Il richiamo alla terra e la palma da dattero

da Moked.it, il portale dell’ebraismo italiano.

Tu Bishvat è una festa minore che col passare degli anni e dei secoli ha incrementato la sua importanza, perché, probabilmente per il suo carattere eminentemente agricolo, è stato un modo di richiamarsi alla terra di Israele, prima soltanto ad un livello puramente liturgico e religioso. Poi con l’evoluzione del Sionismo, da pura ideologia a realtà statale è un modo per richiamarsi ed aderire agli ideali del riscatto e della bonifica della terra abbandonata e divenuta un deserto.

Inizialmente Tu Bishvat era quasi soltanto la separazione “fiscale” per l’osservanza delle varie “decime”, che erano tasse che gli Israeliti (cioè tutte le tribù che non fossero Levi) dovevano versare con modalità varie e complicate a un complesso di beneficiari: Levi, Cohanim, poveri, il Santuario, con turni e modalità da far invidia alla moderna Agenzia delle Entrate!…Ma da quando nasceva e finiva l’obbligo annuale? A TuBishvat, appunto.

Nel 1600 la forma delle celebrazioni è diventata abbastanza definita grazie al lavoro di rav Itzhack Luria che a Safed con i suoi discepoli ha elaborato un seder simile a quello di Pesach. In particolare si usano mangiare i frutti che nella Torah vengono associati alla terra di Israele: frumento, orzo, uva, fichi, melograni, olive, datteri.

Su ognuna di queste specie ci sarebbero da scrivere decine di pagine, ma oggi ci limitiamo a qualche cenno sulle palme, i cui frutti, i datteri sono considerati dai commentatori come il “miele” della Terra Promessa citato nella Torah.

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25 aprile 2019 a Como: il discorso di Luigino Nessi

Proponiamo qui di seguito (da Ecoinformazioni.com) il testo e il video del discorso di Luigino Nessi (tra l’altro anche consigliere delle ACLI provinciali) che ha parlato dal palco in nome dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.

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I buonisti buoni senza frontiere

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

Anche io, come molti, sono rimasto particolarmente colpito dall’incidente aereo in Etiopia del volo ET 302. Forse perché mi è capitato di volare sullo stesso volo. Forse perché viaggiando spesso in Africa mi sono immedesimato in coloro che conoscevano personalmente le vittime. Diversi di quelli che hanno perso la vita erano persone che conoscevo come amici di amici.

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La Rosa Bianca: il quarto volantino

da Rosabianca.org, Rosa Bianca Associazione per l’educazione alla politica e alla democrazia.

La Rosa Bianca (in lingua tedesca: Weiße Rose) è stato un gruppo di studenti cristiani che si oppose in modo non violento al regime della Germania nazista. Il movimento fu attivo dal giugno 1942 al febbraio 1943, quando i principali componenti del gruppo vennero arrestati, processati e condannati a morte mediante decapitazione.

Come disse poi Theodor Heuss “contrapponevano la purezza degli intenti e il coraggio della verità, alle frasi vuote e alla menzogna”.

Proponiamo uno alla volta i sei volantini che furono distribuiti dai componenti della Rosa Bianca a Monaco di Baviera.

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La storia di vita di Yolande Mukagasana, superstite del Genocidio del Ruanda (prima parte). Testimonianza raccolta da Tudor Petcu

Il nostro collaboratore dott. Tudor Petcu ci ha inviato la testimonianza di Yolande Mukagasana, superstite del genocidio del Ruanda. Essendo il testo piuttosto lungo lo pubblicheremo a puntate.

Yolande Mukagasana, nata nel 1954 in Ruanda, è sopravvisssura al genocidio dei Tutsi del 1994. Yolande perse in quell’occasione il marito e i figli riuscendosi a salvare in maniera miracolosa anche attraverso l’aiuto di una donna Hutu. L’agghiacciante e commovente racconto di quella incredibile storia è reso fedelmente nel libro “La morte non mi ha voluta”. Dopo il genocidio Yolande si rifugia in Belgio dove, nel 1999, ottiene la cittadinanza. E’ qui che inizia la sua attività di scrittrice e di attivista cercando di portare, a livello internazionale, l’attenzione sulla tragedia che ha colpito e continua a colpire il Ruanda. Per la sua attività Yolande ottiene diversi premi tra cui il “Premio Alexander Langer” nel luglio 1998, il “Premio per l’intesa interazionale tra i popoli e i diritti umani”, da parte dell’Accademia europea e l’Università di Iena nel 1999, il “Premio colomba d’oro per la pace” conferitole dalla Fondazione Archivio Disarmo e il Comune di Roma nel luglio 2002, il “Premio donna del XXI secolo per la resistenza” da parte del centro culturale di Shaerbeeck Belgio nel marzo 2003 e la “Menzione onorevole UNESCO Educazione alla pace” nel settembre 2003. Fra le pubblicazioni italiane “La morte non mi ha voluta” e “Le ferite del silenzio” etrambe con Meridiana. Continua a leggere

