Per comprendere e interpretare un uomo e il suo mondo spesso è utile vedere la fine della esperienza terrena di entrambi. Per avere una visione sintetica di Montini e del suo mondo occorre saper vedere cosa è finito con il 1978. Pochi mesi prima del 6 agosto 1978 era stata uccisa un’altra figura legata a Paolo VI, Aldo Moro.

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Giovanni Battista Montini e le ACLI. Paolo VI: Il Papa dei dubbi, delle sconfitte e dei no
In confronto al predecessore Giovanni XXIII, che aveva goduto di una popolarità d’ampiezza internazionale, Paolo VI ebbe un’immagine pubblica diversa: apparve spesso come un pontefice più distaccato. Se Giovanni XXIII sembrò in molte situazioni gioviale e spontaneo, papa Montini si mostrò alla pubblica opinione dignitoso e riflessivo, e poté a volte apparire austero e controllato. Papa Montini aveva appreso dai suoi studi diplomatici l’attitudine alla mediazione, all’attesa della fisiologica sedimentazione delle emergenze; egli sembrò a qualcuno un valente temporeggiatore, secondo un’antica tradizione curiale. Non di rado la sua figura apparve alle opposte fazioni viziata da una sorta di timore della conflittualità e racchiusa in un’altèra rarefazione, che sfuggiva lo scontro frontale, da molti ritenuto inevitabile, con le opposizioni: che, su fronti distinti, presentavano riserve fra loro antagoniste.
Quello di Paolo VI fu quindi un destino particolarmente difficile perché fu chiamato a guidare la Chiesa in un mondo attraversato da sconvolgimenti sociali e fermenti rivoluzionari. In questo clima teso Papa Montini cercò il dialogo, provò a mediare e se necessario seppe anche tornare sulle proprie decisioni. Un atteggiamento che gli valse l’appellativo di “papa del dubbio”, e che finisce per scontentare tutti, dentro e fuori la Chiesa.
Un’esperienza pastorale. Intervista a padre Pio Parisi a cura di Giuseppe Trotta – Bailamme n° 27 gennaio-dicembre 2001
da Incontripioparisi.it, Incontri Pio Parisi, discernimento e solidarietà.
Pubblichiamo la lunga intervista a padre Pio Parisi rilasciata a Giuseppe Trotta: “Una esperienza pastorale – Intervista a Padre Pio Parisi curata da Giuseppe Trotta”, pubblicata sulla rivista Bailamme nº 27/2001. Ne esce un profilo dettagliato della vita e della storia umana e spirituale dello storico assistente nazionale delle ACLI. Bailamme è stata una rivista semestrale di spiritualità e politica nata nel 1987, diretta da Giovanni Bianchi, coordinata da Giuseppe Trotta e edita dalla casa editrice Marietti. Tra i suoi redattori: Salvatore Natoli, Mario Tronti, Bepi Tomai, Romana Guarnieri, Luisa Muraro, Rosetta Stella, Emma Fattorini, Paolo Ridella, Eugenio Massa e Vittorio Tranquilli.
Don Lorenzo Milani: elementi per vederlo dentro il contesto ecclesiale. La Chiesa fiorentina durante il ministero di don Lorenzo Milani (1947-1967)
Non è con i telegrammi d’auguri, il regalo di una croce pettorale e le genuflessioni che si mostra l’amore al Vescovo, ma piuttosto con la sincerità rispettosa, il rifiuto del pettegolezzo di sacrestia.
don Lorenzo Milani
e don Bruno Borghi
Il contesto della Chiesa fiorentina nei primi vent’anni del dopoguerra, il periodo in cui vive il suo ministero don Lorenzo Milani, è molto vario e ricco. Determinanti per l’esperienza sacerdotale di don Milani, per motivi diversi, sono i due arcivescovi succedutisi sulla cattedra fiorentina. Così come alcune esperienze da cui il giovane cappellano di San Donato di Calenzano, poi priore di Barbiana, attinse per la continuazione della sua formazione spirituale e per il suo ministero.
Don Lorenzo Milani: elementi per vederlo dentro il contesto ecclesiale. La Chiesa italiana durante il ministero di don Lorenzo Milani (1947-1967)
Per un prete, quale tragedia più grossa di questa potrà mai venire? Esser liberi, avere in mano Sacramenti, Camera, Senato, stampa, radio, campanili, pulpiti, scuola e con tutta questa dovizia di mezzi divini e umani raccogliere il bel frutto d’essere derisi dai poveri, odiati dai più deboli, amati dai più forti. Aver la chiesa vuota. Vedersela vuotare ogni giorno più.
don Lorenzo Milani
Don Lorenzo Milani iniziò il suo ministero di cappellano nella parrocchia di San Donato di Calenzano, grosso paese nei pressi di Prato, all’inizio di ottobre dell’anno 1947. Il panorama ecclesiale è dominato, in questi primi anni del dopoguerra, dalla figura di papa Pio XII, il cui prestigio era stato enormemente accresciuto dalla funzione di supplenza svolto dalla Chiesa e dal Vaticano durante il conflitto e da alcuni fatti bellici (specialmente il bombardamento di san Lorenzo) nei quali, grazie ai suoi gesti e ai suoi interventi in cui esprimeva partecipazione alla sofferenza della popolazione, egli “aveva acquistato un posto preminente e quasi simbolico nell’opinione di massa, inaugurando un intenso rapporto tra papa e folle”1 accresciuto poi dal sapiente uso dei mezzi di comunicazione, amplificatori e diffusori della parola e dell’immagine del pontefice. Continua a leggere

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