Yehuda Amichai, all’anagrafe Ludwig Pfeuffer (Würzburg, 3 maggio 1924 – Gerusalemme, 22 settembre 2000), è stato un poeta e scrittore israeliano. Amichai è considerato da molti il più grande poeta israeliano moderno, ed è stato uno dei primi a scrivere poesia in ebraico colloquiale. I suoi scritti hanno spesso come argomento i problemi e le situazioni della vita quotidiana e sono meno palesemente letterari di quelli di molti poeti di lingua ebraica del XIX secolo come Hayyim Nahman Bialik. Le sue poesie sono caratterizzate da una gentile ironia e dal dolore per un amore rovinato. L’amore per la gente, per la religione, per la propria terra, soprattutto l’amore per la città di Gerusalemme.
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«Qualunque cosa rechi questo giorno» di Dietrich Bonhoeffer
Dietrich Bonhoeffer, preghiera per i compagni di prigionia, Natale 1943.
Al cominciar del giorno, Dio, ti chiamo.
Aiutami a pregare
e a raccogliere i miei pensieri su di te;
da solo non sono capace.
«La scrittura delle scarpe» di Paolo Rumiz
Una conferenza-racconto su viaggi fatti a piedi, in barca, in treno o a bordo di un bus, e sui disparati tipi di incontri che si fanno per terra o per mare, incontri di Russia e di Medio Oriente, nel Caucaso o sul Mediterraneo. Storie per spiegare che l’uomo che abita l’insicurezza globale ha bisogno, per conoscersi e diventare adulto nel senso patriarcale (biblico) del termine, di muoversi da nomade, nella convinzione che a farlo guarire sarà l’esplorazione del “fuori” da sé, piuttosto che del “dentro” della sua anima.
Anziché calare delle sonde dentro il suo insondabile inconscio, gli converrà insomma viaggiare per capire chi è – così propone Paolo Rumiz.
Il viaggio dunque come alternativa efficace alla psicanalisi.
«Salmo 5» di Ernesto Cardenal
Ernesto Cardenal è stata una figura imponente nella politica, nella letteratura, nella religione e nell’arte del Nicaragua. Uno dei fondatori della teologia della liberazione, ministro della cultura nicaraguense sotto il governo sandinista e candidato al premio Nobel per la letteratura, Cardenal è deceduto a 95 anni il primo marzo 2020. In questo filmato del 2006, il sacerdote legge la sua poesia classica “Salmo 5”.
Lo starec Zosima (F. Dostoevskij)
da Santa-rus.com, La Santa Rus’. Grazia e bellezza nell’incontro con la Santa Rus’.
Il vecchio starec Zosima è uno dei personaggi più affascinanti de “I fratelli Karamazov” di F. Dostoevskij. Si tratta di una figura che probabilmente rispecchia in sé tutti i volti di quegli starcy che il romanziere russo aveva incontrato e frequentato nella sua vita, volti che così tanto lo attraevano. E’ probabile che lo sguardo di fedele ammirazione con cui Alëša, il più giovane dei fratelli Karamazov, guarda lo starec Zosima sia lo stesso sguardo di Dostoevskij. Un brano, quello proposto, tratto appunto da “I fratelli Karamazov” che bene introduce allo starcestvo (paternità spirituale) del monachesimo russo.
Padre Jakov (A. Chekov)
da Santa-rus.com, La Santa Rus’. Grazia e bellezza nell’incontro con la Santa Rus’.
Con questo post cominciamo un viaggio tra le figure di monaci, vescovi, preti e diaconi protagonisti, primari o secondari, di opere della letteratura russa.
La prima figura è quella di padre Jakov, un prete di campagna protagonista di un racconto di Anton Cechov . Una storia molto interessante che dovrebbe insegnarci a non giudicare mai un prete dalle apparenze.
Dove possibile, al testo italiano seguirà il testo originale in russo.
Scoprire Cristo tramite Dostoevskij. Tat’jana Kasatkina ospite di #SOUL
Tat’jana Kasatkina è una letterata di primo piano in Russia, un’accademica, e la più grande studiosa al mondo di Dostoevskij. Cristiana ortodossa, ha scoperto la fede in una cultura atea proprio leggendo L’Idiota del maggior classico russo.
La personalità filosofica di Mihai Eminescu
Mihai Eminescu ha avuto un ruolo decisivo e persino decisivo nell’evoluzione della cultura rumena, soprattutto se consideriamo il fatto che non ha scritto per la gloria quotidiana specifica del tempo in cui ha vissuto, ma per la gloria dello Spirito nell’eternità. Come la maggior parte di coloro che volevano e erano in grado di compiere lotte esorcizzanti per raggiungere la dimensione poetica e catapatica della cultura rumena e delle sue basi, ha scelto di cantare quella sinfonia della sofferenza per la gioia, così caratteristica del nostro background di identità. E quando lo diciamo, comprendiamo il destino del nostro paese come popolo, la nostra evoluzione storica, che, in un certo senso, ha permesso alla sofferenza e al sacrificio di diventare le virtù fondamentali dei rumeni, che erano così ben utilizzati in molti dalle opere letterarie nello spazio rumeno.