La tentazione politica del pentecostalismo

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

Vi sono almeno tre ragioni per cui dovremmo usare con maggiore prudenza la categoria della secolarizzazione per interpretare la scena religiosa mondiale. La prima è che chiese vuote, seminari deserti e vocazioni in declino sono fatti sostanzialmente europei: non è così negli altri continenti che invece mantengono alti tassi di “religiosità”. La seconda è che persino nell’Europa “secolarizzata” si affermano forme di religiosità sempre più differenziate, che vanno dalla leggerezza di forme di “nuova spiritualità” alla rocciosa consistenza dei fondamentalismi. La terza ragione è che il vettore pentecostale, il più robusto sulla scena cristiana del XX secolo, non ha perso la sua dinamicità, soprattutto in America Latina e in Africa. Il vento dello spirito pentecostale soffia ancora, e crea più di qualche turbolenza nella navigazione delle chiese storiche. Ma non è questa la novità.

Il fatto nuovo è che, dopo avere lungamente contrastato l’idea di una contaminazione tra chiesa e “mondo” e tra fede e politica, proprio a partire dal grande laboratorio panamericano molte chiese pentecostali oggi legittimano un impegno e uno schieramento nettamente politico.

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Perché studiare il Talmud?

da Moked.it, il portale dell’ebraismo italiano.

Cosa ne sappiamo davvero dei grandi dibattiti (milkhemot Torah) che attraversano il mondo ebraico che, per convenzione moderna, chiamiamo ortodosso, soprattutto in Israele e negli Stati Uniti? Spesso quel che arriva a noi sono questioni minori, come la kashrut del carciofo fritto, mentre ignoriamo le machloqot sulle metodologie di studio del Talmud o sui curricula pedagogicamente più efficaci nel trasmettere l’amore alla stessa Torà. Non si tratta solo di sapere cosa distingue l’approccio allo studio del Brisker Rebbe da altri approcci o di scoprire che anche tra i mitnaghdim di origine lituana c’è una destra e una sinistra, ossia chi è più aperto al metodo filologico-comparativo e chi ancora lo sospetta di eresia. Per entrare nella ricchezza e nella bellezza del pensiero ebraico occorre saper apprezzare il mondo dell’halakhà, capire quanto vivaci e profonde siano le discussioni che animano coloro che al Talmud, al grande codice della cultura ebraica tradizionale, dedicano l’intera vita.

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«Ho sognato una città …». Luigino Nessi al ritiro dell’Abbondino d’oro 2018

Villa Olmo sabato 1 dicembre ha ospitato la consegna dell’Abbondino d’oro 2018. Tre i riconoscimenti consegnati a due personaggi che hanno senza alcun dubbio segnato un’intera generazione di comaschi, padre Giovanni Bonacina da una parte e Luigi Nessi dall’altra, e una associazione di volontariato storica del nostro territorio, Abio Como, che quest’anno ha compiuto trent’anni.

Luigi Nessi, del quale riportiamo il video dell’intervento e il testo scritto (leggermente più lungo di quello pronunciato alla consegna del premio), è “una vera e propria istituzione per gli albatesi”, come lo ha definito la presidente del Consiglio comunale Anna Veronelli nella sua introduzione. E infatti la motivazione spiega: “per aver servito, in oltre cinquant’anni di impegno generoso e infaticabile, le persone più fragili della nostra comunità e avere affiancato al volontariato nel campo sociale l’impegno nella promozione dello sport per i più giovani e nelle assemblee municipali”. Nessi infatti si è distinto nello sport per aver fondato l’Albatese, nella politica per aver ricoperto per oltre 20 anni con estremo senso civico il ruolo di consigliere comunale, e ancora nel volontariato per essere sempre stato al fianco dei più deboli.

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La città tra crisi e speranza. Leggere Agostino sulle sponde del Mediterraneo. Un articolo di Cristina Simonelli

da Alzogliocchiversoilcielo.blogspot.it, sito di taglio ecumenico con testi, audio e video di catechesi, commenti alle letture, conferenze, corsi biblici, lectio e omelie.

La Città di Dio è un’opera enorme in 22 libri, come tale facilmente ridotta in frammenti di citazioni, che possono anche essere contraddittorie.
Superata tuttavia la tentazione del furto sistematico, resta una importante testimonianza di una grave crisi e dei modi affrontarla. Il suo autore, definito Padre dell’occidente per eccellenza, vive e scrive dalla sponda africana di questo Mediterraneo, bello e dolente: leggerla oggi da un’Italia ferita, abbrutita dai porti chiusi e dalla barbarie incombente, può fare del bene.

