
Si è spento in questi giorni Angelo Levati, protagonista della prima ora delle Acli milanesi ed animatore instancabile delle attività del circolo di Cernusco. Oltre all’impegno nel mondo delle Acli, Levati era conosciuto e apprezzato in quello parrocchiale, dove si è sempre distinto per il suo impegno a favore della collettività.
Tra i suoi testi che spesso giravano per mail pubblichiamo come omaggio e ricordo una bella e incisiva riflessione del Natale 2013 sui 50 anni della Pacem in terris.
La pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio.
I progressi delle scienze e le invenzioni della tecnica attestano come negli esseri e nelle forze che compongono l’universo, regni un ordine stupendo e attestano pure la grandezza dell’uomo che scopre tale ordine e crea gli strumenti idonei per impadronirsi di quelle forze e volgerle a suo servizio.
Così inizia la lettera enciclica Pacem in terris, pubblicata dal Papa Giovanni XXIII l’11 aprile 1963, due mesi prima della sua morte.
Questa enciclica è da considerarsi come il suo Testamento, che ha inaugurato un nuovo corso della Chiesa Cattolica Romana; infatti, prima di allora i papi indirizzavano i loro scritti solo ai membri della comunità cattolica, invece la Pacem in terris viene indirizzata anche a tutti gli uomini di buona volontà, inaugurando la nuova stagione della chiesa in dialogo con il mondo, cosa che poi ha confermato il Concilio Ecumenico Vaticano II che Papa Giovanni aveva iniziato e che Paolo VI ha portato a compimento. Infatti, uno dei documenti fondamentali dell’assise ecumenica, sottoscritto da ben duemila e quattrocento vescovi di tutto il mondo, la Gaudium et spes, e che parla della chiesa e il suo rapporto con il mondo contemporaneo, dice:
Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore (n.1).
Il papa, tra l’altro, parla di “segni dei tempi”, che mettono in risalto la situazione del mondo di allora; ne vengono elencati tre:
- L’ascesa economica sociale delle classi lavoratrici. Nelle prime fasi del loro movimento di ascesa, i lavoratori concentrano la loro azione nel rivendicare diritti a contenuto soprattutto economico-sociale, la estendono in secondo luogo ai diritti di natura politica, infine al diritto di partecipare in forme e gradi adeguati ai beni della cultura.
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In secondo luogo viene evidenziato l’ingresso della donna nella vita pubblica: più accentuatamente, forse, nei popoli di civiltà cristiana, più lentamente, ma sempre su larga scala, tra le genti di altre tradizioni o civiltà. Infatti nella donna diviene sempre più chiara e operante la coscienza della propria dignità.
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Infine la famiglia umana, nei confronti di un passato recente, presenta una configurazione sociale e politica profondamente trasformata. Non più popoli dominatori e popoli dominati: tutti i popoli si sono costituiti o si stanno costituendo in comunità politiche indipendenti.
Giovanni XXIII scrisse la Pacem in terris dopo aver superato il pericolo di una ipotetica terza guerra mondiale, rapportandosi con Nikita Kruscev e John Kennedy per bloccare l’invio dei missili sovietici a Cuba e il relativo embargo americano. Il papa capì che la posta in gioco era molto alta e intervenne con l’autorità morale che gli era propria.
Se volessimo attualizzare la Pacem in terris andando alla ricerca dei nuovi “segni dei tempi” che viviamo nella seconda decade del terzo millennio, dovremmo dire che cinquant’anni dopo, la situazione del mondo è radicalmente cambiata con ben altri segni dei tempi. Vediamone alcuni:
- Le chiese in dialogo tra loro. In questo contesto, dopo il Concilio Vaticano II, si sono stabiliti rapporti tra le grandi religioni del mondo che un tempo non solo si ignoravano, ma si combattevano. Ne fanno fede gli auguri che Papa Francesco ha inviato recentemente agli amici Musulmani per la fine del digiuno del Ramadan; assistiamo ad una ripresa di rapporti con le chiese nate dalla Riforma e una sempre maggiore collaborazione tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse, concretizzatasi con le Assemblee europee di Basilea (maggio 1989), di Graz (giugno 1997) e quella di Sibiu (2005), incontri che hanno prodotto la pubblicazione della Charta Oecumenica dell’aprile 2001. Che le chiese collaborino tra loro è un segno positivo, è una base per costruire una pace mondiale duratura, pace che si coniuga con la giustizia e la salvaguardia del creato.
