«Ogni Giustizia. Con voce di donna. Omelie per l’anno A». Un libro a cura del Coordinamento Teologhe Italiane

Ogni Giustizia. Con voce di donna. Omelie per l’anno A
A cura del Coordinamento Teologhe Italiane
(Collana Itinerari di Fede), EDB, Bologna, 2025, pagine 292,
www.edb.it

Contributi di: 
Irma Bertocco, Miriam Francesca Bianchi, Maria Bianco, Caterina Costanzo, Cristina Frescura, Vanda Giuliani, Cettina Militello, Lena Residori, Simona Segoloni, Manuela Terribile, Silvia Zanconato, Selene Zorzi. 
A cura del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI) www.teologhe.org

Questo libro ripercorre omileticamente l’anno liturgico (Anno A), con voce di donna.

L’Introduzione:

«Adempiere ogni giustizia è l’invito che ci raggiunge fin dalle prime pagine del Vangelo secondo Matteo (3,15), affacciandosi poi a più riprese in quel testo, fino a indicare la Sapienza stessa in Gesù (11,19). Nell’orizzonte biblico e dunque ebraico che tutto pervade queste pagine, la giustizia è postura generale: rispetto e correttezza, devozione e custodia, com/passione e discepolato. La Parola che ci raggiunge nel ciclo A ci accompagna perciò con la stessa concretezza nei tempi liturgici e nelle stagioni astronomiche, nelle crisi della storia e degli ecosistemi, nei tenui eppur forti segnali di speranza. Le tracce qui proposte da alcune teologhe sono parte di un colloquio – omelia, del resto, significa etimologicamente questo – che non vuole lasciar cadere parole e frammenti, gioie e ferite. Ogni scrittura che idealmente torna a farsi voce è parte di una vasta trama e dà vita a nuove tenaci anche se provvisorie comunità. Nelle quali chi legge o ascolta si sente interpellare con modalità diverse – in alcune tracce anche attraverso un femminile sovraesteso che può sorprendere gli uomini non abituati a essere chiamati «sorelle» – perché vicende e affetti, scienze e desideri, consensi e dissensi escano dalle pagine e tornino a pulsare di vita. Perché si compia ogni giustizia, anche nella comunità ecclesiale.» (5)

Tempo di Avvento

L’anno liturgico si apre con un tempo che vuole richiamare il compiersi della storia nel regno di Dio. Sembra quasi che, invece di cominciare dall’inizio della storia della salvezza, l’anno cominci dalla sua fine. In realtà sono vere entrambe le cose perché in questo tempo celebriamo e meditiamo il continuo venire del Signore, il suo irrompere nella storia fin dal momento della creazione fino alla venuta di Cristo, passando per tutti gli eventi in cui il popolo di Israele e il gruppo dei discepoli e delle discepole hanno riconosciuto la venuta di Dio. Il nostro Dio non è un Dio lontano, che dà un input potente al mondo o che lo controlla dall’alto agendo arbitrariamente su di esso. Il nostro Dio è invece il Dio che da sempre viene nel mondo, lo abita, si lega con esso, lo nutre. L’Avvento è il tempo in cui la vicinanza di Dio è al centro della liturgia, il suo continuo venire, che realizza per noi la sua presenza e, allo stesso tempo, la sposta altrove in una promessa di vita che dobbiamo imparare a desiderare e a scegliere. Da sempre il mondo e l’umanità sono in attesa di colui che continuamente viene, che devono imparare a riconoscere e a seguire fino al compimento ultimo quando tutti lo riconosceranno. Così concreta e allo stesso tempo inafferrabile è la promessa e la vita di Dio. E così, prima di celebrare il Natale, viviamo questo tempo a ricordarci che la venuta di Dio in mezzo a noi non è indietro nel tempo, ma accade continuamente qui, ora. Vegliare per riconoscerla è ciò che ci viene chiesto.

Tempo di Natale

Il tempo liturgico dedicato al Natale è breve e attraversato da mille distrazioni, perché quelle natalizie sono le festività che più sono sovraccariche di pratiche e significati che, pur scaturiti dalla festa del Natale, poco hanno a che fare con il mistero dell’incarnazione. Si hanno dunque poche e convulse settimane per godersi uno dei cardini della fede cristiana: Dio ha scelto di condividere la condizione umana, senza sconti, senza finzioni, senza temere nulla della nostra fragilità. Nella nascita di Cristo contempliamo proprio questa condivisione radicale da parte di Dio di ciò che noi siamo. Nei piccoli infatti brilla evidentemente la nostra vulnerabilità e il nostro bisogno. Se la nascita promette ogni inizio e porta in sé nuove potenzialità, perché ogni nuova esistenza può cambiare il mondo intero, essa è anche il momento in cui l’essere umano è totalmente esposto, nudo, impotente, solo. Senza che qualcuno si chini e lo custodisca non può sopravvivere che poche ore. Tutto questo nella nascita come nella fatica e nella morte è stato condiviso da Dio stesso, che ha vissuto una vita umana e così si è legato a noi per sempre. Tutte le feste di questo periodo esprimono e meditano sotto diverse angolature questo unico fatto chiamandoci a comprendere la profondità dell’amore che ci è stato rivolto.

Confessione di Fede dal Credo di Donna

«Credo in Gesù,
figlio di Dio, scelto da Dio,
nato da una donna, Maria.
Ascoltava le donne e le amava,
dimorava presso di loro, discuteva con loro delle questioni del Regno,
era seguito e sostenuto da donne discepole.

Credo in Gesù
che ha discusso di teologia
con una donna presso al pozzo,
la prima a cui ha rivelato la sua messianità e l’ha invitata a divulgare
questo buon annunzio alla città.

Credo in Gesù,
che ha ricevuto l’unzione da una donna
in casa di Simone, e che ha sgridato gli uomini che volevano cacciarla.

Credo in Gesù,
che ha detto che il ricordo di questa donna sarebbe stato tramandato nel tempo.

Credo in Gesù,
che ha guarito una donna, in giorno di sabato, ed ha riconosciuto in lei un essere umano».

tratto dalla Confessione di Fede Credo di Donna di Rachel C. Wahlberg – USA da “Mission” 1990,
citato nella raccolta di testi di fede: Al di là delle barriere, Comitato Italiano per la CEVAA, Stampato ma non pubblicato, Ottobre 1995, 76-77.
Raccolta testi a cura di: Renato Coïsson

a cura di Maurizio Abbà

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