
da Diocesicoptamilano.com, diocesi cristiana copta ortodossa di Milano.
Il monachesimo cristiano nacque in Egitto; la vita della Chiesa Copta è caratterizzata da una tendenza ascetica che è basata su testi biblici.
Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?
Mt 16: 26
Vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi.
Lc 18: 22
Tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato.
1Cor 9: 27
La vita monastica e il mondo venturo
I Copti, con il cuore acceso di amore per l’eternità, hanno trovato attraente questo pensiero evangelico. Mentre le altre civiltà del mondo antico erano legate alla vita mondana, gli Egizi si interessavano alla resurrezione e alla vita futura. Per questo praticavano dei riti, mummificavano i corpi, ponevano nelle tombe tutto ciò che ritenevano utile al morto nell’aldilà e le sigillavano perché nessuno potesse visitarle tranne il ka, cioè l’anima del morto.
Quando i Copti accolsero la fede cristiana, la loro brama del mondo venturo aumentò, ma su una base evangelica. Piuttosto di occuparsi del ritorno dell’anima al corpo mummificato, il loro forte desiderio divenne quello di innalzare il cuore e lo spirito e il pensiero divenne quello di godersi la vita celeste anche camminando nella carne sulla terra. Così questo desiderio ha preparato la via alle pratiche ascetiche ispirate al Vangelo.
Il concetto copto di ascetismo
L’ascetismo nel pensiero copto è la risposta pratica all’amore di Dio. Se Cristo Signore ha offerto la sua vita per noi, a noi conviene aspirare a offrire la nostra vita come sacrificio d’amore per il Signore. Noi rinunciamo all’attaccamento ai piaceri temporanei in segno del nostro intimo desiderio di godere la letizia paterna attraverso la nuova vita in Cristo Gesù. Quindi i fedeli, soprattutto i monaci, hanno un solo scopo: dilettarsi del Regno di Dio interiore come una caparra dell’incontro con il Signore faccia a faccia nella vita eterna.
L’effetto della vita ascetica sulla Chiesa Copta è evidente nel loro culto: le melodie sono lunghe ma incantevoli e gioiose per l’anima, i suoi di digiuni sono molti – occupano più della metà dell’anno –, le sue liturgie si concentrano sull’attesa della venuta di Cristo Signore.
Il monachesimo in Egitto
Gli ordini monacali non sorsero secondo un precedente piano, ma vennero alla luce attraverso uno spontaneo amore acceso nel cuore dei primi cristiani.
Nell’era apostolica tanti praticavano l’ascetismo per raggiungere la perfezione evangelica. Più tardi alcuni ritennero meglio vivere in castità dedicando il proprio tempo all’adorazione come preparazione al banchetto delle nozze celesti. Così si trovavano molti gruppi di vergini ad Alessandria e in diverse città. Gli articoli che riguardano la verginità rappresentano una parte notevole delle scritture dei Padri nei primi tre secoli. Poi, sentendo il bisogno di un certo ambiente spirituale, alcune vergini iniziarono a vivere insieme; e alcuni uomini, inoltre, preferirono lasciare le città per vivere in povere baracche nei villaggi e quando si sentivano assetati della vita angelica fuggivano all’interno del deserto, come ad esempio San Paolo eremita, il primo anacoreta al mondo, che visse solitario quasi novant’anni nel deserto, dal 250 al 341.
Il monachesimo cristiano, come ordine, ebbe inizio negli ultimi anni del terzo secolo e fiorì nel quarto secolo. Sant’Antonio il Grande, il primo monaco cristiano e il più celebre anacoreta, era un copto dell’alto Egitto; è considerato il padre del monachesimo perché, dopo venti anni di solitudine, aprì la sua grotta per accogliere le guide spirituali dei monaci che gli venivano a chiedere di essere disciplinati. Egli dibatteva con i filosofi con semplicità di fede e accoglieva i governatori. Ebbe un ruolo vitale nella Chiesa, scendendo ad Alessandria per incoraggiare e sostenere i fedeli che si trovarono ad affrontare il martirio e per opporsi all’eresia ariana. Fu conosciuto nel mondo cristiano tramite Papa Atanasio, che indirizzò lettere al mondo romano parlandoci di lui.
San Pacomio abate, che era un copto, fu colui che scoprì il vantaggio della vita comune e che stabilì le regole del monachesimo cenobitico, cioè collettivo e produttivo, fondando un monastero in cui la vita dei monaci era organizzata in forma comunitaria. Altri famosi Padri del deserto sono San Macario, Sant’Amon e San Mosè il Nero.
Il monachesimo femminile si conformò parallelamente a quello maschile e i monaci contribuirono a costruire conventi per le monache. Apparsero delle guide femminili che ebbero un ruolo efficace, come Santa Sara e Santa Teodora. Alcune sante inoltre, travestendosi da uomo, condussero vita monastica in conventi di uomini e vinsero molti nelle virtù dimostrate.
Dalla fine del quarto secolo sorsero centinaia di monasteri e migliaia di celle e grotte sparse sulle alture egiziane, soprattutto nella vallata di Scete, situata nella località di Wadi el-Natrun a nord del deserto occidentale. Molti di questi monasteri sono ancora fiorenti ed a tutt’oggi hanno nuove vocazioni. Tutto il monachesimo cristiano deriva, direttamente o indirettamente, dall’esempio egiziano: San Basilio, l’organizzatore del movimento monastico in Asia minore, visitò l’Egitto intorno al 357 d.C. e la sua guida venne seguita dalle Chiese Orientali; San Girolamo, che tradusse la Bibbia in latino, venne in Egitto intorno al 400 e lasciò note delle sue esperienze nelle sue lettere; San Benedetto fondò monasteri nel sesto secolo sul modello di San Pacomio, ma in forma più rigorosa. Innumerevoli pellegrini, infine, visitarono i “Padri del deserto” ed emularono le loro vite spirituali disciplinate.
Il monachesimo copto oggi
Forse una delle caratteristiche della Chiesa Copta Ortodossa oggi è il continuo aumento del numero di coloro che desiderano aderire alle comunità monastiche, tanto che si tende a ravvivare gli antichi monasteri disabitati. I monasteri degli uomini si trovano sparsi nel deserto e quelli delle donne all’interno delle città.
La rinascita del monachesimo in Egitto ha inizio dopo la seconda guerra mondiale, grazie soprattutto all’impulso dei nostri ultimi Padri Patriarchi defunti, Papa Cirillo Sesto e Papa Shenuda Terzo, ambedue provenienti da intense esperienze monastiche. I monasteri, prima quasi deserti, sono ora stati ripopolati da una nuova generazione di monaci. Anche monasteri abbandonati da secoli e in rovina sono stati riadattati e ospitano ora nuovamente dei monaci. Monasteri copti sono stati fondati anche all’estero, presso le principali comunità della diaspora. Uno di essi, il Monastero di Anba Shenuda, si trova a Mettone di Lacchiarella, alle porte di Milano.