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La disoccupazione che, un tempo era prerogativa dei popoli in via di sviluppo, oggi interessa l’intero pianeta, fenomeno che colpisce anche molte delle nostre famiglie. E’ una situazione causata da un capitalismo senza regole, che provoca l’allargamento della forbice tra la povertà e la ricchezza. Capitalismo dove prevale “il profitto come motivo essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell’economia, la proprietà privata dei mezzi di produzione come diritto assoluto senza limiti né obblighi sociali corrispondenti”. (Populorum progressio n. 26)
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Siamo in presenza di una moltitudine di persone che si spostano da un paese all’altro alla ricerca di un futuro vivibile. Purtroppo le migrazioni di questi ultimi decenni sono causate dalla miseria, dalla fame causata dalle imposizioni di mono-colture che le grandi multinazionali del Nord impongono ai Paesi del Sud per acquisire un maggiore profitto ma impoverendo, di fatto, la loro sempre più sofisticate; in questo anche noi italiani siamo coinvolti: nelle provincie di Brescia e di Varese ci sono fabbriche di armi che non conoscono momenti di crisi.
Quale impegno per i cristiani e per tutti gli uomini di buona volontà?
- Creare momenti di dialogo tra le religioni anche a livello della gente comune, “per questo sarà importante imparare a conoscere le altre religioni, in particolare l’Ebraismo e l’Islam, scrutando di ciascuno la storia, la letteratura, le ricchezze spirituali, le profondità mistiche, il pluralismo espressivo ed anche quello sociale e politico”. (Carlo Maria Martini – discorso di S. Ambrogio 6.12.2001). Partecipando, inoltre, anche a momenti di preghiera e di dialogo in tal senso.
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Andiamo alla ricerca di lavori che servono per il futuro, quali la sistemazione del territorio, delle montagne e dei fiumi che sono la causa di molti disastri (vedi ultimamente la Sardegna); educarci alla ricerca del bene comune nella salvaguardia del creato: il cambio del clima che viviamo è anche causato dall’eccessivo inquinamento che produciamo (automobili, caldaie e fabbriche inquinanti – vedi il caso dell’ILVA di Taranto -, uso sfrenato del suolo, deforestazione delle montagne per creare impianti sportivi … ), salvaguardia del nostro patrimonio culturale che potrebbe produrre posti di lavoro, rivisitazione del ruolo del sindacato perché si preoccupi per un interesse il più generale possibile, tutelando i tutelati ma anche i non tutelati, educare gli industriali che è più importante produrre che investire in rendite finanziarie, o delocalizzare le fabbriche in zone più convenienti al loro portafoglio.
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Per una migliore accoglienza è necessario creare una legislazione attenta al fenomeno migratorio, che metta l’accoglienza come risorsa. In Italia la presenza degli stranieri è del 6%, contro il 12% del Belgio, della Francia e della Germania, contro il 23% della Svizzera: quindi più si accoglie, più si diventa ricchi, anche se il fenomeno deve essere gestito. Tra l’altro, sarà importante ricordare che anche noi siamo stati accolti da altri popoli: fuori d’Italia vivono ben sette milioni di italiani.
Un ruolo primario è affidato alla Comunità cristiana affinché riscopra quanto approfondito nel convegno “Evangelizzazione e promozione umana” del 1976 in cui si parlò di scelta religiosa e di educare le persone ad essere più disponibili e solidali verso il prossimo. “il paese non si salverà se non insieme” così recitava il documento dei vescovi italiani nell’ottobre 1981 dal titolo “La chiesa italiana e le prospettive del Paese”, appunto insieme per il bene comune.
E’ necessario che i cristiani riprendano il gusto di fare e impegnarsi in politica, esempi non ci mancano: Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, Aldo Moro, Oscar Luigi Scalfaro. Ma anche tra i non credenti troviamo figure eccellenti di politici che con il loro rigore di persone oneste, hanno dato un degno supporto alla nostra nazione.
L’elezione di Papa Francesco ha fatto passare in secondo piano l’anniversario dei 50 anni della Pacem in terris ma, a pochi mesi dalla elezione del nuovo papa, non ci rimane che constatare che quanto è stato scritto da Giovanni XXIII, di fatto, è messo in pratica da Papa Bergoglio. Di questo il mondo intero si è accorto.
Angelo Levati