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Mettiamo a disposizione il messaggio per la Pasqua ortodossa 2020 di S.S. Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, e quello di S.S. Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie.
B A R T O L O M E O
PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA GRAZIA, PACE E MISERICORDIA
DA CRISTO GLORIOSAMENTE RISORTO
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Dilettissimi Fratelli Vescovi e amati figli nel Signore,
Giunti alla Santa Pasqua e divenuti partecipi della gioia della Resurrezione, inneggiamo colui che ha calpestato la morte con la morte, il Signore della gloria, che ha fatto risorgere con lui Adamo con tutta la sua gente e ha aperto per tutti noi le porte del paradiso.
La sfolgorante resurrezione di Cristo è la conferma che il sovrano nella vita del mondo non è la morte, ma colui che rende nulla la potenza della morte, il Salvatore, conosciuto prima come Logos incorporeo, poi come colui che si è incarnato per noi, per filantropia, morto come uomo e risorto con autorità di Dio, come colui che nuovamente viene nella gloria per compiere la Divina Economia.
Il mistero e il vissuto della Resurrezione costituiscono il nocciolo della vita ecclesiastica. Il culto pieno di luce, i sacri misteri, la vita di preghiera, il digiuno e l’ascesi, il servizio pastorale e la buona testimonianza nel mondo, tutto ciò effonde il profumo della letizia Pasquale. La vita dei fedeli nella Chiesa è una Pasqua quotidiana, è una “gioia che viene dall’alto”, la “gioia della salvezza”, ma anche “la salvezza come gioia”[1].
Così, le funzioni della Santa e Grande Settimana non sono opprimenti, ma piene della forza vittoriosa della Resurrezione. In esse viene rivelato che la Croce non ha l’ultima parola nel progetto della salvezza dell’uomo e del mondo. Questo viene preannunciato già durante il Sabato di Lazzaro. La resurrezione dai morti dell’amico intimo di Cristo è prefigurazione della “comune resurrezione”. L’“Oggi è appeso al legno” giunge al culmine con l’invocazione “Mostra anche a noi la tua gloriosa Resurrezione”. Davanti all’Epitaffio cantiamo il “Magnifico le tue Sofferenze, e inneggio la tua Sepoltura insieme alla Resurrezione”. E, con voce sonante, proclamiamo nella funzione Pasquale il vero senso della Croce: “Ecco, attraverso la Croce è venuta la gioia nel mondo intero”.
Il “chiamato e santo giorno” di Pasqua è il sorgere dell’”ottavo giorno”, l’origine della “nuova creazione”, il vissuto della nostra propria resurrezione, il grande “miracolo della mia salvezza”[2]. È la certezza vissuta che il Signore ha patito, è stato condotto a morte per noi ed è risorto per noi “disponendo per noi la resurrezione nei secoli infiniti”[3]. Durante l’intero periodo Pasquale, si inneggia, con una poeticità ineguagliabile, il significato antropologico della sfolgorante Resurrezione di Cristo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù alla vera libertà, “l’avanzamento e l’ascesa dal basso verso l’alto e verso la terra promessa”[4]. Tale rinnovamento salvifico in Cristo si attualizza nella Chiesa come estensione dinamica dell’ethos dell’Eucarestia nel mondo, come “affermare la verità nell’amore”, come collaborazione con Iddio per la trasfigurazione del mondo, per costituirlo icona della pienezza della manifestazione ultima del divino amore nel Regno della Fine dei Tempi. Il vivere in Cristo risorto significa annunciare il Vangelo “fino ai confini della terra”, secondo il modello degli Apostoli, è testimonianza reale riguardo alla grazia che viene e all’attesa di “una nuova creazione”, dove “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, e nemmeno affanno”[5].
La fede nella Resurrezione di Cristo e nella nostra propria co-resurrezione non nega la presenza dolorosa della morte, del dolore e della croce nella vita del mondo. Non respingiamo questa dura realtà, né assicuriamo per noi stessi, attraverso la fede, una copertura psicologica davanti alla morte. Conosciamo tuttavia, che la vita presente non è tutta quanta la vita, perché qui siamo “di passaggio”; che apparteniamo a Cristo e che camminiamo verso il Suo Regno eterno. La presenza del dolore e della morte, per quanto sia evidente, non costituisce la realtà ultima. Essa è l’annullamento definitivo della morte. Nel Regno di Dio non c’è dolore e morte, ma vita senza fine. “Prima della tua Croce venerabile “, cantiamo, “era tremenda la morte per gli uomini; dopo la gloriosa passione, tremendo è l’uomo per la morte”[6]. La fede in Cristo dà forza, perseveranza e pazienza per tollerare le difficoltà. Cristo è “colui che guarisce da ogni male e che redime dalla morte”. È colui che ha sofferto per noi, colui che ha rivelato agli uomini che Dio è “sempre a nostro favore”, che alla Verità di Dio appartiene essenzialmente la Sua filantropia. Questa desiderabile voce del divino amore riecheggia nel “coraggio, figliolo” di Cristo verso il paralitico e nel “coraggio, figlia”[7] verso la donna emorroissa, nell’ “abbiate fiducia, io ho vinto il mondo”[8], prima della Passione e nel “coraggio, Paolo”[9] verso l’Apostolo delle Genti, in prigione e minacciato di morte.
