Gesù, l’islam e la promessa di un Consolatore

dal profilo facebook di fratel Ignazio de Francesco, monaco della Piccola famiglia dell’Annunziata.

Quando verrà il Consolatore, mandato da Dio, dal Signore, lo Spirito santo uscito dal Signore, sarà testimone riguardo a me, e anche voi lo sarete, perché siete stati con me da lungo tempo. Per questo ve l’ho detto, perché non vi addoloriate.

Cosa ci fa nella più antica biografia (Ibn Ishaq m. 767) del Profeta dell’islam quella che a colpo d’occhio sembra proprio una citazione del “discorso di addio” di Gesù nel Vangelo di Giovanni, precisamente Gv 15,26?

La risposta viene già dal titolo del capitolo: “Descrizione dell’Inviato di Dio secondo il Vangelo”. Poi dalla glossa sulla parola chiave, Consolatore, che nell’originale arabo da me tradotto è Munhamanna: “Munhamanna in siriaco è Muhammad, che in greco è Paraclito”. Munhamanna non vuole dire nulla in arabo, ma lo si trova nella versione aramaica (non siriaca) di questo passaggio evangelico, e vuole dire appunto Consolatore, come il corrispondente greco Paraclito, che è anzitutto “avvocato”, e per estensione difensore, protettore, consolatore.

Che non sia una faccenda da topi di biblioteca lo mostra l’uso estensivo di questo passaggio in tante occasioni d’incontro interreligioso, dai primi califfi fino a internet, al fine di dare dimostrazione biblica della verità della predicazione islamica.

Tutto parte dal Corano, che fa intervenire direttamente Gesù nella Sura 61,5:

E quando Gesù figlio di Maria disse: “O Figli di Israele, io sono veramente un Messaggero di Allah a voi [inviato], per confermare la Torah che mi ha preceduto, e per annunciarvi un Messaggero che verrà dopo di me, il cui nome sarà Ahmad.

Da lì l’apologia islamica si è data a cercare nel Libro sacro dei cristiani la convalida della profezia di Muhammad. Un lavoro da equilibristi, perché i musulmani affermano al tempo stesso che il Vangelo, come oggi lo conosciamo, è falsificato, non corrisponde più all’originale. Si tratta quindi di andare a scovare pagliuzze d’oro in mezzo alla paglia. Gv 15,26 sarebbe appunto una di queste pagliuzze d’oro, raccolta anche a prezzo di una bella violenza alla lingua, poiché Muhammad e Ahmad hanno significato (lodato/stralodato) incompatibile con quello di Consolatore, veicolato da Munhamanna/Paraclytos. Più ancora sorprende, a livello di puro confronto intellettuale (la fede qui non c’entra nulla), l’indifferenza totale per il contesto, che non corrobora in alcun modo l’idea di una ventura (600 anni!) “persona fisica”, ma solo quella di un’imminente energia invisibile, imprendibile, indescrivibile che prende appunto nome “Spirito santo”.

Tutto ciò può sembrare abbastanza astruso, soprattutto lontano dalle cose della vita concreta, dal rapporto con il pakistano del supermarket, con la tunisina compagna di banco all’università, con l’italiano fresco di conversione. Consiglio però di tenerne conto, perché fa parte del codice dei sistemi religiosi, i quali a loro volta modellano l’identità delle persone in carne e ossa, il loro modo di credere e vedere il mondo, di rapportarsi con i diversi da loro, di trovare motivi di speranza.

L’approccio laico ha ovviamente il diritto di vedervi nient’altro che un frutto di quella strana elaborazione culturale chiamata “religione”, ma anche a questo livello la cosa merita attenzione: anzitutto ci mostra quanto i mondi siano interconnessi, e quanto l’islam, contrariamente alla tendenza in voga di vederlo “di fronte”, sia in realtà “dentro”, partecipe di una storia di idee che ha il suo cuore nel Mediterraneo.

Secondariamente bisogna riconoscere che le idee sono come l’aria: una volta messe in circolazione, in un certo punto della storia, iniziano a circolare oltre i confini tracciati da chi le ha formulate, si espongono inevitabilmente a riletture, interpretazioni, attualizzazioni, nuove applicazioni. Di fronte alla forza dinamica delle idee non c’è copyright che tenga.

Infine, sul punto specifico della venuta di un Consolatore Protettore Difensore: dal momento che si tratta di un servizio di cui abbiamo disperato bisogno, si può ritenere che chiunque (credente o non) faccia opera di consolazione sia portatore di una buona ispirazione?

Ps: per un approfondimento consiglio il saggio di Sean Anthony sul Bulletin della SOAS, disponibile online: https://pdfs.semanticscholar.org/…/9eb3202d8fcb109d313d…

In italiano il mio “Gesù maestro di fede e di vita nella comunità islamica delle origini”, in M. Perroni, Gesù degli “Altri”, Morcelliana, Brescia 2015.

Ignazio De Francesco

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