Perché amo tantissimo l’Italia. Testimonianza di Tudor Petcu

Da molti anni ho cercato da rumeno di comprendere le funzioni culturali e spirituali dei paesi che sono riuscito a visitare per rendermi conto della bellezza che sta caratterizzando questo meraviglioso mondo in cui noi viviamo. Mi sono sempre detto che non potrò mai scoprire la mia stessa identità ed eredità se non farò una misura autentica di essere un testimone della storia che si svolge accanto a me. Ecco perché ho voluto diventare un pellegrino, pensandomi sopratutto alla storia del pellegrino russo così tanto importante per quanto riguarda la saggezza che si può acquisire nel corso del nostro viaggio sulla Terra.

Tenendo conto di tutto quello che ho sottolineato sopra, ho scelto di sviluppare una situazione affettiva verso le altre culture che, di fatto, sono sempre state presente nella mia mente e nel mio cuore. Oltre, non potrei mai essere un vero cristiano se non fossi capace ad accettare la diversità nel piano spirituale che rappresenta lo scopo della creazione di Dio.

Così ho cominciato a fare la conoscenza di alcuni paesi la cui influenza su di me ha cambiato il corso della mia comprensione personale. Da questo punto di vista, potrei riferirmi al viaggio che ho fatto in Irlanda nel 2010 dove ho scoperto per la prima volta nella mia vita il cristianesimo celtico la cui presenza nelle chiese ortodosse è stata nel frattempo dimenticata. Poi, avendo l’opportunità di visitare un paese come Israele, ho vissuto in modo reale la presenza di Cristo che toccava in un certo senso il mio cuore stanco.

Ma, il mio incontro con l’Italia che si deve a un viaggio che avevo fatto nel 2014, è una realtà personale che mi ha aiutato da due punti di vista: la scoperta dell’eredità lasciata dall’Italia allo spazio europeo e la comprensione del fatto che l’italiano è una lingua ufficiale del cristianesimo.

Facendo tutti i cammini sulla terra di San Pietro mi sono detto che dovrei non solo conoscere la storia della cultura italiana, ma soprattutto integrarmi nel paesaggio spirituale dell’Italia, prendendo in considerazione la mia provenienza culturale. In altre parole, il viaggio che ho fatto in Italia mi ha messo di fronte alla domanda: se volessi conoscere il sottosuolo della spiritualità occidentale non dovrei prima conoscere lo spazio italiano da cui si è trasmesso il messaggio di Cristo dappertutto in Europa?

Così ho fatto e non mi dimenticherò mai del sentimento che ho avuto trovandomi a Padova davanti alle relique di San Antonio, oppure ad Assisi dove ha vissuto San Francesco senza di cui il cristianesimo occidentale non si sarebbe mai cambiato. Non ultimo, l’emozione che mi ha aperto un’orizzonte da me sconosciuto alla tomba di Papa Giovanni Paolo II mi ha mostrato quanto importante è vivere come uno spirito che ha sempre fame di Dio.

Perciò, le città italiane non sono per me solo un’attrazione turistica, ma prima di tutto le radici su cui tutti noi dovremmo riflettere per accorgerci della nostra stessa realtà storica.

Poi, grazie a Dio ho incontrato tanta gente speciale dell’Italia attraverso la quale ho potuto osservare la necessità del nostro ritorno a casa, vale a dire a noi stessi, come diceva Luigi Giussani, un pensatore da me apprezzato.

Per questo e per molte altre ragioni, sono felice di essermi integrato anche nello spirito italiano su cui è radicata l’Europa cristiana, sapendo allo stesso tempo che la vera vocazione italiana è la passione per quell’arte che nasce dallo spirito.

In altre parole, l’Italia significa per me la volontà audace di trasmettere la bellezza dimenticata agli altri e il coraggio di esprimere la verità della fede attraverso l’arte.

Tudor Petcu

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