
dal profilo facebook di fratel Ignazio de Francesco, monaco della Piccola famiglia dell’Annunziata.
Mi affascina la tesi dei paleontologi, che vedono nel “gossip” (chiacchiera) il progresso decisivo segnato dal linguaggio umano su quello delle altre razze animali, nella notte dei tempi. Anche gli animali hanno elaborati sistemi di comunicazione, ma (sembra) diretti esclusivamente alla informazione utile, mentre la razza umana è la sola (sembra) capace anche di gossip.
Si fa l’esempio di una scimmietta e di un uomo di Neandertal che rientrano al branco dal fiume. La prima grida e gesticola per dire: “Pericolo, leone al fiume!”. Il secondo racconta: “Andato fiume pescare, aria fresca, acqua limpida, visto femmina attraente lavava, anche lei visto me, fatto segno venire lei, ma io visto leone grande come montagna, scappato, aiutato lei scappare foresta, là noi ridere, dato me mangiare, dato lei bacio, penso io amare lei, lei me”. La “teoria del gossip” spiega l’origine, nella notte dei milioni di anni (dove si sono formate le strutture fondamentali della nostra personalità), della poesia, del teatro, della filosofia, di ogni forma di comunicazione evoluta oltre la pura necessità.
“Dialogo” viene dal greco dia-logos, cioè “parola attraverso”, quindi parola di relazione, parola che attraversa il confine, parola tra diversi. È il dialogo tra diversi la fonte della creatività, dell’apprendimento, del progresso. Che non vuol dire darsi sempre ragione, anzi proprio la diversità di opinioni è cosa sana e necessaria. Può sembrare faticosa ma rimane indispensabile. Pensiamoci bene: ogni crisi nei rapporti umani, a qualsiasi livello, dalla coppia d’innamoratini ai presidentoni degli stati, si esprime nel modo più diretto nell’incapacità di parlarsi. L’alternativa al dialogo è il monologo, poi il soliloquio, infine il silenzio. Se devo dare la rappresentazione più cruda dell’inferno non mi raffiguro le torture dantesche, in stretta connessione con quelle della tradizione islamica. Nella sua punta più terribile l’inferno non è altro che solitudine estrema, esistenza ormai completamente priva del “tu”. Ogni azione che metta le Vite in dialogo va quindi considerata come il recupero di un pezzetto di paradiso.
Ignazio De Francesco