Il komboskini (in greco), o Chotki (in russo), è la corona utilizzata dai cristiani d’oriente per rimanere con la mente e il cuore in preghiera. Il nome è greco e significa cordoncino (skini) di nodi (kombos).
Viene usato non tanto per contare le preghiere quanto per darsi un ritmo, facendosi aiutare dallo scorrere lentamente la corona tra le dita, mentre si ripete: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore” (preghiera del cuore).
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Intervista a Adalberto Mainardi su I Racconti di un pellegrino russo per Il viaggiatore – Radio 1 in data 15 dicembre 2013
Il carattere antropologico e tricotomico della spiritualità orientale giustifica questa divisione proposta da Teofane il Recluso come la più adeguata per classificare i diversi gradi che corrispondono alla struttura del composto umano: 1) La preghiera corporale o vocale; 2) La preghiera mentale; 3) La preghiera del cuore; 4) La preghiera spirituale.
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Candidi racconti di un pellegrino al suo padre spirituale (titolo originale russo: Otkrovennye rasskazy strannika duchovnomu svoemu otcu) è il titolo di uno dei più diffusi e amati libri sulla preghiera cristiana ortodossa.
L’opera è piuttosto recente: la sua prima edizione in lingua russa è stata stampata a Kazan’ intorno al 1860. Le sue traduzioni in altre lingue, che hanno reso celebri i Racconti di un pellegrino, risalgono agli anni successivi alla prima guerra mondiale.
Nonostante l’età relativamente giovane, e il suo stile narrativo popolare, i Racconti hanno un posto di rilievo tra i più stimati testi spirituali dell’Ortodossia russa. Altrettanto significativa è l’origine del testo. Per quanto immersi nell’atmosfera dell’Impero russo della seconda metà dell’Ottocento, i Racconti provengono dal Monte Athos, e precisamente da un manoscritto anonimo scoperto nel monastero athonita russo di San Panteleimone.
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Abuna Matta El Meskin (Padre Matteo il Povero, 20/9/1919 – 8/6/2006), monaco Copto Ortodosso, è stata la figura chiave della rinascita del monachesimo egiziano che cominciò nel 1969, quando fu incaricato di rifondare il monastero di San Macario a Wadi El-Natrun in Egitto. Al momento della sua morte la comunità si era accresciuta passando da 6 a 130 monaci, mentre contemporaneamente nuovi monasteri erano stati fondati ed altri già esistenti si erano rinvigoriti numericamente.