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La trappola del Vangelo della prosperità

da Aleteia.org, Rete Globale Cattolica.

Dio ci vuole bene, ci ama. Anzi, vuole colmarci dei suoi beni. Lo insegna la Bibbia e lo dice Gesù nel Vangelo: “Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà” (Giovanni 16,23). Il problema è che in alcune denominazioni o chiese di Oltreoceano (ma non solo), questa generosità divina ha assunto una caratteristica particolare, materiale e non escatologica, che riduce Dio ad un mero erogatore di beni, come se fosse un Bancomat senza limiti.

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Papa Francesco stravolge la dottrina sulla pena di morte? Assolutamente no! E’ in continuità col magistero dei suoi predecessori

Dalla pagina Facebook Bastabugie contro il papa.

Anzitutto dobbiamo dire che gli aggiornamenti del catechismo sono una prassi normale, non un’invenzione di Francesco. Oltretutto vale la pena ricordare che proprio riguardo alla pena di morte Giovanni Paolo II aveva fatto aggiornare il catechismo del 1992 nel 1997 alla luce di quanto egli aveva scritto nell’enciclica Evangelium Vitae del 1995. In questa Papa Wojtyla lesse come “un segno di speranza” la “sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte”, prendendo altresì atto che “nella chiesa si registra una crescente tendenza che chiede la totale abolizione  di quella pena”. Mentre prima il catechismo era più “leggero” sul tema, invitando gli stati a usare “mezzi incruenti” finalizzati a “difendere la vita umana dall’aggressore e per proteggere l’ordine pubblico”.

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100 anni fa nasceva Nelson Mandela. Un commento e un ricordo

Cent’anni fa nasceva il leader sudafricano, imprigionato a lungo e poi presidente del suo paese. Proponiamo un articolo di Paolo Naso e una testimonianza raccontata da Gianni Sartori.

La lezione di Nelson Mandela

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

Il 18 luglio di cent’anni fa in un minuscolo villaggio del Sudafrica nasceva Nelson Mandela, una delle personalità chiave del Novecento e di un tempo forse sovraccarico di ideologie, ma attraversato dalla volontà di capire, di farsi un giudizio proprio sulle persone e sui fatti, anche quelli che accadevano più lontani da noi.

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«Le chiese come strumento di pace». Lettera di Chris Ferguson segretario generale della Comunione mondiale di chiese riformate

da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

In una lettera che riproduciamo qui di seguito Chris Ferguson segretario generale della Comunione mondiale di chiese riformate, Wcrc, ricorda una serie di esempi di chiese riformate, in ogni angolo del mondo, capaci di far sentire alte le loro voci contro l’ingiustizia. La Comunione mondiale delle chiese riformate conta più di cento milioni di credenti, 233 chiese in 105 paesi e comprende congregazionalisti, riformati, presbiteriani, chiese unite e valdesi. Ha il suo ufficio operativo a Hannover ed è gestita da un comitato esecutivo di ventidue persone provenienti dai cinque continenti.

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Mezzi per raccontare la salvezza. Le difficoltà di gestire un patrimonio immobiliare superiore alle proprie necessità

da ReteSicomoro.it, conoscere per crescere.

Proponiamo un video e un articolo sui beni immobiliari inutilizzati o sottoutilizzati delle congregazioni religiose (ma è argomento che riguarda anche le diocesi e le parrocchie) perché siamo convinti che non si possa separare aspetti amministrativi e aspetti pastorali e di annuncio: lo stile con cui si delineano priorità, si sceglie, si amministra in campo economico ed immobiliare influisce non poco sulla capacità delle comunità di essere credibili, profetiche, evangeliche.

Siamo Noi – Famiglia, bambini, migranti: i conventi vuoti tornano a vivere

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La crisi e l’Italia nella bolla

da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).

Mi pare ormai assodata l’impossibilità di stare dietro alle giravolte di questa crisi politica infinita che le elezioni del 4 marzo hanno aperto. Ormai non ho la più pallida idea di quale sarà il suo sbocco e come ci arriveremo. Però c’è un aspetto che mi pare chiaro ma di cui non mi sembra abbiamo tratto fino in fondo le conseguenze.

