
Proponiamo l’audio di una conferenza di don Bruno Maggioni sul Concilio Vaticano II tenuta presso la fraternità monastica di Montecroce (TO) nel giugno 1986 (Montecroce.it). Abbiniamo un breve brano tratto da “La Parola che appassiona. Bruno Maggioni a colloquio con Saverio Xeres”.
Bruno Maggioni – Introduzione al Vaticano II (Giugno 1986)
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Credo si possa serenamente dire che il concilio è stato essenzialmente centrato sulla rivelazione biblica, sia come contenuti, sia come stile. Non è stato, infatti, un concilio che si è occupato di rispondere a taluni questioni contingenti, quanto piuttosto una grandiosa rilettura dei fondamenti del cristianesimo, allo scopo di evidenziarne il significato per l’uomo contemporaneo. Ora, i fondamenti del cristianesimo stanno ovviamente nella parola di Dio, così come suo carattere specifico è quello di essere una parola per l’uomo di ogni tempo e di ogni luogo.
Ancora, c’è da rilevare il carattere di globalità che caratterizza l’insegnamento conciliare. Esso, cioè, non si è occupato di un punto o l’altro della dottrina e della morale cristiana, ma – come si è detto – dei fondamenti, della radice, e a partire di là ha riletto il messaggio cristiano in tutta la sua ampiezza. Si pensi, oltre alle già ricordate riflessioni sulla rivelazione e sulla Scrittura, a quelle sulla tradizione e sul magistero, oppure sulla natura profonda della chiesa e su due delle sue funzioni più essenziali e caratterizzanti: la liturgia e la missione. Il motivo di questa globalità sta proprio nel fatto ben noto – e talora pure deplorato, mentre invece è pienamente legittimo – che il Vaticano II non è stato convocato per contrastare alcuni errori o chiarire talune questioni controverse, come molti concili del passato, ma piuttosto per ridare senso e vigore a un messaggio che il mondo sembrava non comprendere più.
Infine, una terza nota, che evidenzia il riferimento non superficiale né occasionale, ma profondo ed essenziale, del concilio alla Bibbia, è quella di aver affrontato le questioni non in negativo, ma in positivo, in dialogo. Questa è indubbiamente una scelta evangelica. È più facile rilevare gli errori degli altri che dire, in positivo, la propria verità. Questioni come il rapporto con le altre chiese cristiane, l’ebraismo e le altre religioni, con le culture e – soprattutto – la questione delicatissima della libertà religiosa, pur sembrando a uno sguardo superficiale più imposte dalla modernità che dal vangelo, in realtà toccano proprio le radici e il cuore del vangelo e sono, in un certo senso, la spia della sua perenne attualità.
don Bruno Maggioni