Pubblichiamo l’intervista a cura di Tudor Petcu all’imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini sui fondamenti teologici dell’Islam. Yahya Sergio Yahe Pallavicini è un cittadino italiano nato musulmano, da madre giapponese e padre italiano, nel 1965 ed è Vice Presidente e imam della CO.RE.IS. (Comunità Religiosa Islamica) Italiana, oltre che l’imam della Moschea al-Wahid di Milano in via Meda. Dal 2006 è consigliere del Ministero dell’Interno nella Consulta per l’Islam italiano e presidente del Consiglio ISESCO per l ‘educazione e la cultura in Occidente.
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I nonni dell’arcobaleno
dal profilo facebook di fratel Ignazio de Francesco, monaco della Piccola famiglia dell’Annunziata.
Sono cresciuto nell’ingenua convinzione che il razzismo fosse una cosa morta e sepolta, roba da libri di storia, traccia letteraria di tragedie passate, anche se da poco. Insomma un argomento da tenere a mente il tempo necessario per passare l’interrogazione, ma senza nessuna attinenza con la (allora) giovane vita della mia generazione. Cose da vecchi, “di una volta”. Una conferma mi venne da Luigi Luca Cavalli-Sforza, lo scienziato di fama internazionale che tanto ha scritto per mostrare, dal punto di vista strettamente genetico, l’esistenza di una sola razza umana. Quindi nessuna base scientifica per il razzismo: tutti gli elementi che sono serviti a costruire teorie razziali, come il colore della pelle e altri prominenti tratti somatici, non sono che l’effetto di adattamenti climatici. La nuova eruzione di sentimenti razzisti, così dilaganti e virulenti, mi ha quindi dapprima solo stupito. Poi spaventato.
Grazie a Dio, perché ci sono gli atei
dal profilo facebook di fratel Ignazio de Francesco, monaco della Piccola famiglia dell’Annunziata.
Proponiamo due post dal profilo facebook di fratel Ignazio de Francesco sul rapporto tra fede e ragione nell’islam e sul prezioso servizio che l’ateo può rendere al credente e quello altrettanto importante che il credente può rendere all’ateo. Il titolo “Grazie a Dio, perché ci sono gli atei” non è dell’autore ma è nostro … ci sembra che oltre a tentare di introdurre i due acuti scritti di fratel Ignazio, ne colga quel pizzico di ironia necessaria per approcciarsi con rispetto ma anche con obiettività all’altrui identità culturale e religiosa.