Liberare il nostro linguaggio dalla violenza. Commento a Proverbi 15, 1

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira

Proverbi 15, 1

Il sole non tramonti sopra la vostra ira e non fate posto al diavolo

Efesini 4, 26-27

Ci fa quasi sorridere questa frase. Quei sorrisetti un po’ ambigui, simili a una smorfia. Tra l’ironico e il sarcastico, con le labbra tirate su da un lato e in giù dall’altro. Come per dire: hai mai consultato uno dei tanti social network che vanno per la maggiore? Altro che dolci risposte che calmano il furore, le parole sono dure e non fanno che eccitare l’ira!  

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La guerra giusta – 2

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

L’analisi storica dei dati del magistero sulla questione della guerra giusta ci ha condotti alla necessità di riformulare una teologia della difesa. Perché di questo si tratta. Come cristiani, la difesa di sé dall’aggressione di altri esseri umani, del proprio paese, del proprio mondo, come può essere compresa teologicamente? Fino a che punto è giusto spingersi?

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La guerra giusta – 1

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

Tutti, forse, speravamo fosse una questione morale chiusa. Ma dal 25 febbraio di quest’anno la domanda è rimbalzata improvvisa: esiste una guerra giusta? In realtà una eco era già presente al tempo della guerra in Siria, ma l’Ucraina è molto più vicina della Siria, perciò oggi la questione torna alla ribalta. Soprattutto in ambito cattolico, l’acuta percezione del dramma Ucraino e l’inevitabilità delle difesa armata contro l’invasore russo ha portato molti teologi, filosofi e persone di fede a reinterrogarsi, lacerando spesso coscienze che hanno da sempre tentato di tenere insieme davvero fede e storia.

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Una dichiarazione sulla dottrina del “mondo russo” (Russkii mir)

Un gruppo di teologi ortodossi di tutto il mondo ha pubblicato la seguente dichiarazione (la traduzione è dei teologi cattolici Fabrizio Bosin e Gianluca Montaldi), nella quale, sostanzialmente, si condanna come eretica la variante kyrilliana del cosiddetto filetismo, una dottrina sul rapporto tra fede ortodossa e appartenenza etnica e nazionale.

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BarbaSophia – Rousseau (1712-1778)

da BarbaSophia, il canale YouTube in cui il prof. Matteo Saudino spiega e racconta concetti e storia della filosofia.

Jean-Jacques Rousseau (Ginevra, 28 giugno 1712 – Ermenonville, 2 luglio 1778) è stato un filosofo, scrittore, pedagogista e musicista svizzero.

Dal suo primo testo filosofico importante, il Discorso sulle scienze e le arti, emergevano già i tratti salienti della filosofia rousseauiana: un’aspra critica della civiltà come causa di tutti i mali e le infelicità della vita dell’uomo, con il corrispondente elogio della natura come depositaria di tutte le qualità positive e buone.

Questi temi sarebbero stati ulteriormente sviluppati dal Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini del 1754: da questo secondo Discours emergeva la concezione di Rousseau dell’uomo e dello stato di natura, la sua idea sull’origine del linguaggio, della proprietà, della società e dello Stato.

Un altro testo, il Contratto sociale del 1762, conteneva la proposta politica di Rousseau per la rifondazione della società sulla base di un patto equo – costitutivo del popolo come corpo sovrano, solo detentore del potere legislativo e suddito di sé stesso.

Questi e altri suoi scritti (soprattutto l’Emilio, sulla pedagogia) vennero condannati e contribuirono a isolare Rousseau rispetto all’ambiente culturale del suo tempo. Le sue relazioni con tutti gli intellettuali illuministi suoi contemporanei, oltre che con le istituzioni della Repubblica di Ginevra, finirono per deteriorarsi a causa di incomprensioni, sospetti e litigi, e Rousseau morì in isolamento quasi completo.

