«Storia di Israele nell’antichità». Un libro di Bernd U. Schipper

L’autore presenta così le concezioni della storia che attraversano i racconti biblici:

Se si guarda ai libri dei Re, a Esdra e Neemia o ai libri delle Cronache, l’Antico Testamento offre le rappresentazioni della storia più diverse perché lo scopo non è dire qualcosa di «vero» o di «storicamente attendibile» sul passato, bensì costruire un senso. Ogni costruzione della storia è soggettiva, nella misura in cui segue un determinato punto di vista e collega insieme consapevolmente passato e presente. I testi biblici offrono non solo storiografia, cioè scrittura della storia, ma anche narrazione della storia. In questo senso il confine tra «Storia» (history) e «storia» (story) è labile. Entrambe servono alla memoria, che crea senso e identità. Scrittura della storia e costruzione della storia costituiscono insieme storie ufficiali più ampie, segnate da determinate strutture narrative («master narratives»). Per quanto riguarda l’Antico Testamento, tale struttura narrativa può essere evidenziata in due grandi concezioni letterarie della storia: la visione deuteronomistica della storia di Israele e quella del Cronista. […] La finalità teologica della concezione della storia del Cronista ha come conseguenza che, rispetto alla concezione del Deuteronomio, è l’epoca di Davide e Salomone a essere considerata il vero momento fondante di Israele, e la storia di questo «Israele» è messa in relazione con i re di Gerusalemme. I re del regno di Israele – con capitale Samaria, a nord – non sono citati neanche una volta. L’esempio chiarisce che il termine «Israele», in epoca veterotestamentaria, poteva indicare concetti completamente diversi.

Bernd Ulrich Schipper

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Il peccato e l’eresia del separatismo razziale

da Ortodossiatorino.net, il sito della parrocchia ortodossa del Patriarcato di Mosca a Torino dedicata a San Massimo.

Ci sono diversi gradi di pregiudizio razziale ed etnico. Per molti, è una cosa molto inconsapevole, ma che si manifesta con il desiderio di stare vicino a quelli del tuo stesso tipo e di escludere gli altri… almeno in certi contesti. Ci sono tuttavia alcuni nella Chiesa ortodossa che sono apertamente razzisti e antisemiti e che hanno ragioni ideologiche per le proprie opinioni. Tali persone sono fortunatamente una piccola minoranza, ma anche se non dovremmo esagerare la loro importanza, spingendo il problema al di fuori di ogni proporzione, non dobbiamo sottovalutarli. Come per ogni peccato, dobbiamo dire chiaramente ciò che dice la Chiesa. Inoltre, dobbiamo combattere anche le forme inconsce di razzismo e di etnocentrismo, perché queste cose sono barriere che impediscono alla gente di entrare nella Chiesa ortodossa.

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