La pandemia latente del nuovo coronavirus ha dimostrato quanto fragile sia l’uomo, quanto facilmente lo domini la paura e la disperazione, quanto impotenti si rivelino le sue conoscenze e la sua fiducia di sé, quanto infondata sia l’opinione che la morte costituisca un evento alla fine della vita e che l’oblio o l’allontanamento della morte sia il suo giusto modo di affrontarla. Le situazioni estreme dimostrano che l’uomo è incapace di gestire tenacemente la propria esistenza, quando crede che la morte sia la realtà invincibile e il confine insormontabile. È difficile restare umani senza la speranza dell’eternità. Questa speranza vive nel cuore di tutti i medici, infermieri, volontari, donatori e di tutti coloro che prestano assistenza generosamente ai fratelli che soffrono con spirito di sacrificio, abnegazione e amore. Nel mezzo di questa crisi indicibile, essi profumano di resurrezione e speranza. Sono i “Buoni Samaritani”, coloro che versano, a pericolo della loro vita, olio e vino sulle piaghe; sono gli attuali “Cirenei” sul Golgota di coloro che giacciono nelle infermità.
Con questi pensieri, venerabili fratelli e dilettissimi figli nel Signore, glorifichiamo il nome che è al di sopra di ogni cosa, il Signore Risorto, che sgorga vita da una luce familiare e allieta l’universo alla luce della Resurrezione, pregando Lui, il medico delle anime e dei corpi, che concede vita e resurrezione, affinché, accondiscendendo nella sua indicibile filantropia al genere degli uomini, ci faccia grazia del dono prezioso della salute e diriga i nostri passi sulle rette vie, per essere resi degni della nostra libertà donata da Dio nel mondo, prefigurante la sua perfezione nel Regno sovraceleste del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Cristo è risorto!
Fanar, Santa Pasqua 2020
Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo
Fervente intercessore presso il Cristo Risorto
per tutti voi.
[1] Fr. Alexander Schmemann, Ημερολόγιον, εκδ. Ακρίτας Αθήνα 2003, pag. 203 (in greco)
[2] Gregorio il Teologo, Sulla Santa Pasqua, BEΠ 60, p. 202.
[3] Gregorio il Teologo, Sulla Ascensione, PG 151, par.227.
[4] Gregorio il Teologo, op.cit., p. 191.
[5] Ap. 21,4.
[6] Doxastikon del Vespero del 27 settembre.
[7] Matteo 9, 2 e 22.
[8] Giovanni 16, 33.
[9] Atti, 23, 11.
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MESSAGGIO PASQUALE
di Sua Santità KIRILL,
Patriarca di Mosca e di tutte le Russie
Agli arcipastori, pastori, diaconi, monaci e a tutti i fedeli figli della Chiesa ortodossa russa
Sacratissimi arcipastori, reverendi padri, venerabili monaci e monache, cari fratelli e sorelle!
CRISTO È RISORTO!
Per la misericordia del Dio di ogni bontà, ci è stato concesso di raggiungere la risplendente notte di Pasqua e di allietarci ancora una volta nella gloriosa risurrezione di Cristo.
