
Il brano che proponiamo è tratto da Le Milieu Divin. Essai de vie intérieure (L’ambiente divino. Saggio di vita interiore). Ogni periodo nella storia della Chiesa vede sorgere un nuovo tipo di cristiano/cristiana, una nuova concretizzazione e incarnazione dello spirito evangelico. La spiritualità de L’Ambiente divino – che reca come sottotitolo Saggio di vita interiore – ci mostra il cristiano dei tempi nuovi, il cui impegno è di costruire il mondo in Cristo e di contribuire con il suo sforzo e con il suo lavoro alla edificazione del suo Corpo mistico. Teilhard cerca di tracciare le grandi linee di una spiritualità cristiana, fedele alla sua sorgente originaria, ma tutta orientata verso la parusía, che ogni cristiano attende nella speranza della fede. In questa prospettiva, il lavoro, la scienza, la tecnica, l’arte, la cultura prendono il loro posto in una concezione cristiana della vita. «Un’opera, in cui prende figura una nuova Imitazione per i secoli a venire», ha scritto il teologo Norbert W. Wildiers, editore delle Opere di Teilhard de Chardin.
Non penso di esagerare affermando che, per i nove decimi dei cristiani praticanti, il lavoro umano rimane allo stadio di “impedimento spirituale”.
Nonostante la pratica della retta intenzione e dell’offerta della giornata a Dio, la massa dei fedeli conserva inconsapevolmente l’idea che il tempo passato in ufficio, nello studio, nei campi o nell’officina, è qualcosa che distrae dall’adorazione. E’ impossibile non lavorare, s’intende. Ma è anche impossibile, si dice, pretendere dai cristiani comuni quella vita religiosa profonda riservata a coloro che hanno la possibilità di pregare o di riflettere tutto il giorno. Qualche minuto può essere recuperato per Dio. Ma le ore migliori sono assorbite, o addirittura deprezzate, dalle preoccupazioni materiali.
Una moltitudine di cattolici, dominata da questo sentimento, conduce una vita praticamente doppia o impacciata: hanno bisogno di lasciare il loro abito umano per credersi cristiani, e soltanto dei cristiani di qualità inferiore.
Senza dubbio nelle nostre giornate ci sono dei momenti particolarmente nobili e preziosi, quelli della preghiera e dei sacramenti. Senza questi momenti di contatti più efficienti ed espliciti, l’influsso dell’onnipresenza divina s’affievolirebbe ben presto fino al punto che la nostra migliore diligenza umana, senza essere assolutamente perduta per il mondo, resterebbe per noi vuota di Dio.
Ma dopo aver gelosamente riservato questa parte di rapporti con Dio incontrato, se si può dire, “allo stato puro” (cioè allo stato di Essere distinto da tutti gli elementi di questo mondo), come dubitare che l’occupazione più banale, o la più assorbente, o la più attraente, ci obblighi a uscire da Lui?
Ripetiamolo: in forza della Creazione e ancor più dell’Incarnazione, niente è profano su questa terra, per chi sa vedere. Tutto è invece sacro per chi distingue in ogni creatura la particella di essere eletto sottomessa all’attrazione del Cristo in via di consumazione.
Riconoscete, con l’aiuto di Dio, il nesso anche fisico e naturale che lega la vostra fatica e l’edificazione del Regno dei cieli, vedete il Cielo stesso sorridervi e attrarvi attraverso le vostre opere; e, lasciando la chiesa per la città bruciante, avrete soltanto il sentimento di continuare a immergervi in Dio.
Se il lavoro vi sembra insignificante o spossante, rifugiatevi nell’inesauribile e riposante interesse di progredire nella vita divina. Se vi appassiona, fate passare nel gusto di Dio, meglio conosciuto e desiderato da voi sotto il velo delle opere, lo slancio spirituale che vi comunica la materia. Mai, in nessun caso, “sia che mangiate, sia che beviate”, consentite a fare alcunché di cui non riconosciate dapprima e non perseguiate supremamente in seguito il significato e il valore costruttivo in Cristo Gesù.
Questa non è una lezione di salvezza qualsiasi: secondo la vocazione di ciascuno, è la via stessa della santità. Cos’è infatti per una creatura essere santa, se non aderire a Dio con tutte le sue forze, al massimo? E che cosa significa aderire a Dio al massimo, se non realizzare nel mondo, che deve essere organizzato intorno a Cristo, la funzione esatta, umile o eminente, a cui la creatura è destinata?