Considerato per alcuni versi un illuminista, e tuttavia in radicale controtendenza rispetto alla corrente di pensiero dominante nel suo secolo (definibile quindi un preromantico o illuminista anti-razionale) Rousseau ebbe influenze importanti nel determinare certi aspetti dell’ideologia egualitaria e anti-assolutistica che fu alla base della Rivoluzione francese del 1789; anticipò inoltre molti degli elementi che, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, avrebbero caratterizzato il Romanticismo, e segnò profondamente tutta la riflessione politica, sociologica, morale, psicologica e pedagogica successiva. Alcuni elementi della sua visione etica saranno ripresi in particolare da Immanuel Kant. Le idee di Rousseau ebbero una risonanza europea e mondiale, tale da ispirare le future costituzioni degli Stati Uniti e della Rivoluzione francese

1. Rousseau: Discorso sulle scienze e sulle arti

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«Presente e futuro» – di Dietrich Bonhoeffer

Sul limitare del 1942, in uno scritto destinato agli amici più cari (Bilancio sulla soglia del 1943 – Dieci anni dopo, in Resistenza e resa. Lettere e altri scritti dal carcere, Opere, vol. VIII, Queriniana, 2002,  pp. 21-40), Bonhoeffer traccia un bilancio di dieci anni di resistenza al regime di Hitler. Sono parole pesanti, maturate a contatto con l’esperienza della sofferenza, dell’ingiustizia e della morte. Ma sono anche parole piene di speranza che solo chi ha una fede grande può dare. Ne riproponiamo alcune.

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Il bene e il male. Un saggio scritto da Maria Ghiță

Pubblicando questo breve saggio iniziamo una nuova collaborazione con Maria Ghiță, una brillante studentessa del dottor Tudor Petcu che i lettori della Bottega di Nazareth ben conoscono. Maria Ghiță è una studentessa nella dodicesima classe presso il Liceo Little London International Academy in Romania.

Per me la distinzione tra bene e male è sempre stata chiara e precisa, perché sono stata cresciuta nello spirito religioso sin dall’infanzia. Questo di solito porta nella sua connotazione una dose di rigore, che, ad essere sincera, non ho mai sentito; ho imparato i miei concetti e insegnamenti senza fare riferimento alla libertà di un mondo senza la loro esistenza, perché quel mondo non era il mio mondo.

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Manifesto per una coscienza dignitosa. Un saggio di Tudor Petcu

Dignità, una parola così bella ma pur sempre una metafora dimenticata o ignorata. Un principio che avrebbe dovuto guidare la vita di ciascuno di noi e collocarci oltre i nostri limiti e bisogni organici, biologici e quotidiani. Una realtà che avrebbe ravvivato la materia oscura di un ethos umano racchiuso nel cerchio del regno dell’orgoglio, se fosse realmente esistito.

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Pillole di teologia S01 E20 – Lettera di Paolo ai Romani: esortazione all’umiltà

da Rbe.it, Radio Beckwith Evangelica, radio locale comunitaria legata alla Chiesa Evangelica Valdese.

Trasmissione e podcast settimanale di divulgazione teologica a cura di Fulvio Ferrario, pastore valdese e decano della Facoltà valdese di teologia.

20210206 pillole teologia

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“Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio”. Incontro formativo con il sociologo Franco Garelli

da Alzogliocchiversoilcielo.blogspot.it, sito di taglio ecumenico con testi, audio e video di catechesi, commenti alle letture, conferenze, corsi biblici, lectio e omelie.

Incontro formativo della diocesi di Cassano all’Jonio previsto per Giovedì 28 Gennaio 2021 alle ore 18:30 con il sociologo professor Franco Garelli sul tema “Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio”.

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«Della sofferenza» – di Dietrich Bonhoeffer

Sul limitare del 1942, in uno scritto destinato agli amici più cari (Bilancio sulla soglia del 1943 – Dieci anni dopo, in Resistenza e resa. Lettere e altri scritti dal carcere, Opere, vol. VIII, Queriniana, 2002,  pp. 21-40), Bonhoeffer traccia un bilancio di dieci anni di resistenza al regime di Hitler. Sono parole pesanti, maturate a contatto con l’esperienza della sofferenza, dell’ingiustizia e della morte. Ma sono anche parole piene di speranza che solo chi ha una fede grande può dare. Ne riproponiamo alcune.

