PANIKKAR, con il linguaggio dell’anima, espone il “suo” pensiero fluido e gratificante; snoda gli schemi e le artificiosità intellettuali che atrofizzano le realta’ spirituali.
Si allontana dalle divergenze e trabocca nella consapevolezza dell’universalità della divinità, comune e manifesta in tutto cio che è, enfatizzando l’unicità di ogni individuo. Definisce la via della mistica, come processo di liberazione e scoperta della consapevolezza del se, di relazione e condivisione.
Fin dai tempi più antichi, il filo d’oro è il simbolo di un sapere che nasce dall’esperienza personale e che è libero dai condizionamenti istituzionali. È un filo perché rappresenta la continuità di un’esperienza sempre antica e sempre nuova ed è esile perché in ogni generazione questa consapevolezza viene mantenuta da una minoranza di individui. Questo filo è d’oro perché è immortale, rimane sempre anche nei periodi più caotici e oscuri, a volte più apparente, a volte più nascosto.
da Manifesto4ottobre.blog, uomini e donne della Chiesa di Ostuni-Brindisi che cercano di fare riferimento al Vangelo e alla Costituzione italiana.
Tra i cattolici di ieri, al tempo del Concilio Vaticano II, l’interrogativo più frequente era: “quale rapporto tra la chiesa e il mondo?”. C’era chi sosteneva che bisognava chiudersi e difendersi da un mondo sempre più senza Dio, chi sosteneva la necessità di un dialogo, chi quella di creare sempre più ponti e chi, invece, riteneva che l’unica risposta all’interrogativo era quella di saper leggere “i segni dei tempi” nell’unica storia dell’uomo e del mondo.
Gli interrogativi di alcuni cattolici di oggi sono ancora più profondi. Il primo dei due termini (chiesa-mondo) sembra essere stato cancellato dal secondo, per numerosi fattori. Così la domanda è cambiata: “oggi c’è spazio per la dimensione religiosa nella società occidentale?”