I problemi sociali, nell’insegnamento natalizio di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo

da Ortodossia.it, sito ufficiale della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta.

Nei suoi messaggi diretti al pleroma della Chiesa, Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I ha sempre proposto la sua riflessione spirituale sforzandosi di calarla nella concreta situazione sociale e politica dell’uomo di oggi. In occasione delle festività natalizie, in particolare, ha svilupparto una particolare linea di pensiero.

Come il Patriarca ricorda, il Natale celebra l’incarnazione e l’umile nascita del Signore, la dimostrazione dell’amore di Dio che ci concede di vedere il suo volto, che si rivela in tutto il suo amore verso ogni singolo uomo, che ci attira a Lui nella prospettiva della divinizzazione come eterna progressione di comunione con la sua realtà trinitaria. Il Natale celebra il fondamento stesso della nostra speranza, del nostro destino spirituale, sociale e storico, sia per quanto riguarda ogni singolo uomo sia per la società nel suo complesso. La dimensione di vita del Cristiano, che ospita nel suo cuore il Signore e tende ad assimilarsi a Lui, particolarmente attraverso la partecipazione alla vita liturgica e sacramentale, è quella di una figliolanza amorevole e riconoscente verso il Dio Padre, il Dio dell’amore, e di una fratellanza verso i suoi simili, imperniata sull’umiltà e sull’amore disinteressato, a modello della vita terrena del nostro Redentore, e di quella della stessa Santissima Trinità. Su queste basi, fondandosi su questi valori, egli è chiamato a far funzionare la società: in modo rispettoso, dunque, del volto più autentico della natura umana, che ci è stato mostrato dal Signore, con la sua incarnazione, con i suoi insegnamenti e con la sua opera instancabile per lenire le nostre sofferenze. Ogni essere umano è creato da Dio, da Lui chiamato e continuamente cercato, senza mai violarne la libertà. Recuperato, amato, rispettato.

L’uomo contemporaneo si trova a vivere, tuttavia, in una realtà sociale ispirata a valori del tutto diversi, che hanno senza dubbio generato la profonda crisi morale che ci circonda. Nel mondo secolarizzato che caratterizza soprattutto le ricche società occidentali, è anzitutto la stessa festa del Natale ad aver perso di significato e di sapore, ridotta a festa mondana, occasione di soddisfazione di desideri effimeri e di passioni mondane. L’annuncio cristiano nella sua profonda verità viene ignorato. La secolarizzazione della società ha l’obiettivo di restringere l’orizzonte dell’uomo alla sola vita terrena materiale: il suo fondamento è la convinzione che la possibilità della libertà per l’essere umano risieda nella dimenticanza di Dio e nella riduzione della sua vita alle sole leggi della natura. Ma per quanto questa prospettiva antropocentrica provi a magnificare le sorti dell’uomo, di un uomo senza Dio e solitario, in un universo silenzioso e abissale, alla fine rimane da raccogliere solo il frutto amaro di un gelido egoismo. Orfano dell’amore di Dio, di cui la persona umana ha un intrinseco bisogno, essa non può non cadere preda di se stessa, delle sue stesse passioni e dei suoi alterni umori, dei suoi vicoli ciechi, razionali o emotivi che siano. Nonostante tutte le affascinanti teorie prodotte dal pensiero ateo o agnostico, il punto di arrivo per l’essere umano è l’assunzione di un comportamento teso unicamente all’accumulazione di beni materiali, alla competizione e alla prevaricazione sugli altri esseri umani per procurarseli, oltre che allo sfruttamento e alla devastazione dell’ambiente naturale.

Nella visione spirituale e sociale di Sua Santità, i mali della società, le crisi economiche e finanziarie, le guerre, e naturalmente anche le emergenze ambientali, derivano anzitutto da questa crisi morale. Nonostante la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, stilata nel lontano 1948 dalle Nazioni Unite, questi diritti vengono sistematicamente calpestati. La storia sembra non insegnare nulla, ogni generazione ripete gli stessi errori, perché non si coglie il veleno spirituale della lontananza da Dio. Siamo tutti immersi in una dimensione di ingiustizia e solitudine.