Il vangelo come verità pubblica
La Bibbia, o Sacra Scrittura, è sempre stata considerata nel mondo cristiano come il libro dei libri, o il primo di tutti i libri scritti.
Generazioni di persone illuminate nella mente e nell’anima hanno cercato di trasmettere il messaggio scritturale a tutto il mondo attraverso diversi canali di comunicazione, ognuno dei quali specifico per un’era particolare, ma anche in diversi paradigmi interpretativi come teologico, letterario, artistico o filosofico.
C’è una vita dopo la nascita?
dal profilo facebook di madre Teodora Tosatti, presbitera presso la Chiesa Cristiana Vetero Cattolica.
Nella Commemorazione dei Defunti vi ripresento un ‘classico’ rielaborato a opera di H. J. M. Nouwen.
Due feti gemelli conversano nella pancia della loro madre: «Dimmi, ma tu ci credi in una vita dopo la nascita?» chiede uno dei gemelli.
abramolevi.it
da Abramolevi.it, il sito dell’associazione Archivio Abramo Levi.
Segnaliamo l’utile e ricco sito sito dell’associazione Archivio Abramo Levi che raccoglie e rende fruibili gli scritti di e su don Abramo Levi, sacerdote della diocesi di Como, assistente delle ACLI di Sondrio, fine intellettuale, insegnante, amico fraterno di padre David Maria Turoldo. Di seguito riportiamo la presentazione dell’associazione e la biografia di don Abramo presenti sul sito.
“I ponti”. Un racconto di Ivo Andrić (1963)
Ivo Andric fu uno dei maggiori rappresentanti delle letterature slave novecentesche. Nato nel 1892 nelle vicinanze di Travnik (Bosnia), è appunto alle lontane e complesse vicende storiche del suo paese che Andric dedicò la propria attenzione di scrittore dalla forte impronta realistica. Durante gli anni che precedettero il primo conflitto mondiale e la costituzione dello Stato iugoslavo aderì al movimento irredentista serbo e per questo venne condannato anche al carcere e al confino. In seguito si dedicò alla carriera diplomatica, soggiornando in diverse città europee, e approfondendo nel frattempo la vocazione letteraria. Risale agli anni Trenta la pubblicazione di alcuni volumi di novelle e al 1945 quella dei due romanzi maggiori, La cronaca di Travnik e Il ponte sulla Drina. Dopo la Seconda guerra mondiale Andric continuò la sua attività di scrittore e nel 1961 venne insignito del premio Nobel. Morì a Belgrado nel 1975.
Il primo ponte del mondo. Da “Il ponte sulla Drina” di Ivo Andrić
Il ponte sulla Drina (titolo originale: На Дрини Ћуприја / Na Drini Ćuprija) è un romanzo scritto da Ivo Andrić tra il 1942 e il 1943 e pubblicato nel 1945. Fu il romanzo d’esordio di Andrić, che fino ad allora aveva scritto e pubblicato solo numerosi racconti brevi. Il romanzo è caratterizzato da una prosa lenta ma vigorosa e da uno svolgimento che abbraccia diversi secoli: la trama si svolge infatti partendo dall’inizio del XVI secolo e giungendo fino alla Prima guerra mondiale. Il protagonista del romanzo è il ponte sul fiume Drina (Ponte Mehmed Paša Sokolović) situato nella cittadina di Višegrad, località che si trova nella parte orientale della Bosnia, al confine con la Serbia. Il ponte fu costruito su ordine di Mehmed Pașa Sokolovič, che da ragazzino fu rapito dalla zona di Višegrad (1516) e portato a Istanbul dove, dopo anni di addestramento militare, vestì dapprima la divisa dei giannizzeri e divenne poi visir, inviato durante il regno di Solimano il Magnifico nella zona di origine.
Tramite una serie di racconti e aneddoti ambientati sullo sfondo e spesso sopra il ponte, Andrić traccia la storia di Višegrad e della Bosnia stessa, area costantemente al confine tra Impero ottomano ed Europa, tra cultura orientale e religione musulmana e cultura occidentale e cristiana. Il romanzo è una lettura importante per la comprensione della storia dei Balcani.
Il brano proposto si trova al capitolo XVI del romanzo.
Una domanda coraggiosa
da Manifesto4ottobre.blog, uomini e donne della Chiesa di Ostuni-Brindisi che cercano di fare riferimento al Vangelo e alla Costituzione italiana.
Tra i cattolici di ieri, al tempo del Concilio Vaticano II, l’interrogativo più frequente era: “quale rapporto tra la chiesa e il mondo?”. C’era chi sosteneva che bisognava chiudersi e difendersi da un mondo sempre più senza Dio, chi sosteneva la necessità di un dialogo, chi quella di creare sempre più ponti e chi, invece, riteneva che l’unica risposta all’interrogativo era quella di saper leggere “i segni dei tempi” nell’unica storia dell’uomo e del mondo.
