da Coreis.it, Comunità Religiosa Islamica Italiana, una comunità islamica nel cuore dell’occidente; da Mosaico-cem.it, sito ufficiale della comunità ebraica di Milano.
Oggi il pluralismo è un dato di fatto e non una scelta. Non è più un fenomeno sociale transitorio o reversibile, ma è ormai profondamente radicato nel nostro Paese anche in seguito ai flussi migratori che lo ridefiniscono in senso sempre più multiculturale e multireligioso. Questa realtà impone la costruzione di modelli di convivenza che armonizzino le regole dell’accoglienza con quelle dell’appartenenza, favorendo quindi l’ascolto e il riconoscimento gli uni degli altri nel rispetto della diversità, vista come valore da sperimentare nella vita quotidiana e anche all’interno degli istituti di pena.
Da questa premessa nasce il progetto “Conoscere e gestire il pluralismo religioso negli istituti di pena lombardi”, promosso da Università degli Studi di Milano, Ministero della Giustizia, Arcidiocesi di Milano, Coreis – Comunità religiosa islamica italiana, Comunità ebraica di Milano, Unione Buddhista, Biblioteca Ambrosiana e Caritas Ambrosiana, sostenuto dalla Fondazione Cariplo e rivolto al personale penitenziario e ai detenuti di nove istituti di pena della regione.
Questo il progetto come viene descritto da Coreis.it.
Obiettivi del progetto sono contrastare l’analfabetismo religioso, prevenire la creazione di “stereotipi dell’altro”, favorire il dialogo fra diverse culture e religioni, sostenere le figure più vicine al detenuto. Attraverso laboratori, momenti di formazione e dialogo con i detenuti e il personale carcerario, il progetto vuole promuovere una adeguata conoscenza e gestione del pluralismo religioso e favorire la crescita di una “nuova cittadinanza” all’interno del processo di rieducazione e integrazione sociale dei detenuti.
Da Mosaico-cem.it le dichiarazioni dell’assessore alla cultura della comunità ebraica di Milano, Davide Romano.
L’iniziativa parte da un dato di fatto ormai tristemente noto: tantissimi terroristi islamici entrano in carcere come criminali (laici) comuni, per poi radicalizzarsi e uscirne da jihadisti. Tutti i tecnici del settore hanno registrato questo dato, ma la politica è molto in ritardo e troppo poco si è fatto da parte delle istituzioni in termini di prevenzione.
“Questo è un tema che chi mi conosce sa bene essere una mia priorità da anni – dichiara Davide Romano -. Per questo da quando sono assessore alla Cultura (un paio d’anni) stiamo lavorando come Comunità Ebraica di Milano insieme alla Curia e il Coreis di Milano per entrare nelle carceri con dei corsi dedicati alla diversità e alla tolleranza reciproca. L’anno scorso il corso lo abbiamo tenuto solo agli agenti di custodia, quest’anno finalmente arriveremo ai detenuti. Un esempio che dalla Lombardia potrebbe un domani essere preso a modello nazionale. Nel frattempo accontentiamoci del successo lombardo”.