Il miracolo della Parola. Bibbia, poesia e rivoluzione nel Dottor Živago di Boris Pasternak. Una conferenza di Adalberto Mainardi

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Nell’ambito del ciclo di letture bibliche su Bibbia e letteratura, l’Associazione “Biblioteca Salita dei Frati” ha organizzato martedì 5 dicembre 2017 la conferenza di Adalberto Mainardi sul tema Il miracolo della Parola. Bibbia, poesia e rivoluzione nel Dottor Živago di Boris Pasternak Introduce Fernando Lepori.

Il 15 novembre 1957, quarant’anni dopo la Rivoluzione d’ottobre, usciva in italiano Il Dottor Živago: l’editore Feltrinelli aveva resistito alle pressioni dell’Unione degli scrittori sovietici per bloccarne la pubblicazione. Uno dei più grandi poeti russi ed europei del secolo, Boris Pasternak (1890-1960), aveva scritto a sua volta un’epopea in prosa, proseguendo e liricizzando la grande tradizione narrativa russa del secolo precedente.

La rivoluzione del 1917 è colta nella sua dimensione tragica, con un senso del tutto contrario alla retorica ufficiale: “Se la verità che conosco dev’essere espiata con la sofferenza … io sono pronto ad accettare qualsiasi cosa”. Soltanto un romanzo poteva rendere conto di questo dramma epocale; soltanto la poesia poteva farne emergere la verità nascosta.

Il libro di Pasternak è un grande affresco di prosa poetica, intessuto di riferimenti alla tradizione russa ed europea (Goethe, Shakespeare), ma soprattutto ai testi dei vangeli, che costituiscono il nucleo simbolico delle “Poesie di Živago” poste a suggello del romanzo. Muovendo dalla parola magica del simbolismo (Aleksandr Blok) e passando per la rivoluzionaria scomposizione verbale dei cubofuturisti (Majakovskij), Pasternak era approdato a un’intensissima consonanza con la parola evangelica, di cui la parola poetica si fa eco e ascolto al tempo stesso (“creazione e dono dei miracoli”).

Il senso della Storia non si esibisce in una sbandierata totalità oggettiva, ma si nasconde nella sofferenza personale, vissuta e accettata, trascesa non nel rarefatto spazio dell’esercizio estetico, ma nell’orizzonte infinito della fede, che restituisce l’uomo alla sua autentica vocazione universale.

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