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Il “gioco” difficile e sempre nuovo del vivere la conoscenza e la relazione con il Dio Trinità
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 12,12-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Il 2025 è, tra le altre cose, il millesettecentesimo anniversario del concilio ecumenico di Nicea. Il 20 maggio 325, infatti, si apriva a Nicea, in Asia minore, il primo concilio ecumenico della storia. L’imperatore Costantino lo convocò (tutti i primi concili ecumenici sono stati convocati dagli imperatori) per porre fine alle dispute e alle divisioni circa la dottrina della Trinità, che duravano da anni. Da esso è venuto il Credo che, completato dal Concilio di Costantinopoli del 381, è diventato la carta d’identità della fede in Gesù Cristo professata dalla Chiesa.
Senza voler entrare nelle questioni storiche e dottrinali, mi pare che la Parola di Dio di oggi, oltre che della teologia trinitaria, ci parli del lungo cammino di ricerca che stiamo percorrendo come Chiesa verso la conoscenza e la relazione con Dio.
Il vangelo di Giovanni delinea trinitariamente questo procedere complesso e tuttora incompleto: il Figlio ci rivela il volto del Padre nella Parola in maniera completa e insieme progressiva. La Rivelazione è chiusa con il Nuovo Testamento come lo conosciamo e gli approfondimenti, i pronunciamenti ministeriali e pure le eventuali apparizioni o fenomeni mistici privati che sono venuti o che verranno dopo non potranno che ripetere in altro modo quanto già detto. Allo stesso tempo la conoscenza e la comprensione piena di tale Rivelazione avverrà solo alla fine dei tempi e la storia è il cammino a tentoni fatto dal Popolo di Dio che, attraverso la sua vita di ascolto, di annuncio e di esperienza, sperimenta e impara in base al peso che è in grado di portare. Con la guida costante dello “Spirito della Verità”, cioè dello Spirito proveniente dal Padre e dal Figlio, “via, verità e vita”.
La prima e la seconda lettura contengono termini che alludono alla complessità e al fascino del complesso e sorprendente cammino di ricerca del volto di Dio.
Paolo, scrivendo alla comunità cristiana di Roma della vita del credente dentro la relazione trinitaria, accenna a tribolazioni, che producono pazienza e speranza. Proprio lo sviluppo della dottrina e dell’insegnamento della Chiesa nella storia è stato tribolato, allena ad una grande pazienza e rispetto dei tempi, necessita di una grande e forte speranza. Se non si vuole indulgere in narrazioni trionfalistiche e storicamente scorrette, bisogna riconoscere che la storia del cristianesimo è piena di tentativi non sempre pienamente riusciti, deviazioni, divisioni, sensibilità diverse. Ma anche decisioni difficili, avanguardie, inerzie, lenti progressi, passi indietro e di lato. E molta sofferenza tanto nei numerosi “profeti” che erano troppo avanti, che hanno sofferto non solo per la causa della Chiesa, ma anche a causa e per mano della Chiesa (per essere magari riabilitati e ammirati dopo morti), che in chi, dolorosamente, doveva valutare di fare il passo secondo la gamba di tutti. prendere decisioni difficili per mantenere l’unità e procedere nella verità.
Il libro dei Proverbi nell’associare con poesia il momento dell’atto creativo divino al verbo “giocare”, di cui è soggetto la Sapienza immaginata come una bambina, ci dona un’altra caratteristica del cammino di ricerca della Chiesa e del credente: occorre vivere e conoscere la relazione con il Dio Trinità anche come un gioco, cioè con gratuità e leggerezza, accogliendo tutto ciò che si sperimenta e si impara come un dono, senza smettere di stupirsi e di ringraziare. In fondo il gioco è una delle cose più serie della vita.
Sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra. E sai come concludo? Dicendo che questo è uno specie di marchio di famiglia. Una forma di ‘carattere ereditario’ così dominante in ‘casa Trinità’ che, anche quando è sceso sulla terra, il Figlio si è manifestato come l’uomo per gli altri.
Don Tonino Bello