dal profilo facebook di fratel Ignazio de Francesco, monaco della Piccola famiglia dell’Annunziata.
Appena fuori da al-Azhar m’imbatto in un gruppo di ragazzini freschi come rose nell’afa spaventosa del Cairo. Sono appena usciti dalla loro scuola coranica, dove hanno trascorso il pomeriggio a mandare a memoria versetti su versetti. Un esercizio della testa che sembra averli riempiti di un’energia e allegria incontenibili. Uno di loro mi spiega compìto e in un arabo perfetto (lo studio del Corano contribuisce potentemente a radicare la lingua letteraria in tutti gli strati sociali) che il Libro è stampato nei cuori e solo secondariamente sulla carta. Dagli inizi dell’islam ogni generazione di musulmani ha dunque il sacro dovere di apprendere il testo sacro e tramandarlo oralmente a quella successiva. Tra loro, mi dicono, c’è chi sa già due terzi del Corano, altri la metà o poco meno, tutti vogliono arrivare a poterlo recitare integralmente. La cosa mi stupisce e aumenta in me l’imbarazzo per la figuraccia di qualche giorno prima.