Gli interrogativi di alcuni cattolici di oggi sono ancora più profondi. Il primo dei due termini (chiesa-mondo) sembra essere stato cancellato dal secondo, per numerosi fattori. Così la domanda è cambiata: “oggi c’è spazio per la dimensione religiosa nella società occidentale?”
Un ricordo di Alda Merini a dieci anni dalla morte
da Acli.it, Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani.
Dieci anni fa, il primo novembre del 2009, moriva a Milano Alda Merini. La vogliamo ricordare con questa intervista fatta qualche anno prima.
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
Così, in una splendida poesia, Alda Merini parla di sé. L’ho sempre letta e seguita e mi intrigava conoscere quella che, a giudizio di moltissimi, è la più grande poetessa del nostro paese, più volte candidata al Nobel per la letteratura. E così un giorno mi sono recato ai Navigli, la zona di Milano dove abita.
La mia anima ha fretta. Il tempo prezioso delle persone mature. Di Mário de Andrade
Mário Raul de Morais Andrade (San Paolo, 9 ottobre 1893 – San Paolo, 25 febbraio 1945) è stato un poeta, musicologo, critico letterario e narratore brasiliano, uno dei fondatori del modernismo brasiliano. Fece parte negli anni venti del gruppo dei giovani modernisti, e fu uno degli animatori della Semana de Arte Moderna (settimana di arte moderna) a San Paolo nel 1922. Ha scritto anche saggi di musicologia, incentrati sul folclore.
Nella Settimana Santa
da Santa-rus.com, La Santa Rus’. Grazia e bellezza nell’incontro con la Santa Rus’.
Il romanzo “Il dottor Živago” di Boris Pasternak (1890-1960) si conclude con 25 poesie attribuite da Pasternak a Jurij Živago, il medico con la passione per la scrittura, protagonista del romanzo. Sette di queste poesie, pubblicate per la prima volta in Russia solo dopo il 1980, prendono spunto dal brano del Vangelo letto nei singoli giorni della Grande e Santa Settimana e sono la sua originale rilettura degli ultimi avvenimenti della vita di Cristo.
La poesia «Nella Settimana Santa» è uno sguardo profondo sul Vangelo, è partecipazione dell’uomo e della natura alla liturgia della Chiesa.
Thomas Merton: Domande e risposte tra Tudor Petcu e Gianni Tadolini
Proponiamo l’intervista di Tudor Petcu a Gianni Tadolini sulla figura di Thomas Merton. Gianni Tadolini è iscritto all’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna, coordinatore della Sez. di Neuroscienze della Ass. “G.M. Balzarini”, coordinatore del Gruppo P.A.C. – Psicologia Animale Comparata – Italia, membro O.S.A. – Oltre la Sperimentazione Animale – associazione scientifica, membro della Associazione Thomas Merton – Italia – associazione culturale, membro di “Essere Animali” – associazione animalista. Scrive Tadolini sul suo sito http://www.gianni-tadolini.it/ a proposito del suo “incontro” con Merton: «Il mio rapporto con Thomas Merton nasce nell’anno stesso in cui Merton muore, il 1968. Merton muore ancora giovane, dopo 26 anni trascorsi nell’abbazia trappista di Nostra Signora del Getsemani, nel Kentucky: io avevo compiuto 18 anni. Nella primavera mio padre aveva acquistato, in una bancarella di libri usati, Nessun uomo è un’isola, un saggio di Merton dei primi anni cinquanta, uscito in seguito anche in italiano per le edizioni Garzanti. Non credo che mio padre lo abbia mai letto, ma lo lessi io».
Maturità
da Moked.it, il portale dell’ebraismo italiano.
Saba nel 2000, Svevo nel 2009, Primo Levi nel 2010, Bassani nel 2018: quattro analisi del testo da autori ebrei su venti (questa formula di esame di stato esiste dal 1999) è una percentuale piuttosto alta, che basterebbe a dimostrare, se ce ne fosse bisogno, il peso specifico che gli scrittori ebrei hanno avuto nella letteratura italiana del XX secolo. A volte ho paura che gli allievi possano pensare che esagero con gli autori ebrei solo perché sono ebrea. Questo è il motivo per cui, pur con grande rammarico, finora non avevo mai dato da leggere Il giardino dei Finzi-Contini. D’ora in poi potrò farlo più facilmente visto che si tratta di un testo canonizzato dall’esame di stato.
«Saper restare uomini». Da “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern
A dieci anni dalla morte di Mario Rigoni Stern proponiamo un famoso brano da Il sergente nella neve, una sua interpretazione dentro una canzone di Marco Paolini e dei Mercanti di liquore e una breve sequenza dal film-dialogo con lo stesso Paolini diretto da Carlo Mazzacurati, Ritratti: Mario Rigoni Stern.
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