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L’ebraicità di Gesù secondo alcuni studiosi ebrei del Novecento

da Joimag.it, il sito dell’associazione JOI, Jewish Open Inclusive.

Quanti buoni cristiani andando a Messa a Natale si sono ricordati che stavano celebrando il compleanno (seppur in data fittizia) di un bambino ebreo? Che nacque da madre ebrea, che fu circonciso l’ottavo giorno dalla nascita, che fece il suo bar mitzwà a Gerusalemme – sebbene vivesse a Nazareth, si usava già allora! – e che frequentava regolarmente la sinagoga per ascoltare la Torà? Per secoli questa verità, storica e teologica del cristianesimo, ossia l’ebraicità di Gesù, è stata obliata, anzi rimossa, anzi nascosta. Nel corso del Novecento però alcuni studiosi ebrei, non solo storici di professione ma anche rabbini, l’hanno recuperata in una serie di studi scientifici nel segno, in inglese, di un claiming Jesus. La tesi è semplice: Gesù appartiene di diritto alla storia ebraica, a prescindere da quel che ne hanno fatto i cristiani.

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Nichilismo e postmodernismo. Un articolo di Tudor Petcu

È spesso abbastanza difficile caratterizzare concretamente termini sia astratti che radicali, come il nichilismo e il postmodernismo. Pertanto, lo scopo di questo articolo non sarà una critica delle due realtà concettuali ed epoche culturali, ma evidenziare il dramma psico-sociale e spirituale che possono generare.

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“Il villaggio rumeno: dalla trascendenza idealizzata alla rappresentazione dell’identità nazionale”. Un articolo di Tudor Petcu

La cultura rumena, spesso segnata durante la sua evoluzione dalle fiamme mistificanti della fede nel Misterioso Invisibile, abbondava dell’amore emblematico per l’ambiente rurale che incorniciava in un orizzonte speciale che merita un’attenzione particolare. Niente che rappresenti l’universo delle creazioni artistiche, letterarie e filosofiche nello spazio rumeno sembra essere più presente del villaggio percepito, senza esagerare, come una magia della nostra matrice identitaria. Dove e perché questo culto per il villaggio rumeno potrebbe non essere una domanda da porsi, poiché un amore non deve necessariamente avere delle basi, essendo basato semplicemente sull’estasi dell’abbandono. E se ricordava ancora le creazioni culturali romene, un tale abbandono si è manifestato con forza, facendoci comprendere in qualche modo il significato di semplicità proprio dell’ambiente rurale come paradossale ricchezza di vita.

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«Compassione» – di Dietrich Bonhoeffer

Sul limitare del 1942, in uno scritto destinato agli amici più cari (Bilancio sulla soglia del 1943 – Dieci anni dopo, in Resistenza e resa. Lettere e altri scritti dal carcere, Opere, vol. VIII, Queriniana, 2002,  pp. 21-40), Bonhoeffer traccia un bilancio di dieci anni di resistenza al regime di Hitler. Sono parole pesanti, maturate a contatto con l’esperienza della sofferenza, dell’ingiustizia e della morte. Ma sono anche parole piene di speranza che solo chi ha una fede grande può dare. Ne riproponiamo alcune.

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«Senso della qualità» – di Dietrich Bonhoeffer

Sul limitare del 1942, in uno scritto destinato agli amici più cari (Bilancio sulla soglia del 1943 – Dieci anni dopo, in Resistenza e resa. Lettere e altri scritti dal carcere, Opere, vol. VIII, Queriniana, 2002,  pp. 21-40), Bonhoeffer traccia un bilancio di dieci anni di resistenza al regime di Hitler. Sono parole pesanti, maturate a contatto con l’esperienza della sofferenza, dell’ingiustizia e della morte. Ma sono anche parole piene di speranza che solo chi ha una fede grande può dare. Ne riproponiamo alcune.

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