In questa pesante atmosfera che pervade la società molti – riflette ancora il Patriarca Ecumenico – tentano esperienze spirituali ‘diverse’. Alcuni vengono attratti da forme di vita spirituale che si presentano come ‘nuove’ e ‘più libere’: si postula l’esistenza di una divinità impersonale, sostanzialmente indifferente, con cui entrare in contatto solo attraverso i propri sforzi, in una prospettiva di auto-divinizzazione. Questo programma di vita, che il mondo conosce da tempo sotto la forma dello gnosticismo antico e moderno, porta inesorabilmente ad una ‘oscurità grande e profonda’. La sfiducia verso l’amore di Dio è, in ultima analisi, l’inganno dello stesso progenitore Adamo. Altri, profondamente turbati per le ingiustizie che affliggono il mondo, per le sfacciate diseguaglianze, per lo scandalo della fame e della povertà in cui versa la parte più consistente dell’umanità, reagiscono aderendo al fondamentalismo religioso, che nel nostro tempo assume anche il volto del terrorismo, con l’obiettivo di colpire persone innocenti riducendole a simboli dell’ingiustizia globale. Costoro ricadono nell’errore di ritenere che le loro idee siano oggettivamente le migliori, e che il diverso vada demonizzato. Il Patriarca ha più volte sottolineato come sia impossibile che un’autentica vita spirituale e religiosa possa determinare atti di violenza verso la persona umana.
Poiché il fondamentalismo – come è accaduto in Medio Oriente negli ultimi anni – ha assunto il ruolo di ideologia-guida di Stati vecchi e nuovi, tante tragedie ne sono risultate, rendendo più numeroso l’esercito dei profughi in cerca di riparo dagli orrori della violenza e della guerra. Sua Santità ha avuto parole chiare su questo fenomeno, ricordando i doveri di accoglienza e di fratellanza verso i profughi. Quelli attuali non sono i primi nella storia, e non saranno gli ultimi, ma alla coscienza di ogni cristiano si impone, nel presente della sua vita, di dare sostanza all’amore che Cristo ci richiede verso il fratello. Coerente con questo impegno di indirizzo spirituale e di denuncia, il Patriarca aveva già proclamato il 2012 ‘Anno della solidarietà universale’. Egli ha inteso così richiamare con enfasi i fedeli ad un impegno concreto, consci che questo sistema secolarizzato che ci domina promuove lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e l’ingiustizia. Tutti abbiamo dei doveri rispetto ai nostri fratelli in difficoltà, cui non possiamo sottrarci. Specialmente se poi, nel bisogno, ci sono anche bambini.

A questo proposito, bisogna ricordare che la tutela della sacralità e dell’identità dell’infanzia è un altro tema molto caro al Vertice dell’Ortodossia. Egli ha denunciato molteplici pericoli: non solo quelli legati alle sofferenza storiche dei popoli oggetto di violenze (al punto di parlare del ‘profugo Bambino Gesù’ per sottolineare la vicinanza di Nostro Signore ad ogni essere umano così sofferente). Alla radice della condizione infelice dell’infanzia oggi ci sono anche la crisi del matrimonio e della famiglia, o la superficialità etica di pratiche come il congelamento degli embrioni, o la grande minaccia per le menti ricettive dei bambini costituita dall’uso senza regole dei mezzi elettronici e della televisione, che li rende precoci prede del consumismo, distorcendo le loro menti. Non sarà poi una sorpresa se, strappati all’innocenza infantile, essi si trasformeranno in giovani scontenti, disincantati verso la società: nel profondo, disperati. Anche questo è un nervo scoperto delle moderne società. Per sensibilizzare il mondo su queste tematiche, il Patriarca ha proclamato il 2017 ‘Anno della sacralità dell’infanzia’.

Catastrofi ambientali, guerre, violazioni dei diritti umani, stragi terroristiche, persecuzioni religiose, l’incubo dell’infanzia sofferente e sfruttata, l’egoismo di pochi ricchi detentori del potere ai danni della gran massa di fratelli sofferenti, l’avanzare della miope prospettiva eudemonistica nelle società più avanzate, lo spettacolo assurdo di intere comunità schiacciate dalla politica finanziaria mondiale interessata solo al freddo dato numerico: questi i temi trattati dal Patriarca nei suoi messaggi natalizi, mostrati ogni volta come un triste contrappunto all’annuncio gioioso della nascita del Teantropo. Bartolomeo I ha lanciato un appello costante perché più forte si faccia la testimonianza e l’impegno dei credenti, che sono il sale della terra, nella certezza che, pure in mezzo a tutte le sofferenze e le ingiustizie, Cristo sia il Signore della storia, e ci chieda soltanto che, rimanendo fermi sui suoi insegnamenti, i nostri cuori gli rimangano fedeli, per essere testimoni e annunciatori nella nostra speranza in Lui.

Elaborato scritto per il corso “Teologia, Storia e Vita della Chiesa Ortodossa I” all’Istituto di Teologia Ortodossa della nostra Arcidiocesi (Docente: p. Evangelos Yfantidis)

Presbitero Stefano Grillone

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