
da Caritas.diocesidicomo.it e Caritascomo.it, i siti della Caritas diocesana di Como.
Sono stati predisposti i sussidi settimanali per introdurre la preghiera nei gruppi di incontro parrocchiali e vicariali Caritas per tutto l’anno liturgico.
Le riflessioni che guidano il momento di condivisione di questo nuovo anno liturgico, sono proposte da Don Rocco Acquistapace, sacerdote diocesano che con la sua esperienza e saggezza saprà guidarci a fare della Parola il riferimento per ogni azione quotidiana, la guida alle nostre scelte e ai nostri cammini comunitari.
Vangelo secondo Matteo (Mt 18, 15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Parola del Signore
Ascolto e medito:
Il tema centrale del Vangelo oggi proposto, è la correzione fraterna. Gesù ci insegna un metodo che si imprime sulla relazione e sull’amore, ma anche sul rispetto e la coerenza. Un metodo che si dispiega su quattro passaggi.
Il primo è quello del rapporto personale, quello tra noi e il fratello che pecca secondo una colpa che tutti vedono, non una colpa a mio giudizio ma palese agli occhi di tutti. Un rapporto personale che ci permetta di ammonire e quindi correggere colui che sbaglia, in un rapporto intimo, così che la correzione sia manifestazione dell’amicizia personale.
Il secondo passaggio è in realtà un atto di coraggio, fiducia e lealtà fra più persone che vogliono aiutare con la correzione il fratello che pecca. Richiede coraggio, fiducia e lealtà perché il rischio è che trasformi la correzione in pettegolezzo e mero parlare male dell’altro, dando protagonismo al peccato stesso, facendo emergere più il negativo che il positivo delle proprie e altrui azioni.
Il terzo passaggio implica una dinamica pubblica, il coinvolgimento della comunità come luogo in cui la correzione fraterna possa trovare fondamento e senso.
Il quarto ed ultimo passaggio è la scomunica, il considerare il fratello che non ha accolto la correzione fraterna un pagano e pubblicano, riferendoci alle parole proprie di Gesù. Ma la scomunica non è da intendersi come espulsione dalla comunità, bensì come consapevolezza che colui che non ha accolto la correzione non ha in realtà riconosciuto il suo stesso peccato e si è in qualche modo sottratto al rapporto fraterno.
Quest’ultimo passaggio ha senso ed è legittimo solo se ci sono stati i primi tre: rapporto personale, amici e comunità. Gesù, con questi passaggi, estende il potere, inizialmente dato a Pietro, di legare e sciogliere, anche alla comunità che si deve impegnare alla correzione del peccatore.
Non si tratta di giudicare o addirittura condannare, ma di avere nel cuore il desiderio di conversione dell’altro e il desiderio di accoglierlo nelle difficoltà. La preghiera ci può aiutare nella correzione fraterna, ma non la preghiera fatta per cambiare gli altri ma quella sentita per riuscire ciascuno di noi a seguire e realizzare ciò che Gesù ci propone per essere in famiglia e in comunità, “tessitori di fraternità”
Medito e condivido:
- Quali propositi a vivere la correzione fraterna nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità?
Il metodo
Ciascuna nostra azione, pensiero, incontro o relazione trova senso nella Parola che ci guida e dà sapore al nostro essere uomini e discepoli di Dio e al nostro vivere la Fede, la Speranza e la Carità nella propria quotidianità. Quando la comunità si riunisce, attraverso i suoi rappresentanti, a pregare, riflettere e organizzare le proprie attività, non può vivere pienamente la propria dimensione comunitaria e cristiana, se non si radica su di un attento ascolto, una condivisa meditazione e una coraggiosa esperienza della Parola di Dio: “nostro nutrimento e fonte di gioia”.
La Caritas Diocesana fa suo il metodo di Ascolto e Meditazione della Parola e lo introduce in una proposta di stile che, dopo l’Assemblea del 17 Marzo 2018, propone a tutte le comunità parrocchiali e vicariali nelle loro forme di incontro, con cadenza settimanale.
È un metodo che parte dalla lettura del Vangelo della Domenica precedente la settimana in cui ci si incontra; una Parola quindi già sentita, ascoltata e meditata ciascuno a livello personale o famigliare.
Un ascolto che diventa meditazione attraverso una riflessione guida che serve più che altro a contestualizzare il brano del vangelo letto e una meditazione che diventa condivisione se ciascuno, in piena libertà e disponibilità, mette in comunione con gli altri una o più risposte alle domande stimolo proposte.
Infine, tre semplici proposte di impegno concreto da viversi in qualsiasi momento, non durante l’incontro, proprio come accompagnamento e richiamo alla Parola, nel passare del nostro tempo settimanale:
SCRIVERE A … a chi vorrei comunicare la mia riflessione sul Vangelo letto o le mie risposte alle domande stimolo che magari all’interno del gruppo non siamo riusciti ad esprimere;
SCRIVERE DI… cosa vorrei condividere, quale pensiero, quale preoccupazione, quale proposito;
SCRIVERE PER… quale intento mi ha portato a scrivere; quale impegno dopo l’Ascolto, la Meditazione e la Condivisione della Parola, nella mia vita di tutti i giorni.