Esiste un dovere di contribuire alla vita di una democrazia?

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

In Italia, alle recenti elezioni europei dello scorso giugno, ha partecipato il 49,7 per cento degli aventi diritto. È la prima volta che nella storia repubblicana si registra una simile affluenza in elezioni di questo genere. La crisi di partecipazione alla vita democratica del Paese non pare conoscere rallentamenti. In un bel volume intitolato Democrazia e amicizia sociale. Superare la crisi della partecipazione (Ave, 2024), il filosofo morale Giovanni Grandi cerca di declinare un nuovo paradigma di partecipazione attraverso la relazione fra democrazia e amicizia sociale. Professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste, Grandi fa parte del Comitato scientifico delle Settimana sociali dei cattolici in Italia. Lo intervistiamo a partire dai contenuti del suo ultimo libro.

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Crescita economica e crescita sociale non possono essere disgiunte

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

La cosa più difficile del tempo che viviamo è, probabilmente, seguire la rapidità di evoluzione e la complessità dello scenario nel quale siamo immersi. L’inaugurazione della XXXII Olimpiade ci ha offerto un intero indice di argomenti per rappresentare tale complessità: il 23 luglio del 2021 si sono infatti aperte le Olimpiadi di Tokyo 2020. L’asincronia contenuta in tale denominazione segna la catastrofe che ha investito il mondo: probabilmente tale tragedia si è avviata nell’autunno del 2019. Nei primi mesi del 2020 l’epidemia di un oscuro virus originata in Cina ha cominciato a percorrere le rotte dei movimenti globali. L’11 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarò ufficialmente al mondo che era in corso una pandemia. Da allora, abbiamo assistito a stadi diversi della lotta al Covid-19: prove terribili per i sistemi sanitari; tentativi, fallimenti e progressi immani della scienza; errori – e speculazioni indegne – di natura politica che si sono alternati a decisioni di grande coraggio e lungimiranza di portata storica.

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«La tutela della salute diritto costituzionale di tutti i cittadini»

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

La Diaconia Valdese esprime la propria vicinanza, solidarietà e ringraziamento a tutte le persone che in questa fase stanno operando per contrastare l’epidemia e assicurare assistenza: il personale sanitario, la protezione civile, le associazioni del volontariato, gli operatori dei servizi essenziali e tutti coloro che in vari ruoli sono sul campo in questa fase.

I medici, gli infermieri, tutti gli operatori dei servizi sanitari sono i più coinvolti nell’assistenza e assicurano in condizioni di estrema difficoltà la presa in carico e la cura dei colpiti dall’epidemia.

Il Servizio Sanitario Nazionale universalistico è un bene pubblico del nostro Paese, il cui valore supremo deve essere tutelato e preservato. La nostra Costituzione, all’art. 32, indica che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

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Germania, i fantasmi del passato: dalla deprivazione alla depravazione

da Joimag.it, il sito dell’associazione JOI, Jewish Open Inclusive.

La strage di Hanau, in Germania, con il suo tragico tributo di undici morti e quattro feriti gravi, non scoperchia nessun tombino, semmai confermando gli effluvi mefitici e i miasmi nausebondi che ammorbano un Paese il quale, pur con tutti i limiti del caso, dal dopoguerra in poi ha cercato di fare i contì – più e meglio di altre nazioni europee – con il proprio passato. La destra radicale è bene insediata nel labirinto delle organizzazioni, più o meno legali, che usano il conservatorismo di una parte della popolazione come volano per estremizzare le reazioni ai cambiamenti in atto. I dati in materia sono significativi: nel 2018 in Germania sono stati registrati 20.400 reati riconducibili all’estremismo di destra, di cui 938 eventi violenti, insieme a 821 crimini prettamente xenofobi. Sussiste un sostanziale accordo tra gli studiosi e i ricercatori, quindi in immediato riflesso tra le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie, nel quantificare e, soprattutto, nello stimare il fenomeno.

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