del governo israeliano secondo cui «si apriranno le porte dell’inferno» stia effettivamente assumendo contorni tragici. L’esperienza delle passate campagne a Gaza, le intenzioni dichiarate dal governo israeliano riguardo all’operazione in corso e le notizie che ci giungono dal terreno dimostrano che l’operazione non è solo una minaccia, ma una realtà che è già in fase di attuazione.

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L’anima della “Rerum novarum” /6

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Concludendo il nostro percorso di analisi della Rerum novarum – l’enciclica promulgata da Leone XIII nel 1891, fondamento della Dottrina sociale della Chiesa – rileviamo tra gli aspetti più interessanti il fatto che in un’epoca segnata da profonde tensioni sociali, sull’orlo del collasso, fu un Papa a invocare una riconciliazione che andasse oltre la semplice «amicizia» tra ricchi e poveri, auspicando un’autentica unione fondata sul «fraterno amore». La Chiesa non si limita a indicare la via della guarigione sociale: essa stessa si fa medicina.

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«Se non per Dio, fatelo per ciò che d’umano resta nell’umanità…». Intervento sulla pace di don Mimmo Battaglia

Il pianeta risuona tamburi di guerra da ogni direzione dell’orizzonte. In Ucraina tredicimila civili cancellati dal fuoco; a Gaza cinquantasette mila vite spente come candele nella corrente in ventuno mesi d’assedio; dal Sudan quattro milioni di corpi in marcia alla ricerca di un fazzoletto d’ombra; in Myanmar tre milioni e mezzo di volti dispersi fra cenere e giungla; e, sopra tutti, una città invisibile che non smette di crescere: centoventidue milioni di profughi lanciati nel vento come semi. Questi numeri — li sentite pulsare? — dovrebbero gelare il sangue, ma sfumeranno come bruma se non accostiamo l’orecchio al battito che custodiscono. Ogni cifra è una fronte che scotta, una fotografia sbiadita stretta in un pugno, una voce che domanda solo un minuto senza sirene.

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