Oltre la sparizione dei preti, anche quella dei matrimoni: ma ci tocca?

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

Hanno fatto abbastanza scalpore, perché rimbalzati sui media nazionali, i risultati di una ricerca pubblicata su La Scuola Cattolica (rivista del Seminario di Milano) condotta da don Martino Mortola e don Paolo Brambilla, con l’aiuto di demografi dell’Università Cattolica di Milano.

L’indagine, di natura primariamente statistica, ma con abbondanti ricadute pastorali, ha suscitato interesse e visibilità perché denuncia che nel prossimo futuro ci sarà un drastico calo del numero di sacerdoti attivi nel ministero della diocesi ambrosiana.

Di per sé questa non è una novità: basta avere un minimo il polso della situazione e il coraggio dell’intelligenza per confrontarsi con una realtà che, da tempo, è ormai evidente e che richiederebbe una grande forza e una ancor più grande libertà di cambiamento: queste però ancora faticano a sorgere.

In particolar modo ha avuto risonanza la notizia che nel 2040 (quindi fra 17 anni, non 170) ci saranno meno di 100 preti sotto i quarant’anni, in una diocesi che conta 5 milioni di abitanti (e, ad oggi, circa 1600 preti, molti ormai anziani): dati che, al solito, scatenano il web, mentre dovrebbero invitare a un ripensamento generale di quello che sarà il quotidiano delle nostre comunità, dei suoi sacerdoti e dei suoi laici.

C’è però un dato che è passato sotto silenzio nel dibattito — ennesimo segno che di clericalismo siamo un po’ tutti preda — ed è questo: dai 18.000 matrimoni religiosi degli anni ’90, ora siamo a circa 4.000 all’anno. Se la matematica non mi inganna, un calo circa dell’80%. Insomma, pochissimi ormai si sposano in chiesa (e pure questo è noto), ma anche qui il peso del numero è rilevante.

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E se domani i preti lavorassero come gli altri?

da Labarcaeilmare.it, la Barca e il Mare, Chiesa e Dintorni.

Sarà stato il gran caldo o forse il semplice fatto che, d’estate, terminato il CRE non ci sono appuntamenti serali. Così, una sera, dopo un momento di lettura della biografia di don Milani che leggo da mesi (500 pagine per un curato sono tante e spesso devo rileggere alcune parti finite nell’oblio della memoria…), mi è sorta dal nulla una domanda: e se domani i preti avessero un lavoro come tutti gli altri? 

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“Anche”. Preti, parrocchie, laicato

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

“Don S. mantiene l’incarico di direttore …, ed assume anche quello di parroco dell’unità pastorale …

Don C. parroco di …, diventa parroco anche di …

Don L. vicario parrocchiale di …, lo diventa anche di …

Don R. parroco di …, è stato nominato anche amministratore parrocchiale di …

Don S. parroco di …, è stato nominato anche assistente spirituale …

Don A. direttore di …, è stato nominato anche consulente …

All’unità pastorale di … si aggiungono anche le parrocchie di … “

Molto istruttiva la lettura delle pagine che riportano le nuove nomine, i trasferimenti dei preti, e la continua modifica del reticolo parrocchiale. Dopo le prime considerazioni oggettive mi sorprendo però a divagare, tra me e me, intorno a una piccola parola che vi ricorre davvero molto spesso: ‘anche’.

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Parrocchia 2050: a qualcuno interessa?

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

In tutto questo gran parlare (ma non ovunque) di Sinodo, e non sempre conseguente fare, come ormai è sotto gli occhi di tutti quanti vogliano semplicemente osservare, c’è una frase assai nota di Alcide De Gasperi (che la derivava dal teologo americano James Freeman Clarke) che mi torna: «Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione». Parafrasiamola nel nostro contesto ecclesiale: «un amministratore guarda al prossimo anno, un vescovo profetico guarda alla prossima generazione».

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Pochi preti, troppe strutture. Immaginare un futuro possibile

da Aclilombardia.it, ACLI Lombardia APS, Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani Lombardia.

l numero di luglio di Jesus, il mensile dei Paolini, ha ospitato un dialogo a più voci attorno al tema “Verso una Chiesa senza preti?”. Ad intervenire mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, la ricercatrice Paola Lazzarini Orrù, presidente di “Donne per la Chiesa”, il sociologo Marco Marzano, docente presso l’Università di Bergamo e autore del recente “La casta dei casti” (Bompiani 2021),  don Dario Vitali, professore di Dogmatica in Gregoriana. 

Il punto di partenza è il paradosso presente nella Chiesa italiana, e in generale in quella occidentale: i preti sono in costante calo e quelli in servizio diventano sempre più anziani. Eppure non diminuisce il tasso di “clericalismo” con cui è organizzata la vita ecclesiale. I numeri, per un verso, parlano chiaro: i sacerdoti diocesani nella penisola sono circa 32 mila, nel 1990 erano 6 mila in più. Ma preoccupa soprattutto l’età: oggi un terzo del clero ha più di 70 anni, un altro quinto ne ha più di ottanta e solo un prete su dieci meno di 40. Ciononostante, tutto continua a ruotare attorno alla figura del presbitero, vero dominus sia della gestione amministrativa che di quella pastorale, salvo rare e timide sperimentazioni in cui anche i laici e le religiose assumono incarichi istituzionali.

Il dialogo – di qualità e polifonico pur nell’accento molto diverso delle voci intervenute –  andrebbe letto per intero. Mi interessa in questa sede richiamare alcune idee proposte da mons. Erio Castellucci, da poco nominato vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

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Cappellani sì, militari no!

da Paxchristi.it, movimento cattolico internazionale per la pace.

Pubblichiamo il testo completo del comunicato stampa di Pax Christi Italia “Cappellani sì, militari no!”.

Pax Christi Italia ha appreso che “il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di Intesa tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sull’assistenza spirituale alle Forze armate”. Per ora le scarsissime notizie al riguardo non depongono a favore di un buon risultato a proposito della smilitarizzazione dei cappellani per la quale Pax Christi da molti anni ha sollevato la questione.

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