Questa crisi si gioca principalmente su un punto: quello dei rapporti tra l’Italia e ciò che sta intorno a noi. A fronteggiarsi sono due posizioni: da una parte i sovranisti – come si dice oggi – secondo cui la priorità è difendere l’Italia (la sua indipendenza nelle scelte economiche, i suoi confini…); di qui lo slogan «prima gli italiani» (che poi altro non è che la traduzione dell’America First di Donald Trump). Dall’altra gli europeisti, secondo cui – pur con tutti i distinguo del caso – la priorità è rimanere fedeli all’orizzonte europeo (la sua moneta, le sue regole di bilancio, le sue forme comunque fragili di integrazione…) e farlo a qualsiasi prezzo. Si tratta di un confronto tutt’altro che banale e su cui è giusto discutere. Ma c’è un problema: come si fa a discuterne in maniera seria se come Paese abbiamo eliminato dal nostro orizzonte tutto ciò che accade fuori dai nostri confini? In base a che cosa discutiamo se è meglio seguire la strada di quest’Europa o avventurarci in proprio su un percorso nuovo se quanto accade nel mondo non ci interessa? Di quale tipo di sovranità parliamo se persino un posto essenziale per la nostra collocazione geopolitica come la sponda sud del Mediterraneo nelle cartine geografiche del politico italiano medio è tornata ad essere contrassegnata dall’«hic sunt leones meglio starne alla larga»?

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I nonni dell’arcobaleno

dal profilo facebook di fratel Ignazio de Francesco, monaco della Piccola famiglia dell’Annunziata.

Sono cresciuto nell’ingenua convinzione che il razzismo fosse una cosa morta e sepolta, roba da libri di storia, traccia letteraria di tragedie passate, anche se da poco. Insomma un argomento da tenere a mente il tempo necessario per passare l’interrogazione, ma senza nessuna attinenza con la (allora) giovane vita della mia generazione. Cose da vecchi, “di una volta”. Una conferma mi venne da Luigi Luca Cavalli-Sforza, lo scienziato di fama internazionale che tanto ha scritto per mostrare, dal punto di vista strettamente genetico, l’esistenza di una sola razza umana. Quindi nessuna base scientifica per il razzismo: tutti gli elementi che sono serviti a costruire teorie razziali, come il colore della pelle e altri prominenti tratti somatici, non sono che l’effetto di adattamenti climatici. La nuova eruzione di sentimenti razzisti, così dilaganti e virulenti, mi ha quindi dapprima solo stupito. Poi spaventato.

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Don Renzo Scapolo: un documentario, un ricordo, un’intervista in cui racconta la sua vita

Ad un anno dalla morte di don Renzo Scapolo, sacerdote della diocesi di Como da sempre impegnato accanto agli ultimi, proponiamo alcuni video e testi che lo riguardano: un inedito documentario con immagini realizzate da don Renzo stesso durante gli anni in Bosnia, un servizio di Teleunica trasmesso un anno fa con un’intervista a Giorgio Nana, volontario in ex Jugoslavia, che ricorda don Renzo e i suoi tanti viaggi ed iniziative, che hanno coinvolto anche tanti valtellinesi, infine un’intervista realizzata da Francesco Papafava, Stefano Mainoni e pubblicata sul sito Unacitta.it ad inizio 2004 in cui don Renzo racconta la propria vita dall’infanzia. 

«Don Renzo Scapolo». Il documentario con i video rimasterizzati dagli amici di Sprofondo

da Settimanalediocesidicomo.it, Il Settimanale della diocesi di Como online.

A un anno dalla morte di don Renzo Scapolo, pubblichiamo un video inedito, che raccoglie una serie di immagini rimasterizzate a cura dell’Associazione Sprofondo. Nella seconda parte di questo interessante mini-documentario ci sono due interviste di don Renzo su Rai3 e con la Televisione della Svizzera Italiana. Nella prima parte, invece, tutte immagini realizzate e girate in prima persona da don Renzo, con la sua voce narrante.

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Sui cattolici romani e sul cattolicesimo romano. Lo schietto punto di vista del sacerdote ortodosso padre Andrew Phillips

Pubblichiamo su La Bottega di Nazareth un intervento dell’arciprete Andrew Phillips (n. 1956), un sacerdote inglese della Chiesa Ortodossa Russa al di fuori della Russia (ROCOR), rettore della chiesa di san Giovanni di Shanghai nella sua città natale di Colchester, Essex, nel Regno Unito. L’articolo (originariamente pubblicato sul blog del sito Orthodox England e poi tradotto in italiano su Ortodossiatorino.net) scritto come risposta ad una domanda fatta a padre Phillips è un’opinione schietta e diversa da quelle che normalmente siamo abituati a leggere in Italia sul cristianesimo e le sue divisioni. Si può non essere d’accordo, ma ascoltare un punto di vista alternativo e vedersi attraverso gli occhi di un altro diverso da te è sempre un’esperienza intellettualmente salutare.

da Ortodossiatorino.net, il sito della parrocchia ortodossa del Patriarcato di Mosca a Torino dedicata a San Massimo.

Padre Andrew Phillips risponde a una domanda che dovrebbe interessare a ogni ortodosso che vive in Italia, e che prima o poi deve saper dare un giudizio storico e teologico sul cattolicesimo romano, facendo attenzione a non trattare nello stesso modo le idee e i fedeli che credono sinceramente in tali idee.

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