
Francesco d’Assisi è stato davvero un uomo libero, che non ha avuto paura di avvicinare strati sociali, culture, religioni differenti, e da esse raccogliere suggestioni che hanno permeato la sua vita. Mentre conosciamo bene il suo contatto con l’Islam, grazie alle tante narrazioni e studi fatti sull’incontro tra il santo ed il sultano Malik al-Kamil, non abbiamo evidenti prove storiche di sue relazioni con il mondo ebraico.
Eppure, a ben vedere, la quotidianità di Francesco è ricca di eco che sembrano rimandare a tradizioni ebraiche; alcune ben conosciute, come l’utilizzo della lettera Tau, o della preghiera sacerdotale di Nm 6; altre più particolari e curiose, che rendono lecito domandarsi dove Francesco potesse aver preso tali usanze, e perché abbia deciso di farle proprie.
L’amore e la devozione per il nome di Dio; la grande conoscenza del testo biblico e l’uso libero compositivo per la preghiera; ma anche atteggiamenti, richieste, usanze “strane” che i biografi ci raccontano incuriosiscono, e se messe in fila risultano essere davvero molte per non suscitare domande ed il desiderio di capire: sono solo coincidenze, o Francesco d’Assisi conosceva il mondo ebraico?
In questo incontro passeggeremo fra suggestioni, ipotesi vecchie e nuove, e racconti biografici, per scoprire un’altra sfaccettatura della bellezza francescana, e della ricchezza che l’uomo scopre quando è capace di mettersi in ascolto dell’uomo e di Dio senza pregiudizi o precompressioni.
L’incontro, organizzato dall’Ufficio per il Dialogo Ecumenico e Interreligioso della provincia di san Bonaventura dei frati minori di Abruzzo e Lazio, e dal Commissariato di Terra Santa di Roma, si è svolto il 17 gennaio in occasione della XXXII° giornata del Dialogo ebraico-cristiano.
È una sintesi del lavoro finale dallo stesso titolo presentato da fra Simone Castaldi per il conseguimento del Master in studi giudaici del “Centro Bea”, in Gregoriana, sotto la guida della professoressa Anna Foa.