La Parola è la mia casa: [22/06/2025] dom Corpus Domini TO anno C

da Parrocchiechiurocastionetto.it, il sito della Comunità pastorale di Chiuro e Castionetto.

Scoprire Melchisedek: fuori dagli schemi come Gesù!

Dal vangelo secondo Luca (Lc 9,11b-17)

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. 

Le letture di oggi ci danno lo spunto per conoscere un personaggio spesso nominato ma poco conosciuto e per riflettere su alcuni aspetti particolari del mistero eucaristico. Nella prima lettura un re misterioso, Melchisedek, re di giustizia che governa su Salem (la futura Gerusalemme), non ebreo, esce dalla sua città incontro ad Abramo per offrire, in un rito di benedizione, pane e vino. Nella seconda lettura vi è la trasmissione del memoriale dell’ultima cena con la sottolineatura del pane e del calice. Così il vangelo propone uno dei racconti della distribuzione dei pani e dei pesci.

In questi brani, appunto, permane sotto traccia l’enigmatico personaggio di Melchisedek e il suo sacerdozio fuori dagli schemi. Di questa figura la Bibbia non ci dice molto. Il suo nome significa «Il mio re è giusto», oppure «Re di giustizia». Regna, come scritto, su Salem, che rimanda al termine «shalom», «pace»; egli, quindi, non solo è re di giustizia, ma anche re di pace.

Il secondo punto in cui si parla di Melchisedek è nel salmo responsoriale, in cui si prefigura la venuta di una figura messianica che sarà sacerdote eterno “alla maniera di Melchisedek”.

Cosa significa essere sacerdoti per sempre al modo di Melchisedek? Ci viene in aiuto la Lettera agli Ebrei: l’anonimo autore, infatti, identifica Gesù come il messia profetizzato nel Salmo, e dice che è Gesù il «sacerdote per sempre». Di Melchisedek non si conosce né l’origine, né la discendenza, né l’età, tutte caratteristiche fondamentali per abilitare un uomo ad assumere il ruolo sacerdotale nell’Antica Alleanza: soltanto gli uomini della Tribù di Levi, discendenti di Aronne, potevano essere sacerdoti del Tempio. Gesù, che appartiene alla tribù di Giuda, non è abilitato per nascita al sacerdozio tradizionale, eppure egli è il Sommo Sacerdote annunciato dai profeti. Il suo modo di essere sacerdote è nuovo e antico allo stesso tempo: non più legato al sangue, ma all’elezione di Dio, come per Melchisedek.

È da notare la natura dell’offerta di Melchisedek: pane e vino. Nel pane e nel vino è significato il sacrificio di Cristo sulla croce, che è unico e irripetibile ed ha valore per sempre. Come dall’offerta del pane e del vino fatta da Melchisedek sgorga la benedizione su Abramo, così dal sacrificio eucaristico sgorga abbondante la benedizione sul popolo di Dio, la Chiesa, edificata nella Nuova ed Eterna Alleanza (1Cor 11,25).

Nel brano della moltiplicazione dei pani e dei pesci Gesù, prima di spezzare e di dare, benedice, esattamente come Melchisedek nella prima lettura. Luca userà la stessa parola alla presenza dei due discepoli di Emmaus. Gesù nel dare alla folla coinvolge nel suo servizio sacerdotale i suoi discepoli. In Cristo, sommo ed eterno sacerdote al modo di Melchisedek, ogni battezzato diventa sacerdote, attraverso la consacrazione compiuta dal battesimo stesso (Lumen gentium 10).

Questo sacerdozio comune mette in grado di celebrare il culto della nuova Alleanza non solo con atti espliciti, ma anche, al pari di Cristo, con tutta la propria vita, trasformata in sacrificio vivente a Dio gradito (cfr. Rm 12,1). Questo è qualcosa del tutto nuovo rispetto alle altre religioni, dove i confini del culto e della vita profana sono ben delimitati.

Nell’unico sacerdozio di Cristo siamo tutti sacerdoti. Nell’eucarestia celebrata in chiesa (dove il sacerdozio ministeriale dei presbiteri è al servizio del sacerdozio comune) e nella vita.

Il corpo di Cristo è stato mischiato con i nostri corpi, anche il suo Sangue è stato versato nelle nostre vene, la sua voce è nelle nostre orecchie, il suo splendore nei nostri occhi … Nella sua compassione, tutto di lui è stato mescolato con tutto di noi.

Efrem il siro

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