
da Comunitalaudatosi.org, il sito delle Comunità internazionali “Laudato si’” proposte da Diocesi di Rieti e Slow Food.
Che sarebbe stato un Papa fuori dal comune l’avremmo potuto capire già dal nome scelto al momento della nomina. Chi poteva scegliere come modello a cui far riferimento il poverello di Assisi, se non uno che avesse a cuore temi come la cura del creato e gli umili? E in effetti, l’impegno di Papa Francesco nei confronti dell’ambiente e degli ultimi, è sempre stato rilevante, e – caratteristica peculiare del suo apostolato – ha fatto sì che la difesa della casa comune diventasse un dovere cristiano, in politica come nella vita quotidiana. È questo quello su cui Bergoglio ragiona nell’Enciclica che è stata considerata da chi, anche nella Chiesa, non ne ha capito il significato profondo, un documento ambientalista.
La Laudato Si’ è molto di più di un’enciclica verde.
Il suo approccio sistemico la rendono una vera e propria enciclica sociale. La sua straordinarietà è stata proprio nella capacità, in un periodo in cui – a nemmeno cinque anni di distanza! – la centralità del tema ambientale non era scontata, di smuovere le coscienze di chi credeva che parlare di ecologia fosse per pochi. Al contempo ha offerto nuove suggestioni anche a chi si è sempre battuto per la difesa della nostra Terra Madre come l’idea che non ci può essere giustizia sociale in un ambiente degradato o il potente concetto del “tutto è connesso” grazie al quale spiega che il grido della terra è collegato a quello dei poveri. È questo il modo di vedere il mondo con le lenti dell’ecologia integrale: un insieme di interconnessioni dove anche la più piccola azione ha un’influenza sul resto del sistema, e dove quindi siamo tutti corresponsabili della sofferenza del pianeta.
Da dove nasce la crisi ambientale?
Bergoglio ci ricorda che il più grave imputato è il nostro sistema economico, il consumismo sfrenato e l’atteggiamento predatorio che abbiamo nei confronti della nostra casa comune: “questa economia uccide”. Una dichiarazione forte che testimonia la necessità di cambiare. La buona pratica consigliata per intraprendere la conversione ecologica di cui parla il Papa e di cui tutti abbiamo bisogno è chiara, apparentemente semplice ma molto difficile da mettere in atto: il dialogo. Fra le altre cose, infatti, questa Enciclica è un inno alla capacità di incontrare l’altro, di creare ponti e di entrare in contatto con il diverso, preservando la propria identità e nel contempo contaminandola e arricchendola con quella degli altri. Oggi più che mai, infatti, l’unica soluzione per assicurarci un futuro è creare alleanze, ricordandoci che la famiglia umana è una sola e che apparteniamo tutti alla stessa comunità di destino. Non a caso, sull’onda positiva creata da questo documento rivoluzionario, dalla sinergia tra Slow Food e la Diocesi di Rieti, dal dialogo tra un agnostico – il sottoscritto – e un Vescovo – Domenico Pompili – è nata l’idea di costituire comunità locali che operino nello spirito dell’Enciclica e che prendono difatti il suo nome: Comunità Laudato Si’. Comunità dove non vigono obblighi ma concetti come l’intelligenza affettiva, dove i cittadini sono spinti dal voler stare insieme perché consapevoli che nessuno si salva da solo e che cambiare abitudini è più semplice se lo si fa in compagnia.
La sfida è dei giovani
Basterebbe questo per comprendere da un lato la caratura culturale, politica e spirituale di questo Papa e dall’altro la potenza di contagio che l’Enciclica ha avuto in questi anni, tanto da creare nel mondo giovanile e cattolico una vera e propria “generazione Laudato Si”. Ma non è finita qui: questo pensiero rivoluzionario ha trovato continuità e messa in pratica nell’incontro dello scorso ottobre, fortemente voluto da Bergoglio, che ha visto riuniti i Vescovi provenienti dai Paesi amazzonici e a cui ho avuto l’onore di parteciparvi come uditore. Il Sinodo Panamazzonico è stato un’assise incredibile che ha tracciato i primi passi del cammino da intraprendere insieme il cammino verso l’ecologia integrale. Il prossimo appuntamento, sempre di matrice bergogliana, si terrà a marzo ad Assisi, e vedrà riuniti più di 2000 giovani da tutte le parti del mondo: un’altra occasione unica di dialogo per riflettere su come creare una nuova economia che metta al centro l’uomo e l’ambiente. Affidare questa sfida ai giovani è quanto di più moderno possa esistere.
Come osservatore agnostico, rimango stupito di trasformazioni che a tratti hanno del miracoloso: nell’ultimo secolo, due Papi conservatori – o comunque ritenuti tali – sul soglio pontificio sono diventati promotori e artefici di cambiamenti vivaci, per certi versi “progressisti” e necessari. Qui però sto uscendo fuori dal mio seminato, e taccio.
Carlo Petrini