L’anima della “Rerum novarum” /1

da Settimananews.it, la storica rivista di attualità, pastorale, teologia dei dehoniani.

Nei primi giorni del pontificato di Leone XIV, lo sguardo si è posato sulla storia e si è delineata la figura di Leone XIII, da cui è stato ricavato molto spesso questo titolo: «Con la Rerum novarum iniziò la Dottrina sociale della Chiesa». Infatti, come ha confermato lo stesso Robert Prevost, con il nome papale che ha scelto egli intende rendere omaggio a colui che, nel 1891, firmò un’enciclica fondamentale.

Se al precedente papa Leone toccò affrontare le conseguenze della rivoluzione industriale nel mondo del lavoro, il pontefice agostiniano ha davanti a sé un’altra sfida non meno donchisciottesca: custodire la dignità umana di fronte all’impatto che la rivoluzione digitale ha su tutti noi. E, ancora di più, l’intelligenza artificiale. Uno strumento tecnologico che, in cattive mani, può condurci in un abisso senza ritorno.

Per questo, nei prossimi articoli, cercherò di offrire le chiavi principali della Rerum novarum e di capire come quella enciclica continua a interpellarci oggi. La prima osservazione è che si tratta di un testo diretto, semplice e privo di ogni linguaggio altisonante. In realtà, Leone XIII lo scrisse pensando a coloro ai quali era in gran parte rivolto: gli operai. Un dato fondamentale in un’epoca in cui l’analfabetismo era una piaga nei ceti sociali più bassi.

Un altro dato importante è il suo coraggio. Quasi un secolo e mezzo fa non doveva essere facile iniziare un testo magisteriale con queste parole: «L’ardente brama di novità che da gran tempo ha cominciato ad agitare i popoli, doveva naturalmente dall’ordine politico passare nell’ordine simile dell’economia sociale».

In un tono provocatorio, tipico di un buon giornalista, Leone XIII ha avuto la lucidità di intuire l’origine del conflitto: «I portentosi progressi delle arti e i nuovi metodi dell’industria; le mutate relazioni tra padroni ed operai; l’essersi accumulata la ricchezza in poche mani e largamente estesa la povertà; il sentimento delle proprie forze divenuto nelle classi lavoratrici più vivo, e l’unione tra loro più intima; questo insieme di cose, con l’aggiunta dei peggiorati costumi, hanno fatto scoppiare il conflitto».

E conflitto fu … Da esso emersero l’anarchismo, il comunismo e il fascismo. Da esso germogliò una radice di ingiustizia sociale che, non essendo stata stroncata, causò milioni e milioni di morti. Leone XIV, in un altro tempo di guerra, invoca anch’egli l’unità, la giustizia, la pace e l’amore.

Miguel Ángel Malavia

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