
da Caritas.diocesidicomo.it e Caritascomo.it, i siti della Caritas diocesana di Como.
Sono stati predisposti i sussidi settimanali per introdurre la preghiera nei gruppi di incontro parrocchiali e vicariali Caritas per tutto l’anno liturgico.
Le riflessioni che guidano il momento di condivisione di questo nuovo anno liturgico, sono proposte da Don Rocco Acquistapace, sacerdote diocesano che con la sua esperienza e saggezza saprà guidarci a fare della Parola il riferimento per ogni azione quotidiana, la guida alle nostre scelte e ai nostri cammini comunitari.
Vangelo secondo Matteo (Mt 15, 21-28)
In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne.
Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». “È vero, Signore”, disse la donna, “eppure icagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Parola del Signore
Ascolto e medito:
Il brano anticipa l’apertura universale del Vangelo e ci pone in una prospettiva nuova.
Gesù, con la sua presenza e la sua Parola, da forza alla fede che vive nel cuore di ciascuno. Si parla della richiesta di una mamma di guarigione per la figlia, con le parole: «Signore aiutami!». Al contempo la preghiera più breve e più bella che possiamo immaginare; in queste due parole è contenuta infatti tutta la debolezza e la fiducia di chi chiede e credeche la persona a cui ci si rivolge è “il Signore”, l’unico davanti al quale la nostra debolezza acquista senso.
Gesù non da risposta alla donna subito ma in un certo senso la provoca e questa provocazione acquista per i discepoli, che devono continuare la sua missione predicando ai popoli, e per noi, suoi discepoli in questo tempo, un significato molto profondo. È singolare e sconcertante il comportamento di Gesù perché è sempre stato umano e partecipe di fronte alle miserie e ora, almeno inizialmente, appare non esserlo. Gesù vuol farci comprendere la forza della fede che è riposta in ciascuno di noi se abbiamo il coraggio di liberarla e lasciarci guidare. Non è lui che salva la figlia malata ma la sua stessa madre con la sua grande fede.
L’impegno della chiesa oggi, continuamente richiamato dal Papa, è la nuova evangelizzazione che comprende l’evangelizzazione di chi non ha mai ricevuto il messaggio di salvezza e la rievangelizzazione di chi il significato di questo messaggio l’ha perso.
La sofferenza di una mamma la porta ad avvicinarsi a Lui: Il dolore è sempre un momento che può aprire alla grazia. I discepoli, che con preoccupazione si accostano a Gesù e lo sollecitano a rispondere, non facilitano l’evangelizzazione proprio perché non si affidano e pongono tra Gesù e la fede della donna il loro giudizio.
Ciò che Gesù chiede di fare, quello che ci chiede di essere, è sufficiente per liberare la forza della fede che è in noi e il significato di questo lo possiamo trovare e manifestare in una chiesa e in comunità che sappiano andare oltre i propri confini per aprire il cuore veramente a tutti, come ha fatto Gesù. La fede è dono di Dio da chiedere nella preghiera, da alimentare con l’ascolto della Parola, da rendere visibile nella carità.
Medito e condivido:
- Possiamo come chiesa e comunità aprirci a tutti e riscoprire la forza della nostra fede partendo dai più piccoli, poveri e sofferenti?
Il metodo
Ciascuna nostra azione, pensiero, incontro o relazione trova senso nella Parola che ci guida e dà sapore al nostro essere uomini e discepoli di Dio e al nostro vivere la Fede, la Speranza e la Carità nella propria quotidianità. Quando la comunità si riunisce, attraverso i suoi rappresentanti, a pregare, riflettere e organizzare le proprie attività, non può vivere pienamente la propria dimensione comunitaria e cristiana, se non si radica su di un attento ascolto, una condivisa meditazione e una coraggiosa esperienza della Parola di Dio: “nostro nutrimento e fonte di gioia”.
La Caritas Diocesana fa suo il metodo di Ascolto e Meditazione della Parola e lo introduce in una proposta di stile che, dopo l’Assemblea del 17 Marzo 2018, propone a tutte le comunità parrocchiali e vicariali nelle loro forme di incontro, con cadenza settimanale.
È un metodo che parte dalla lettura del Vangelo della Domenica precedente la settimana in cui ci si incontra; una Parola quindi già sentita, ascoltata e meditata ciascuno a livello personale o famigliare.
Un ascolto che diventa meditazione attraverso una riflessione guida che serve più che altro a contestualizzare il brano del vangelo letto e una meditazione che diventa condivisione se ciascuno, in piena libertà e disponibilità, mette in comunione con gli altri una o più risposte alle domande stimolo proposte.
Infine, tre semplici proposte di impegno concreto da viversi in qualsiasi momento, non durante l’incontro, proprio come accompagnamento e richiamo alla Parola, nel passare del nostro tempo settimanale:
SCRIVERE A … a chi vorrei comunicare la mia riflessione sul Vangelo letto o le mie risposte alle domande stimolo che magari all’interno del gruppo non siamo riusciti ad esprimere;
SCRIVERE DI… cosa vorrei condividere, quale pensiero, quale preoccupazione, quale proposito;
SCRIVERE PER… quale intento mi ha portato a scrivere; quale impegno dopo l’Ascolto, la Meditazione e la Condivisione della Parola, nella mia vita di tutti i giorni.