Mi congratulo di cuore con tutti voi, miei cari, per questa grande festa e solennità delle solennità. Quasi duemila anni ci separano dall’evento che ora commemoriamo. Tuttavia, ogni anno la Chiesa celebra la risurrezione del Signore con costante timore reverenziale, testimoniando instancabilmente la natura eccezionale di ciò che è accaduto nella grotta funeraria vicino alle mura dell’antica Gerusalemme. L’intera via terrena del Figlio di Dio, dalla sua miracolosa incarnazione alla passione e a una terribile morte sulla croce, è l’adempimento della promessa del Creatore, che una volta fu data ai nostri antenati. Dio ha promesso di inviare al mondo colui che assumerà le nostre debolezze, si farà carico delle nostre sofferenze (Is 53,4) e salverà il suo popolo dai propri peccati (Mt 1,21). Il Signore ha ripetutamente confermato questa promessa attraverso i suoi profeti. Questa promessa è rimasta vera anche quando il popolo eletto si è ritirato dall’alleanza e ha violato la volontà del Creatore. Nella risurrezione di Cristo, si è pienamente manifestato l’amore di Dio, poiché è finalmente superata la morte, l’ultima resistenza alla vera fonte della vita. Sebbene la morte fisica esista e uccida i corpi umani, non è più in grado di uccidere le nostre anime, cioè di privarci della vita eterna in comunione con il Creatore. La morte è sconfitta – il suo pungiglione è estratto (1 Cor 15,55). Il Signore ha catturato la prigionia (Ef 4,8) e ha fatto crollare l’inferno. Nessuna parola di rimane inefficace (Lc 1,37) – è davvero risorto, come ha detto (Mt 28,6)! Quest’anno, i popoli della Terra stanno attraversando prove speciali. Un male distruttivo si è diffuso in tutto il mondo, raggiungendo i confini dei nostri paesi. Le autorità stanno adottando misure restrittive per prevenire la crescita esplosiva dell’epidemia. In alcuni paesi sotto la responsabilità pastorale del Patriarcato di Mosca, il culto pubblico, compresa la Divina Liturgia, è stato interrotto. Tuttavia, noi cristiani ortodossi non dovremmo scoraggiarci o disperare in queste difficili circostanze, né a maggior ragione lasciarci andare al panico. Siamo chiamati a preservare il mondo
interiore e a ricordare le parole del Salvatore, pronunciate alla vigilia della sua passione espiatoria: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). La Pasqua è divenuta per l’umanità una transizione dalla schiavitù del peccato alla libertà del regno dei cieli, alla libertà della gloria dei figli di Dio (Rm 8,21). Solo grazie alla risurrezione del Salvatore otteniamo la vera libertà, che è evidenziata dal confine degno di ogni lode che Paolo ha segnato esortandoci: “State saldi nella libertà che Cristo ci ha dato” (Gal 5,1). Quante volte abbiamo letto o sentito queste parole? E ora pensiamo: oggi non viviamo come se non ci fosse affatto la risurrezione di Cristo? Non stiamo improvvisamente scambiando ciò che ci apre la ricchezza dell’eternità con infinite preoccupazioni, ancora una volta affascinati dal trambusto di questo mondo, soccombendo a paure passeggere e dimenticando i tesori spirituali incorruttibili e la vera chiamata di un cristiano a servire il Signore nella santità e nella verità davanti a lui (Lc 1,75)? Tuttavia, la pietà pura e immacolata davanti a Dio Padre (Gc 1,27) consiste nel fatto che, seguendo l’esempio mostrato nel Vangelo dal buon pastore, accondiscendiamo l’uno all’altro con amore e pazienza, per aiutarci e sostenerci a vicenda nelle prove. Nessuna restrizione esterna dovrebbe dissolvere la nostra unità e portarci via quella vera libertà spirituale che tutti abbiamo ottenuto attraverso la conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, che ha vinto la morte e ci ha dato l’opportunità di essere chiamati, e di essere, figli di Dio (1 Gv 3,1). Tutti i fedeli figli della Chiesa hanno un solo cuore e una sola anima (At 4,32), poiché separatamente e insieme siamo membra del corpo di Cristo, e nulla può separarci dall’amore di Dio (Rm 8,39). Pertanto, quelli che oggi non hanno l’opportunità di andare in chiesa e di pregare per ragioni oggettive, devono sapere che sono ricordati e che si prega per loro. La fede ci dà il potere di vivere e di superare con l’aiuto di Dio vari disturbi e prove, incluso ciò che è entrato nella nostra vita attraverso la diffusione di un virus pericoloso. Esorto caldamente tutti voi, miei cari, a intensificare le preghiere comuni affinché il Signore ci conceda, nonostante tutte le difficoltà, di rimanere partecipi alla vita liturgica di grazia della Chiesa, in modo che il mistero della santa eucaristia possa essere compiuto e i fedeli si possano accostare coraggiosamente alla vera fonte della vita, i santi misteri di Cristo, affinché i malati ricevano guarigione e i sani siano protetti da un’infezione pericolosa. Crediamo che il Salvatore risorto non ci lascerà e ci invierà fermezza e coraggio per rimanere saldi nella fede e nel salvifico cammino terreno verso la vita eterna. Mi congratulo vivamente con tutti voi, miei cari fratelli e sorelle, in occasione della luminosa festa della santa Pasqua, e vi esorto a mostrare costantemente l’immagine di veri discepoli del Salvatore, dando un buon esempio a quelli che vi circondano e proclamando la perfezione di “colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1 Pt 2,9), in modo da testimoniare tutti i giorni della nostra vita con le nostre azioni l’eterna potenza e fedeltà delle parole pasquali:
VERAMENTE CRISTO È RISORTO!
KIRILL PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUS’
Mosca, Pasqua di Cristo, anno 2020